L'anima dell'apostolato

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6 - Risposta ad un'altra obbiezione: la vita interiore è egoistica?

Non parliamo del pigro nè del goloso spirituale i quali fanno consistere la vita interiore nelle gioie di un piacevole ozio e cercano assai più le consolazioni di Dio, che non il Dio delle consolazioni: costoro hanno una falsa pietà.

Ma colui che leggermente, oppure per partito preso, dice che la vita interiore è egoistica, non la capisce meglio di quegli altri.

Già abbiamo detto che questa vita è la sorgente pura e abbondante delle opere più generose della carità verso le anime e della carità che conforta i dolori di quaggiù; esaminiamo ora l'utilità della vita interiore sotto un altro aspetto.

Si dirà dunque che fu sterile ed egoistica la vita interiore di Maria e di san Giuseppe!

Che bestemmia e che assurdo!

Eppure non è loro attribuita nessuna opera esteriore: la sola irradiazione di una intensa vita interiore sul mondo, i meriti delle preghiere e dei sacrifizi applicati all'estensione dei benefizi della Redenzione, bastarono a costituire Maria regina degli Apostoli e Giuseppe patrono della Chiesa universale.37

Soror mea reliquit me solam ministrare,38 dice con le parole di Marta, lo sciocco presuntuoso il quale vede soltanto le sue opere esteriori e i loro risultati.

La sua sciocchezza e la sua poca intelligenza delle vie di Dio non arrivano al punto di fargli supporre che Dio non sappia quasi fare a meno di lui; ma intanto ripete volentieri con Marta, incapace di apprezzare l'eccellenza della contemplazione di Maddalena: Dic illi ut me adiuvet,39 e arriva persino a dire: Ut quid perditio haec?40 rimproverando come una perdita di tempo i momenti che i suoi fratelli di apostolato, che fanno vita interiore più di lui, si riservano per assicurare la loro intima unione con Dio.

Io santifico me stessa per loro, affinché essi pure siano santificati nella verità,41 risponde l'anima che ha inteso tutta la forza di questa parola del Maestro, affinché, e che conoscendo il valore della preghiera e del sacrifizio, unisce alle lacrime e al sangue del Redentore le lacrime dei suoi occhi e il sangue di un cuore che si va purificando sempre più di giorno in giorno.

Con Gesù, l'anima che fa vita interiore, sente la voce dei delitti del mondo salire verso il Cielo e chiedere sui loro autori un castigo del quale essa ritarda la sentenza con l'onnipotenza della supplica capace di fermare la mano di Dio pronta a scagliare i fulmini.

« Coloro che pregano, diceva dopo la sua conversione l'insigne statista Donoso Cortes, fanno per il mondo assai più di quelli che combattono, e se il mondo va di male in peggio, è perchè vi sono più battaglie che preghiere ».

« Le mani alzate, dice Bossuet, sbaragliano più battaglioni che non le mani che colpiscono ».

I solitari della Tebaide in mezzo ai loro deserti avevano spesso in cuore il fuoco che animava san Francesco Saverio.

« Sembrava, dice sant'Agostino, che avessero abbandonato il mondo più del bisogno: Videntur nonnullis res humanas plus qua ni oportet deseruisse: ma non si riflette che le loro preghiere, rese più pure dal loro grande distacco dal mondo, erano più efficaci e più necessarie per questo mondo corrotto ».

Una breve ma fervida preghiera ordinariamente affretterà una conversione più che le lunghe discussioni e i bei discorsi.

Colui che prega, tratta con la Causa prima e agisce direttamente su essa.

Egli ha pure in sua mano tutte le cause seconde, perchè queste ricevono la loro efficacia unicamente da questo principio superiore.

Perciò l'effetto desiderato si ottiene allora più sicuramente e più presto.

Secondo una rispettabile rivelazione, diecimila eretici furono convertiti da una sola ardente preghiera della serafica santa Teresa la cui anima, infocata per Gesù Cristo, non poteva comprendere una vita contemplativa, una vita interiore la quale non, partecipasse alle ardenti sollecitudini del Salvatore, per la salvezza delle anime.

« Io accetterei, essa diceva, il purgatorio fino al giorno del Giudizio, per liberare una sola di esse.

Che cosa m'importa la lunghezza dei miei patimenti, se così potessi liberare una sola anima, e meglio ancora parecchie anime, per la maggior gloria di Dio! »

E alle sue religiose diceva: « Figlie mie, riferite sempre a questo fine tutto apostolico le vostre orazioni, le vostre discipline, i vostri digiuni e i vostri desideri ».

Così infatti fanno le Carmelitane, le Trappiste, le Clarisse: esse seguono i passi degli apostoli e li sostengono con la sovrabbondanza delle loro preghiere e delle loro penitenze.

Le loro preghiere scendono dall'alto e giungono fin dove cammina la Croce e splende il Vangelo, sulle anime, su queste prede del Signore.

0 meglio, è il loro amore nascosto, ma attivo, che risveglia dovunque, nel mondo dei peccatori, le voci della misericordia.

Nessuno quaggiù conosce il perchè di quelle lontane conversioni di pagani, della resistenza eroica di quei cristiani perseguitati, della gioia celeste di quei missionari martirizzati: tutto questo è invisibilmente legato alla preghiera di quell'umile claustrale.

Con le dita sulla tastiera dei perdoni divini, la sua anima silenziosa e solitaria dirige la salvezza delle anime e le conquiste della Chiesa.42

Monsignor Favier, vescovo di Pechino, diceva: « Io voglio dei Trappisti in questo Vicariato apostolico; desidero anzi che si astengano da ogni ministero esteriore, affinchè nulla li distragga dal lavoro della preghiera, della penitenza e degli studi sacri; perchè conosco quanto aiuto darà ai missionari l'esistenza di un monastero fervoroso di contemplativi in mezzo ai nostri poveri Cinesi ».

E più tardi diceva: « Siamo finalmente riusciti a penetrare in una regione finora inaccessibile: io attribuisco questo fatto ai nostri cari Trappisti ».

Un Vescovo della Cocincina diceva al Governatore di Saigon: « Dieci Carmelitane che pregano, mi daranno aiuto più che venti missionari che predicano ».

Sacerdoti secolari, religiosi e religiose, dedicati alla vita attiva, ma anche alla vita interiore, hanno sul cuore di Dio la stessa potenza che hanno le anime claustrali.

Un Padre Chevrier, un Don Bosco, un Padre Maria Antonio ne sono magnifici esempi.

Sant'Anna Maria Taigi, nelle sue funzioni di umile massaia, era un apostolo, come pure san Benedetto Giuseppe Labre che schivava le vie battute.

Dupont, il santo di Tours, il colonnello Paqueron ecc., divorati dallo stesso ardore, erano potenti nelle loro opere perchè facevano vita interiore; il generale de Sonis, tra una battaglia e l'altra, trovava il segreto del suo apostolato nell'unione con Dio.

Chi oserà chiamare egoistica e sterile la vita di un Curato d'Ars?

Tale affermazione non meriterebbe risposta.

Qualunque mente giudiziosa attribuisce appunto alla sua intimità con Dio, lo zelo e i meravigliosi risultati di questo sacerdote non ricco d'ingegno ma che, contemplativo come un certosino, sentiva una gran sete di anime, resa inestinguibile dai suoi progressi nella vita interiore, e riceveva da Gesù di cui viveva, una certa partecipazione della potenza divina per convertire i peccatori.

Si oserà dire che fu infeconda la sua vita?

Ma supponiamo che in ogni diocesi vi fosse un santo Curato d'Ars; in meno di dieci anni l'intera nazione sarebbe rigenerata e assai più profondamente che non da moltitudini di opere cattoliche non abbastanza fondate sulla vita interiore, e alla cui organizzazione concorressero con i molti mezzi pecuniari, l'ingegno e l'attività di migliaia di apostoli.

Noi riteniamo che il motivo principale di sperare bene per la resurrezione della Francia, è che in nessun altro tempo forse non vi furono, come da alcuni anni possiamo constatare, anche tra i semplici fedeli, tante anime così ardentemente desiderose di vivere unite al Cuore di Gesù e di estendere il suo regno, facendo germogliare intorno a sè la vita interiore.

Queste anime elette sono un'infima minoranza: sia pure; ma che cosa importa il numero se vi è l'intensità?

Il risorgere della Francia dopo la Rivoluzione si deve attribuire a quel gruppo di sacerdoti maturati nella vita interiore dalla persecuzione; per mezzo loro una corrente di vita divina venne a riscaldare una generazione che l'apostasia e l'indifferenza sembravano aver votato a una morte che nessuno sforzo umano avrebbe potuto scongiurare.

Dopo cinquantanni di libertà d'insegnamento in Francia, dopo questo mezzo secolo che vide fiorire istituzioni innumerevoli e durante il quale noi abbiamo avuto in mano nostra tutta la gioventù del paese e l'appoggio quasi totale dei governanti, come mai, nonostante risultati apparentemente gloriosi, non abbiamo potuto formare nella nazione una maggioranza abbastanza profondamente cristiana che potesse lottare contro la lega dei ministri di Satana!

Certamente contribuirono a tale impotenza l'abbandono della vita liturgica e la cessazione del suo irradiare sui fedeli: la nostra spiritualità è divenuta gretta, arida, superficiale, esterna o puramente sentimentale, e non ha più quella penetrazione e quel fascino sulle anime, che suol dare la liturgia, questa grande forza di vitalità cristiana.

Ma non vi è forse un'altra causa in questo fatto che, mancando di una intensa vita interiore, noi, sacerdoti ed educatori, non abbiamo potuto generare altro che anime di una pietà superficiale senza forti ideali, senza sode convinzioni?

Come professori, non abbiamo noi rivolto il nostro zelo più al conseguimento delle licenze e al buon nome dell'Istituto, che nell'infondere una soda istruzione religiosa nelle anime!

Non abbiamo forse speso l'opera nostra senza avere di mira soprattutto la formazione della volontà per scolpire l'impronta di Gesù Cristo su caratteri ben formati?

E questa mediocrità non è molte volte effetto della meschinità della nostra vita interiore?

A un sacerdote santo, si dice, corrisponde un popolo fervoroso; a un sacerdote fervoroso, un popolo pio; ad un sacerdote pio, un popolo onesto; ad un sacerdote onesto, un popolo empio: in quelli che sono generati spiritualmente, vi è sempre un grado di vita di meno.

Non accetteremo certamente a occhi chiusi tale affermazione, ma consideriamo che le seguenti parole di sant'Alfonso esprimono abbastanza la causa a cui bisogna dare la responsabilità della nostra condizione attuale: « I buoni costumi e la salvezza delle popolazioni dipendono dai buoni pastori; se alla testa di una parrocchia vi è un buon parroco, ben presto si vedrà in essa fiorire la divozione, i sacramenti frequentati e l'orazione mentale in onore.

Di qui il proverbio: Qualis pastor, talis paroecìa, secondo il testo dell'Ecclesiastico ( Sir 10,2 ): Qualis est rector civitatis, talee et inhabitantes in ea ».43

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37 In un altro capitolo si vedrà qual è questa vita interiore che dà alle opere la loro fecondità
38 Mia sorella lascia me sola a servire ( Lc 10,40 )
39 Dille dunque che mi aiuti ( Lc 10,40 )
40 Perchè questa perdita? ( Mt 24,8 )
41 Pro eis ego sanctifico meipsum ut slnt et ipsi sanctiflcatl in veritate ( Gv 17,19 )
42 Lumière et fiamme ( P. Leon, O. M. )
43 Homo Apostolicus, VII,16