Kenosi

Termine derivato dal greco ( letteralmente: svuotamento ) che indica l'abbassamento, la rinuncia di Cristo, Figlio di Dio, alle sue prerogative divine e l'accettazione integrale della condizione umana, nella sua più radicale fragilità, esplicitamente manifestata dalla morte in croce.

Il passo del Nuovo Testamento che più esplicitamente affronta il tema della kénosi e l'inno cristologico della Lettera ai Filippesi di Paolo ( Fil 2,6-11 ); Cristo, della stessa natura di Dio, assume la condizione di servo, annichilisce se stesso, umiliandosi fino alla morte; all'abbassamento l'inno fa seguire l'esaltazione di Cristo, Signore, per la sua obbedienza al Padre, che coinvolge tutto il cosmo.

Questo passo è stato ripensato a molte riprese dai Padri della Chiesa a M. Lutero al filosofo F. W. J. Schelling.

La riflessione sulla kénosi è anche ampiamente presente nella teologia contemporanea che, riflettendo sulle profondità dell'umano, trova motivi ispiratori per la cristologia ( J. Moltmann, E. Jungel, H.U. von Balthasar ).

v. Cristologia; Gesù il Cristo; Incarnazione

Lett. « annientamento, abbassamento ».

È un'interpretazione più profonda del mistero dell'Incarnazione ( Fil 2,7: « spogliò-svuotò se stesso, assumendo la condizione di servo » ) e del suo modo di realizzarsi.

Il Logos di Dio ( il Figlio ) non si limita a scendere dal cielo nella condizione umana ( Gv 6,33.35.38.51.58 ), ma si abbassa dentro di essa, fino a perdere non la sua natura divina, ma la sua gloria, lo splendore divino che doveva rimbalzare sulla sua umanità ( la trasfigurazione: Mt 17,1-8 e par.).

La kenosi è dunque l'Incarnazione del Figlio vista come discesa nel più profondo della condizione umana, fino ad assaporare l'abisso della morte, in obbedienza a Dio ( Fil 2,8 ).

Vi è qui il mistero dell'essere divino, che insieme non si lascia bloccare dalla realtà più potente, ma anche si lascia contenere dalla più piccola ( nel latino patristico: « non coartari a maximo et contineri a minimo, hoc divinum est » ).

  Fil 2,6s