L'anima dell'apostolato

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7 - Obbiezione tratta dall'importanza della salvezza delle anime

Ma, dirà l'anima di vita tutta esteriore, in cerca di pretesti contro la vita interiore, come oserò io mettere un limite alle mie opere di zelo!

Posso io fare troppo, soprattutto quando si tratta della salvezza delle anime!

La mia attività non sostituisce forse, e con vantaggio, tutto il resto, con il sublime esercizio dell'abnegazione!

Chi lavora prega, e il sacrifizio vale più che la preghiera.

San Gregorio non dice forse che lo zelo è il sacrifizio più gradito che si possa offrire a Dio!

Nullum sacrificium est Deo magis acceptum quam zelus animarum.43b

Prima di tutto precisiamo il vero significato del testo di san Gregorio, con le parole del Dottore Angelico.

Offrire spiritualmente a Dio un sacrifizio, egli dice, vuol dire offrirgli qualche cosa che lo glorifica; ora, fra tutti i beni, il più gradito che l'uomo possa offrire al Signore, è certamente la salvezza di un'anima.

Ma ciascuno deve prima offrire la sua anima, secondo le parole della Scrittura: Se volete piacere a Dio, abbiate pietà dell'anima vostra.

Compiuto questo primo sacrifizio, allora ci sarà permesso di procurare anche ad altri la stessa felicità.

Quanto più strettamente l'uomo unisce a Dio prima la sua anima e poi quella di un altro, tanto più gradito è il suo sacrifizio; ma questa unione intima, generosa e umile, non si può fare se non per mezzo dell'orazione.

Applicare se stesso o altri alla vita di orazione, alla contemplazione, piace dunque al Signore più che il dedicarsi o l'impegnare altri all'azione, alle opere esteriori.

Perciò, egli conchiude, quando san Gregorio afferma che il sacrifizio più grato a Dio è la salvezza delle anime, egli non intende di dare alla vita attiva la preferenza sulla contemplazione, ma vuol dire che l'offrire a Dio una sola anima, è per Lui infinitamente più glorioso e per noi assai più meritorio, che l'offrirgli quanto ha la terra di più prezioso.44

La necessità della vita interiore non deve affatto distogliere dalle opere di zelo le anime generose, se la manifesta volontà di Dio vuole questo da loro; che anzi il sottrarsi a tale lavoro o il farlo male, l'abbandonare il campo di battaglia col pretesto di coltivare meglio l'anima propria e di giungere a una più perfetta unione con Dio, sarebbe una vera illusione e, in certi casi, una sorgente di pericoli.

Vae mihi, diceva san Paolo, si non evangelizavero.45

Ma, fatta questa riserva, diciamo subito che il darsi alla conversione delle anime dimenticando se stessi, produce un'illusione più grave.

Dio vuole che noi amiamo il prossimo come noi medesimi, ma non più che noi medesimi, cioè non mai fino al punto di nuocere a noi stessi personalmente, e questo in pratica è lo stesso che esigere una maggior cura dell'anima nostra, che non di quella altrui, perchè il nostro zelo dev'essere regolato dalla carità, ed è pur sempre un assioma teologico che Prima sibi charitas.46

« Io amo Gesù Cristo, diceva sant'Alfonso de Liguori, e perciò ardo dal desiderio di dargli delle anime, prima la mia, poi moltissime altre ».

Questa è la pratica del Tuus esto ubique47 di san Bernardo: « Non è saggio colui che non appartiene a se stesso ».

Il santo Abate di Chiaravalle, vero portento di zelo apostolico, seguiva questa regola, e Goffredo, suo segretario, così lo dipinge: Totus primum sibi et sic totus omnibus.48

Non vi dico già, scrive lo stesso santo al papa Eugenio III, di sottrarvi interamente alle occupazioni secolari; soltanto vi esorto a non abbandonarvi totalmente ad esse.

Se siete l'uomo di tutto il mondo, siate dunque anche di voi stesso; altrimenti che cosa vi gioverebbe guadagnare tutti gli altri, se doveste perdere voi stesso?

Riserbate dunque qualche cosa anche per voi, e se tutti vengono a bere alla vostra fontana, non dovete astenervi dal bervi anche voi; dovreste dunque voi solo restare assetato!

Cominciate sempre con pensare a voi: invano vi dareste ad altre cure, se veniste a trascurare voi stesso.

Tutte le vostre riflessioni incomincino dunque con voi e finiscano con voi; siate per voi il primo e l'ultimo e ricordatevi che nell'affare della vostra salute nessuno vi è più prossimo che il figlio unico di vostra madre.49

É molto eloquente questo appunto di un ritiro spirituale, scritto da Mons. Dupanloup: « Io ho un'attività terribile che mi rovina la salute, disturba la mia pietà e non serve affatto alla mia scienza: bisogna regolarla.

Dio mi ha fatto la grazia di riconoscere che ciò che soprattutto si oppone in me, a una vita interiore tranquilla e fruttuosa, è l'attività naturale e la smania delle occupazioni.

Inoltre ho riconosciuto che questa mancanza di vita interiore è la causa di tutte le mie cadute, dei miei disturbi, della mia aridità, dei miei disgusti, della mia cattiva salute.

Risolvo dunque di rivolgere tutti i miei sforzi all'acquisto della vita interiore che mi manoa, e per questo fine, con la grazia di Dio stabilisco questi punti:

1° Mi prenderò sempre più tempo di quanto è necessario per fare ogni cosa: è questo il mezzo di non essere mai nè frettoloso nè sopraffatto.

2° Siccome avrò sempre più cose da fare, che non tempo di farle, e siccome questo mi preoccupa e mi trascina, non penserò più alle cose da fare, ma al tempo che devo impiegarvi.

Impiegherò il tempo senza perderne nulla, cominciando con le cose più importanti, e non mi inquieterò per quello che non avrò potuto fare ecc. »

Il gioielliere preferisce a parecchi zaffiri, la più piccola scaglia di diamante: così, secondo l'ordine stabilito da Dio, la nostra intimità con Lui lo glorifica più di tutto il bene possibile da noi procurato a molte anime, ma con danno del nostro progresso.

Il Padre nostro celeste il quale si applica di più nel governare un cuore in cui regna, che non nel governo naturale di tutto l'universo e al governo civile di tutti i regni,50 vuole nel nostro zelo quest'armonia.

Egli preferisce talora lasciar scomparire un'opera, se la vede diventare un ostacolo allo sviluppo della carità dell'anima che ad essa attende.

Satana invece non esita a favorirne i risultati superficiali, se può, purché riesca a impedire all'apostolo di progredire nella vita interiore, tanto la sua rabbia sa indovinare dove si trovano i veri tesori per Gesù Cristo: per sopprimere un diamante, volentieri concede qualche zaffiro.

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43b S. Gregorio, Homilia 12 in Ezech
44 S. Tomm., 2a 2ae, q. 182, a. 2 ad 3
45 Guai a me se non annunzio il Vangelo ( 1 Cor 9,16 )
46 Prima di tutto carità per sè
47 Sii dappertutto di te stesso ( S. Bernardo, lib. II de Consid., cap. III )
48 Prima di tutto di se stesso, e così tutto per gli altri ( Goffredo, Vita S. Bernardi)
49 A te tua inchoétur consideratici ne frustra extendarls in alia te neglecto… Tu Ubi prlmua, tu ultimus… In acquiamone saluti» nemo Ubi germanlor est unico matris tuae ( S. Bernardo, lib. II de Consid., cap. III )
50 P. Lallemant, Doc. Spirit