Discorsi sul Nuovo Testamento

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Di nuovo sulle parole del Vangelo di Mt

Mt 11,28-30: "Venite a me, voi tutti che siete affaticati e oppressi" ecc.

1 - Il giogo di Cristo
2 - Come mai è soave il giogo di Cristo
3 - L'amore rende dolce ogni fatica

1 - Il giogo di Cristo

A molti pare strano, fratelli miei, quando sentono il Signore che dice: Venite da me, voi tutti che siete stanchi e oppressi e io vi darò riposo.

Prendete su di voi il mio giogo e imparate da me che sono mite e umile di cuore, e troverete riposo per le anime vostre.

Poiché il mio giogo è soave e il mio peso è leggero. ( Mt 11,28-30 )

Essi considerano che coloro che hanno coraggiosamente sottoposto a questo giogo il collo e hanno preso quel carico sulle spalle con perfetta docilità, sono agitati e travagliati da sì grandi difficoltà di questo mondo che pare siano stati invitati a passare non dalle fatiche al riposo, ma dal riposo alla fatica.

L'Apostolo infatti afferma: Coloro i quali vogliono rimanere fedeli e vivere uniti a Cristo, saranno perseguitati. ( 2 Tm 3,12 )

Orbene, qualcuno dice: "In qual modo è soave il giogo e leggero il carico, dal momento che portare il giogo e il carico non è altro che vivere fedeli al Cristo?".

E come mai è detto: Venite da me tutti voi che siete stanchi e oppressi e io vi farò riposare, e non è detto piuttosto: "Venite, voi che siete disoccupati, a lavorare"?

Infatti trovò anche dei disoccupati e li condusse [ a lavorare ] nella vigna perché sopportassero la calura del giorno. ( Mt 20,3-7 )

Eppure, sotto quel giogo soave e quel carico leggero, sentiamo che l'Apostolo dice: In ogni circostanza ci presentiamo come ministri di Dio con molta pazienza nelle sofferenze, nelle difficoltà e nelle angosce, nelle percosse, ecc.. ( 2 Cor 6,4 )

E in un altro passo della stessa lettera sentiamo che dice: Dai giudei ho ricevuto cinque volte quaranta frustate meno una.

Tre volte sono stato percosso con le verghe, una volta sono stato lapidato, tre volte ho fatto naufragio; ho trascorso un giorno e una notte in alto mare, ( 2 Cor 11,24-25 ) e tutti gli altri pericoli che si possono contare ma non si possono sopportare se non con l'aiuto dello Spirito Santo.

2 - Come mai è soave il giogo di Cristo

Tutte queste avversità e pene ch'egli ha ricordato, le sopportava dunque di frequente e in gran numero; egli però era assistito dallo Spirito Santo, il quale, mentre l'uomo esteriore si corrompeva, rinnovava di giorno in giorno l'uomo interiore, ( 2 Cor 4,16 ) gli faceva gustare nel riposo spirituale l'abbondanza delle delizie divine e con la speranza della beatitudine futura leniva tutti i disagi e alleviava tutti i pesi del presente.

Ecco quant'era soave il giogo di Cristo e quanto leggero il peso ch'egli portava, fino al punto che chiamava lieve sofferenza tutte le avversità e tutte le terribili prove enumerate poco prima, di cui inorridisce chiunque le sente raccontare.

Egli mirava con gli occhi interiori, illuminati dalla fede, come metta conto comprare con le pene temporali la vita futura per non soffrire i dolori eterni degli empi e, liberi da ogni affanno, godere la felicità eterna dei giusti.

Gli uomini si lasciano tagliare e bruciare un membro pur di allontanare a prezzo di dolori più acuti non già i dolori eterni, ma le sofferenze un po' prolungate d'una piaga.

Per arrivare alla fine di questa vita a godere d'un riposo incerto e malfermo, il soldato esaurisce le sue forze in guerre quanto mai crudeli ed orrende, vivendo forse senza pace e negli affanni più anni di quelli ch'egli potrà passare nella pace e nella tranquillità.

Quante sofferenze a causa di tempeste e burrasche dell'orrenda e tremenda inclemenza del clima e del mare devono sopportare i mercanti per acquistare ricchezze gonfie solo di vento e piene di pericoli e tempeste maggiori di quelle a prezzo delle quali furono acquistate!

Quali pene per la calura, per il freddo, quali pericoli da parte dei cavalli, delle fosse, dei precipizi, dei fiumi, delle belve, sopportano i cacciatori!

Quanto penano per le angustie della fame e della sete, come sopportano di nutrirsi e dissetarsi con cibi grossolani e spregevoli ed in piccola quantità, pur di prendere un animale!

E talora non sono utili alla tavola neppure le carni della stessa bestia, per catturar la quale sopportano queste fatiche così gravi.

Del resto, anche se viene preso un cinghiale o un cervo, il cacciatore sente più il piacere d'aver catturato quella selvaggina che non il gusto di mangiarla quando è cotta.

A quanti tormenti di battiture quasi quotidiane viene sottoposta la tenera età dei ragazzi!

Anche nelle scuole, da quante molestie di veglie e di privazioni sono straziati, non perché imparino la saggezza, ma perché imparino l'aritmetica, le lettere e le faconde falsità dell'eloquenza, per acquistare le ricchezze e le cariche che solleticano la vanità!

3 - L'amore rende dolce ogni fatica

A proposito di queste soddisfazioni si deve dire che in genere coloro che non le amano soffrono le medesime pene.

Coloro invece che le amano, le soffrono ugualmente, è vero, ma non sembra loro di sopportare pene opprimenti.

L'amore, in effetti, rende assolutamente facili e riduce quasi a nulla le cose più spaventose ed orrende.

Quanto dunque la carità rende più sicuro e più facile il cammino verso l'acquisto della vera felicità, mentre la cupidigia, per quanto lo può, rende facile il cammino alla miseria!

Quanto facilmente si sopporta qualsiasi avversità temporale per evitare l'eterno castigo e acquistare l'eterno riposo!

Non a torto l'Apostolo, strumento scelto da Dio, con gran gioia disse: Le sofferenze del tempo presente non hanno assolutamente un valore proporzionato alla gloria che si manifesterà in noi. ( Rm 8,18 )

Ecco perché ciò rende soave il giogo e leggero il peso.

E anche se esso è difficile da portare per i pochi che lo scelgono, è facile per tutti quelli che amano.

Dice il Salmista: A causa delle parole delle tue labbra ho battuto vie faticose. ( Sal 17,4 )

Ma le cose che sono aspre per coloro che provano affanno, si addolciscono per quelli che amano.

Per un disegno della divina bontà è quindi avvenuto che l'uomo interiore, che si rinnova di giorno in giorno, ( 2 Cor 4,16 ) non vivesse più sotto la Legge, ma ormai sotto la grazia, liberato dal peso d'innumerevoli osservanze, ch'erano davvero un giogo gravoso, ma giustamente imposto a quelle dure cervici; ( Rm 6,14 ) e in virtù della gioia interiore e grazie alla facilità proveniente da una sincera fede, da una ferma speranza e da una santa carità, divenisse leggera ogni difficoltà apportata dal principe [ di questo mondo ] ch'è stato buttato fuori. ( Lc 2,14 )

Niente infatti è tanto facile alla buona volontà quanto essa a se stessa; e a Dio ciò è sufficiente.

Per quanto possano essere crudeli le persecuzioni di questo mondo, non v'è nulla di più vero di quello che gli angeli proclamarono alla nascita del Signore: Gloria a Dio nell'alto dei cieli e pace in terra agli uomini di buona volontà, ( 1 Cor 10,13 ) poiché soave è il giogo e lieve il carico di Colui ch'era nato.

Inoltre, come dice l'Apostolo: Fedele è Dio, il quale non permetterà che siamo tentati al di là della nostra possibilità di resistere, ma con la tentazione darà anche il mezzo per sopportarla.

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