Maria Marta Chambon la vita

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Il noviziato primi anni di vita religiosa

« Abiterò per sempre nel tuo tabernacolo: sarò protetto sotto il velo delle tue ali ». ( Sal 61,4 ).

Il giocondo drappello delle novizie1 accolse cordialmente la nuova venuta, ma davanti all'esteriore agreste ed all'estrema ignoranza di Suor Francesca, a cui tutto riusciva nuovo, nessuna avrebbe potuto supporre i tesori rinchiusi nell'anima di questa giovane compagna, né il dono fatto alla Comunità nella sua persona.

Però l'occhio esperto della Direttrice, vide lontano e più giusto.

L'umiltà della Postulante, la sua pietà profonda e fervida, l'avevano colpita fin da principio; e quando Francesca, con il candore e lo spirito di Fede che le erano propri, cominciò a svelarle i segreti della sua vita innocente e le attrattive della grazia, di cui era favorita.

Suor M. Alessia Blanc comprese il valore reale dell'anima affidata alle sue cure.

La grande docilità di Suor Francesca, il suo totale orientamento verso Dio - frutto delle celesti provenienze - rendevano facile la sua formazione morale secondata, oseremmo dire, dall'azione diretta del Divino Maestro.

Ma quanto all'iniziazione negli usi e nei lavori del Monastero, ai quali la sua vita anteriore l'aveva preparata così poco, si comprende che dovette essere cosa laboriosa.

Perciò i principi della sua carriera religiosa non furono esenti da difficoltà.

In certi giorni gli sbagli, le dimenticanze, le sbadataggini, si andavano moltiplicando e fornivano occasione, all'abile Maestra, di procurare alla nuova discepola delle salutari umiliazioni.

Francesca vi era sensibilissima, poiché sotto il difetto di forma esterna, il suo cuore non mancava di delicatezza e la sensibilità morale era ben lungi da farle difetto.

Penosissima le fu pure la separazione dalla sua famiglia.

« La mia mente era sempre laggiù con i miei genitori » confessava essa in seguito ad una sua compagna « ma appena me ne accorgevo le mettevo la briglia e la riconducevo al dovere ».

D'altra parte il timore di essere rimandata a casa la tormentava.

« Avevo una gran paura d'essere mandala via; ero così goffa! … non sapevo fare niente, nemmeno accendere il fuoco, empivo tutto di fumo …

Allora dicevo continuamente: mio buon Gesù, aiutatemi.

O mio buon Gesù assistetemi. Vi scongiuro, tenetemi qui ».

L'assoluta buona volontà di Francesca, i suoi sforzi generosi, le valsero la grazia della Vestizione religiosa.

Il 29 Aprile 1863, dopo nove mesi di postulato, essa riceveva con il velo bianco, il nome di Maria-Marta, sì bene appropriato per colei che doveva unire a un lavoro quotidiano, incessante, una rara intensità di vita interiore.

La vestizione fu presieduta dal Can. Gros futuro Vescovo di Tarantasia, allora Vicario Generale di Chambéry e Superiore della Comunità; il discorso d'occasione venne pronunziato dall'Abate Lacombe, Curalo di Lémenc.

Con parola pia e commovente espose la fortuna della chiamata alla vita religiosa, la grazia di corrispondere a questo appello e la sublimità dei doveri della santa vocazione.2

Quindici mesi dopo,3 e precisamente alla festa di N.a S.ra degli Angeli, 2 Agosto 1864, Suor M. Marta si legava irrevocabilmente a Gesù con la Professione religiosa.

Essa aveva 23 anni.

Che cosa avvenne tra il cuore di Dio e quello della sua serva in quest'ora di « perpetua benedizione »?4

Nulla ne trapelò, né dalle conversazioni della nostra Sorella, né dai manoscritti delle nostre Madri.

Vedute le grazie anteriori e considerata la sovrabbondanza di quelle che stanno per seguire, sembra impossibile che lo Sposo Divino non le abbia concesso, nel giorno della sua mistica unione, uno dei suoi celestiali favori.

Ma il « segreto del Re » fu gelosamente custodito.

Senza osare di condannare questa riserva, noi la rimpiangiamo.

Suor Maria Giacomina Arbet compagna di Vestizione di Suor M. Marta, fece pure con lei la Professione Religiosa.

Una santa ed inalterabile amicizia si stabilì tra queste due anime ferventi, e durò quanto la loro vita; amicizia tutta di rispetto e di ammirazione da una parte, e di piena confidenza dall'altra.

Quante sbadataggini riparate, quanti servizi resi dalla cara gemella di Professione!

E in ricambio quale ingenua espansione, quale intima confidenza da parte della prediletta del Signore!

Quando molti anni più tardi, il camminare divenne pressoché impossibile per Suor M. Giacomina, era nella cella d'infermeria che avevano luogo, fra le due anime sorelle, intimi e devoti colloqui, dai quali l'una e l'altra traevano profitto e consolazione.

Suor M. Marta, così prudente e riservata con la Comunità, pare facesse eccezione con la sua compagna, e fosse autorizzata a confidarle più di un segreto.

Infatti dopo la morte di Lei, Suor M. Giacomina, che le sopravvisse di poco, ci ripeteva con aria misteriosa, provocando più di un sorriso: « Vedrete Sorelle! Vedrete! … sarà « peggio » della Beata Margherita Maria ».

Dopo aver pronunziato i Voti Suor M. Marta fece ancora parte del Noviziato per parecchi anni.5

Ella rimaneva dunque sotto la direzione della Maestra delle Novizie, e benché fosse stata addetta al servizio dell'educandato, ove trascorreva i suoi giorni un po' appartala dalla Comunità, interveniva tuttavia giornalmente conforme alla Regola, alle istruzioni del Noviziato e poteva così ricevere i consigli e le ammonizioni della Direttrice.

Che ne fu di lei in questo tempo? I documenti sono scarsi.

Tuttavia, servendosi dei manoscritti e delle indicazioni delle anziane, non è impossibile tratteggiare abbastanza fedelmente la fisionomia della nostra Sorella in questo periodo della sua esistenza.

Sarà un'occasione di più per ammirare le vie Divine.

L'umile Religiosa che Gesù inondava con tanto amore di luce celeste, non brillava certo per le grazie esterne, né per i doni d'intelligenza.

A prima vista, noi lo sappiamo, nulla testimoniava in suo favore: assenza assoluta di coltura intellettuale: memoria e immaginazione assai mediocri; maniere e linguaggio rozzi, che talvolta eccitavano l'ilarità … quando non provocavano l'impazienza!

Aggiungiamo un temperamento vivo e un po' di pertinacia che unitamente alla ristrettezza di certe vedute alquanto grette, frutto di preconcetti villerecci, sono sufficienti a spiegare certe imperfezioni che essa non riuscirà mai a sradicare completamente, delle quali Dio si servirà per velare la sua azione nella nostra umile Sorella.

Quando nella sua candida semplicità, essa se ne lamentò con N. Signore « Mio buon Gesù, con tutte le vostre grazie mi lasciate, intanto, tutti i miei difetti », sentì rispondersi: « Le tue imperfezioni sono la miglior prova che ciò che accade in te viene da Dio.

Io non le le leverò mai, poiché servono a nascondere i miei doni; tu hai molta voglia di nasconderti, Io ne ho più di te ».

« È consolante pensare, ci scrive a questo soggetto una persona del mondo, che si può amare il buon Dio e riuscirgli accetti, con difetti che umiliano chi li ha e sono gravosi agli altri ».

I difetti di Suor M. Marta non le impedivano di amare Iddio, e anche di amarlo molto.

Fedele a tutti i suoi doveri, modesta, silenziosa e raccolta, la giovane Professa si distingueva per una grande devozione alla Passione del Salvatore.

Desiderosa di fare ogni giorno l'ora santa, ne domandava sovente il permesso alla propria Maestra, e questa, che aveva già constatato l'efficacia delle preghiere dell'umile fanciulla sul cuore di Dio, glielo accordava volentieri.

Se qualche volta le veniva negato, Suor M. Marta non insisteva; ma si ritirava docilmente.

Docilità che formava la consolazione della Direttrice e che questa amava portare ad esempio alle altre Sorelle del Noviziato.

I suoi difetti non le impedivano neppure di amare teneramente le Sorelle e di godere della loro compagnia.

Nei giorni di ricreazione partecipava volentieri alla comune allegrezza e vi contribuiva, non di rado, con i suoi abbagli.

Riportando un brano di predica ad una delle sue compagne, che non aveva potuto assistervi, essa diceva candidamente: Il Predicatore ha detto: Se voi non avete la carità siete come un « sandalo suonante ».

Il suo vocabolario non sapeva far troppa distinzione tra parola e parola.

Un'altra volta sentendo lodare il talento artistico di una Sorella: « Come! - esclamò tutta meravigliata - io la credevo una scribacchina, ed invece è una dipintoressa! ».

Godeva di ridere come una bambina, insieme alle sue compagne, e le costava doversi assentare da una ricreazione di Comunità, quando esse vi assistevano.

Un giorno però essa non comparve per timore di offendere i loro occhi.

Una giovane Sorella le aveva dello, scherzando, che essa non era bella! « Ma non è soltanto da oggi, mia buona Sorella Maria-Marla… non lo sapevate? ».

« Oh! si; lo sapevo: ma voi comprenderete che non fa piacere di sentirselo dire.

Ah! Sorellina, Sorellina, che vi divertite alle spalle di Suor Maria-Marta ».

Veramente la bellezza di questa figlia del Re non era esteriore; ma se da questo lato il Dator d'ogni bene l'aveva trattala con parsimonia, le aveva però serbato dei magnifici compensi.

La sua fisionomia morale, mostrava già dei lineamenti che rivelavano l'Artista Divino, e lo rivelavano maggiormente, di fronte alle deficienze naturali, che non scomparvero mai.

In questa greggia intelligenza, quale copia di lumi celesti e di vedute profonde!

In questo cuore incolto, quanta innocenza, quale sete di sacrificio e di umiltà!

Dio stesso voleva quest'umile semplicità di Suor M. Marta, per potersi meglio rivelare a quest'anima vergine d'ogni profana cognizione.

Dopo aver letto la breve biograna di Suor M. Marta, un grave personaggio si prenotava per la vita completa, dicendo: « Nella vostra Sorella non trovo fiori poetici, né racconti immaginari, e mi par di leggere i grandi Santi del passato i quali ci apportano la ricchezza di rivelazioni pratiche, categoriche, capaci di salvare il mondo: una Geltrude, una Caterina da Siena, una Margherita Maria ».

Effettivamente noi vi troviamo - talvolta perfino identiche - le parole di N. Signore ai suoi grandi Privilegiali.

Evocando allora la mentalità della nostra Conversa, si resta sorpresi del forte contrasto esistente tra la sua greggia intelligenza e delle intuizioni spesso si profonde!

Spontaneamente viene alla mente la parola.

Evangelica: « Revelasti ea parvulis! ». Tu rivelasti queste cose ai piccoli!

Ai piccoli, ai semplici, Voi vi rivelate, o mio Dio!

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1 Otto Suore Corali e una Conversa, di già Professa, una novizia che doveva essere più tardi la nostra amata Madre Giovanna Maria Anna Spinella
2 Annali del Monastero
3 Sono il governo della nostra On. Madre T. E, Revel, eletta Superiora nel Giugno 1863
4 S. F. di Sales, « Soubait du Livre des Voeux »
5 Fino al 1869. Alla Visitazione, il Noviziato veniva continuato per qualche anno dopo la Professione emessa alla fine di un anno di probamdato. Il Noviziato di Suor M. Marta fu prolungato in modo speciale.
Ne troviamo le ragioni nei Manoscritti. Oltre la maggiore facilità che in questa maniera avevano le nostre Madri di avvicinare Ia giovane Professa, esse consideravano come una grazia la presenza della cara Privilegiata in mezzo al piccolo gregge.
( La pretesa necessita di una maggior formazione esteriore copriva veri motivi ). Ragioni analoghe determinarono a tenerla nella sua carica di refettoria al Pensionato