Discorsi tenuti nel Natale del Signore

Quarto discorso

I - In Cristo l'adempimento delle profezie

Dilettissimi, in diversi modi e in molte misure la divina bontà ha sempre provveduto al genere umano e ha generosamente elargito in tutti i secoli precedenti i doni della sua provvidenza.

Però in questi ultimi tempi ha superato la larghezza della consueta benignità, quando in Cristo è discesa ai peccatori la misericordia, ai traviati la verità, ai morti la vita.

Infatti il Verbo, coeterno e uguale al Padre nell'unità della divinità, assunse la nostra umile natura; e così egli che è Dio, nato da Dio, in quanto uomo prese origine dall'uomo.

Il fatto era già stato promesso nella creazione del mondo e anche preannunciato in molte figure e oracoli.

Però quelle figure e quei misteri, nascosti nella penombra, avrebbero salvato una piccola porzione dell'umanità, se Cristo non avesse adempiuto le occulte e ripetute promesse!

Ora invece, quando l'opera redentiva è stata adempiuta, giova a innumerevoli fedeli, mentre a pochi credenti giovò quando ancora doveva compiersi.

Noi siamo portati alla fede non più con segni e immagini, ma, confermati dal racconto evangelico, adoriamo quel che crediamo adempiuto.

In proposito si aggiungono a nostro ammaestramento le testimonianze dei profeti, affinché sia esclusa la possibilità di ritenere dubbio ciò di cui conosciamo la predizione in tante profezie.

Dunque è vero quel che il Signore ha detto ad Abramo: « Tutte le genti della terra saranno benedette nella tua discendenza ».

E David con spirito profetico canta la promessa di Dio: « Il Signore giurò a David la promessa da cui non si ritrae: un rampollo della tua stirpe io porrò sul trono ».

E il Signore dice per bocca di Isaia: « Ecco la Vergine che concepisce e dà alla luce un figlio e gli darà il nome di Emmanuele, che significa: Dio con noi »; e ancora: « Un virgulto sorgerà dal tronco di Jesse e un pollone verrà su dalle sue radici ».

In questo virgulto certamente è stata preannunciata la santa vergine Maria, che, discendente della stirpe di David e di Jesse, è stata fecondata dallo Spirito Santo e ha partorito il fiore novello dell'umana carne nell'esercizio di una reale funzione di madre, benché il parto sia stato verginale.

II - La necessità dell'incarnazione

Dunque, i giusti esultino nel Signore, i cuori dei fedeli prorompano nella lode a Dio e i figli degli uomini esaltino i suoi prodigi.

Soprattutto da questa opera di Dio la nostra pochezza conosce quanto sia stimata dal suo Creatore.

Egli già ha donato molto all'umanità fin dall'origine, perché ci ha fatti a sua immagine, ma molto più generoso si è mostrato nella nostra restaurazione, quando egli stesso, il Signore, si è adeguato alla condizione di servo.

Proviene certamente dalla stessa identica misericordia tutto quanto il Creatore ha elargito alla creatura: però è meno meraviglioso che l'uomo sia elevato a qualità divine del fatto che Dio si abbassi alla condizione umana.

Se Dio, onnipotente, non si fosse degnato di tanto, nessun modello di santità, nessuna ricchezza di sapienza ci avrebbe potuto liberare dalla schiavitù del diavolo e dall'abisso della morte eterna.

La condanna, che si propaga con il peccato da uno agli altri uomini, sarebbe rimasta; e la natura colpita da mortale ferita, non avrebbe trovato nessun rimedio, perché non avrebbe potuto mutare con le proprie forze la sua condizione.

Ora, il primo uomo prese la sostanza carnale dalla terra, e fu animato da spirito razionale per insufflazione del Creatore, perché vivendo a immagine e somiglianza del suo autore, conservasse la bellezza della bontà e santità di Dio nella irradiante imitazione ( del suo essere ), come in un nitido specchio.

Se egli avesse con l'osservanza della legge costantemente perfezionato tale splendidissima dignità della propria natura, la stessa anima incontaminata avrebbe condotto la condizione terrestre del corpo alla gloria celeste.

Ma perché credette temerariamente e infelicemente a colui che per invidia tendeva inganni, e accondiscese ai suggerimenti di superbia e preferì usurpare con l'occupazione, anziché meritare l'aumento di dignità, tenuto in serbo per lui, non soltanto il primo uomo ma tutta la sua posterità dovette ascoltare: « Tu sei polvere e in polvere ritornerai ».

Dunque « qual è l'Adamo terrestre, tali sono anche i corpi terrestri »: nessuno di essi fu immortale, perché nessuno è diventato celeste.

III - Cristo, vero uomo, senza peccato

L'onnipotente Figlio di Dio che tutto riempie e tutto contiene, totalmente uguale al Padre, che nell'unica essenza procede da lui e regna con lui coeterno, ha assunto la natura umana.

Così il Creatore e il Signore di tutto si è degnato essere uno dei mortali per spezzare le catene del peccato e della morte.

A tal fine si scelse una madre, che egli stesso aveva fatto, la quale, conservando intatta l'integrità verginale, non dovesse fare altro che apprestare la sostanza corporea, in maniera che, rimanendo illesa dal contagio del seme umano fecondante, purezza e verità risiedessero nel nuovo uomo.

Dunque in Cristo, generato dal seno della Vergine, la natura nostra, per il fatto che mirabile è stata la sua nascita, non è indifferente.

Egli è vero Dio, e anche vero uomo; e in ambedue le nature non accoglie nulla di fittizio.

« Il Verbo si è fatto carne » per elevazione della carne, non per difetto della divinità, la quale in tal modo ha diretto la sua potenza e bontà elevando ciò che è nostro con l'assumerlo e non ha perduto ciò che è suo nel comunicarlo.

Secondo la profezia di David, in questa natività di Cristo « la fedeltà è fiorita dalla terra e la giustizia si è affacciata dal cielo ».

In questa nascita si è adempiuto anche il cantico di Isaia: « Si apra la terra e produca la salvezza e faccia spuntare la giustizia ».

Difatti, la terra della umana carne, maledetta già in chi per primo peccò, in questo solo parto della santa Vergine germogliò un rampollo benedetto, estraneo alla corruzione della propria stirpe.

Ognuno si appropria la spirituale origine di Cristo nella rigenerazione; l'acqua del battesimo è per ogni uomo che viene rigenerato quasi un seno verginale, perché lo stesso Spirito Santo, che adombrò la Vergine, riempie la fonte.

Il peccato che lì fu tolto dal santo concepimento, qui è cancellato dalla mistica lavanda.

IV - Gli eretici

Dilettissimi, da questo mistero molto è lontano lo stravagante errore dei manichei, che non hanno alcuna parte alla rigenerazione di Cristo, perché negano che egli sia nato da Maria Vergine con nascita corporea.

Essi non ritengono vera la sua natività e neppure ammettono la realtà della sua passione: così, non confessandolo veramente sepolto, negano che egli sia realmente risuscitato.

Incamminatisi per la via scoscesa di una dottrina esecrabile, ove non sono che tenebre e precipizi, andando di gorgo in gorgo, scivolano nell'abisso della morte.

Non possono trovare luogo saldo a cui aggrapparsi, costoro che, oltre alle malvagità, degne solo dell'approvazione diabolica, nel giorno più solenne della loro religione si rallegrano - l'abbiamo saputo dalla loro ultima confessione - della sporcizia dell'animo e del corpo, incuranti della integrità della fede e del pudore.

In questo modo si riconoscono empi nella dottrina e osceni nei riti.

Le altre eresie, dilettissimi, pur tutte meritevoli di condanna nelle loro differenze, hanno però qualche parte di vero.

Ario, asserendo che il Figlio di Dio è inferiore al Padre e creatura, e credendo che lo Spirito Santo sia stato creato dal Figlio insieme alle altre creature, per la sua empietà andò in perdizione.

Tuttavia egli che non scorse l'eterna e immutabile divinità se non riducendo la Trinità all'unità, nella natura del Padre non negò Dio.

Macedonio, estraneo pure lui alla luce della verità, non ammise la divinità dello Spirito Santo; però confessò una e identica potenza nel Padre e nel Figlio.

Sabellio, impigliato in un groviglio di errori, giudicò che l'unità di sostanza fosse senza alcuna distinzione nel Padre, nel Figlio e nello Spirito Santo; perciò quello che doveva attribuire all'uguaglianza di natura, l'attribuì alla unicità di persona.

Incapace di comprendere la vera Trinità, credette che sotto triplice nome fosse una e identica la persona.

Fotino, ingannato dalla cecità della mente, confessò che Cristo era vero uomo della nostra stessa natura; però non credette che egli fosse Dio, nato da Dio prima dei secoli.

Apollinare, privo di solida fede, in tal modo credette che il Figlio di Dio avesse assunto la vera natura della carne umana, ma asseriva che in quel corpo non vi era l'anima, perché era sostituita dalla divinità.

Se continuiamo a elencare tutti gli errori che la fede cattolica ha condannati, in ciascuno si trova or questa or quella verità che può essere separata dalle tesi condannate.

Invece nella dottrina scellerata dei manichei nulla si trova che possa essere giudicato accettabile.

V - Necessaria adesione alla fede cristiana

Ma voi, dilettissimi, ai quali nessun titolo posso rivolgere con più proprietà se non usando le parole di san Pietro apostolo « stirpe eletta, sacerdozio regale, nazione sacra, popolo tratto in salvo », edificati sopra Cristo che è pietra incrollabile, innestati nel Signore, nostro Salvatore, attraverso la reale assunzione della nostra carne: perseverate saldi nella fede, che avete professato davanti a molti testimoni, nella quale, rinati mediante l'acqua e lo Spirito Santo, avete ricevuto il crisma della salvezza e il segno della vita eterna.

Se ora alcuno ci predicasse verità diversa da quella che avete appreso, sia scomunicato.

Non vogliate anteporre alla luminosa verità favole sacrileghe; e giudicate senza esitazione, diabolico e causa di morte, quanto leggete o ascoltate contrario al simbolo cattolico e apostolico.

Non vi traggano in inganno i simulati digiuni, che non giovano a purificare le anime ma a perderle.

Coloro che li praticano assumono atteggiamenti di pietà e di castità per circondare con questo ingannevole velo le oscenità delle loro azioni, mentre dall'intimo di un cuore perverso scagliano strali per colpire i semplici, come dice il profeta: « per trafiggere al buio gli uomini retti ».

Grande protezione è la fede integra, la fede vera, in cui nulla può essere aggiunto e nulla tolto: se, infatti, non è una, non è fede.

L'Apostolo in proposito dice: « Non c'è che un solo Signore, una sola fede, un solo battesimo.

Non esiste che un solo Dio e Padre di tutti, il quale è al di sopra di tutti, opera in tutti ed è in tutti ».

Attaccatevi a questa unità, dilettissimi, con incrollabile animo; e in essa « cercate la santità ».

In essa soltanto è possibile obbedire ai comandi del Signore, perché « senza la fede è impossibile piacere a Dio »; senza di essa nulla è casto, nulla è santo, nulla è vivo; « il giusto, infatti, vive di fede ».

Chi ha perduto la fede per inganno del diavolo, pur vivente, è già morto, perché, come per la fede si ha la santità, così per la fede vera si acquista la vita eterna.

Dice infatti il Signore, nostro Salvatore: « La vita eterna è questa, che conoscano te, solo vero Dio, e colui che hai mandato, Gesù Cristo ».

Egli vi faccia progredire e perseverare fino alla meta, il quale vive e regna col Padre e lo Spirito Santo nei secoli dei secoli.

Amen.

Indice