Diario di M. Faustina Kowalska

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1928. La gita a Kalwaria72

Ero venuta a Wilno per due mesi a sostituire una suora, che era andata alla terza probazione, ma mi trattenni un po' più di due mesi.

Un giorno la Madre Superiora,73 volendomi fare una cortesia, mi diede il permesso di andare, in compagnia di un'altra suora, a Kaiwa ria, a fare il così detto « giro dei sentierini ».

Ne fui molto contenta.

Dovevamo andare col battello, benché fosse così vicino; ma tale era il desiderio della Madre Superiora.

La sera Gesù mi disse: « Io desidero che tu rimanga a casa ».

Risposi: « Gesù, ormai è già tutto preparato, che dobbiamo partire domattina. Che faccio io adesso? ».

Ed il Signore mi rispose: « Questa gita arrecherà danno alla tua anima ».

Risposi a Gesù: « Tu puoi sempre porvi rimedio. Disponi le circostanze in modo tale che sia fatta la Tua volontà ».

In quel momento suonò il campanello per il riposo.

Con uno sguardo salutai Gesù e andai nella cella.

La mattina è una bella giornata.

La mia compagna si rallegra pensando che avremo una grande soddisfazione, che potremo visitare tutto; ma io ero sicura che non saremmo partite, sebbene fino a quel momento non ci fosse stato alcun ostacolo ad impedirci di partire.

Dovevamo ricevere per tempo la S. Comunione e partire subito dopo il ringraziamento.

All'improvviso, durante la S. Comunione, la giornata da bella che era cambiò completamente.

Le nuvole, venute non si sa da dove, coprirono tutto il cielo e cominciò una pioggia torrenziale.

Erano tutti stupiti, dato che in una giornata così bella chi poteva aspettarsi la pioggia e che cambiasse a quel modo in così poco tempo?

La Madre Superiora mi disse: « Quanto mi dispiace che non possiate partire! ».

Risposi: « Cara Madre, non fa nulla che non siamo partite: Dio vuole che restiamo a casa ».

Nessuno però sapeva che era espresso desiderio di Gesù che restassi in casa.

Trascorsi tutta la giornata nel raccoglimento e nella meditazione; ringraziai il Signore per avermi trattenuta in casa.

In quel giorno Dio mi concesse molte consolazioni celesti.

Una volta, in noviziato, avendomi la Madre Maestra destinata alla cucina delle figliole,74 mi afflissi assai di non essere in grado di maneggiare le marmitte, che erano enormi.

La cosa più difficile per me era quella di scolare le patate; talvolta ne versavo fuori la metà.

Quando lo dissi alla Madre Maestra, mi rispose che poco alla volta mi ci sarei abituata e avrei fatto pratica.

Questa difficoltà tuttavia non scompariva, giacché le mie forze diminuivano ogni giorno e, per mancanza di forze, al momento di scolare le patate, mi tiravo indietro.

Le suore s'accorsero che evitavo quel lavoro e se ne meravigliavano enormemente, non sapendo che non ero in grado di aiutarle, nonostante mi impegnassi con tutto lo zelo e senza riguardo di me stessa.

Durante l'esame di coscienza di mezzogiorno, mi lamentai col Signore per la diminuzione delle forze.

Fu allora che udii dentro di me queste parole: « Da oggi in poi, ti riuscirà assai facile; accrescerò le tue forze ».

La sera, venuto il momento di scolare le patate, m'affrettai per prima, fiduciosa nelle parole del Signore.

Afferrai la marmitta con disinvoltura e scolai le patate con facilità.

Ma quando sollevai il coperchio per farne uscire il vapore, invece delle patate notai nella marmitta interi fasci di rose rosse, così belle che non riuscirei a descriverle.

Mai prima d'allora ne avevo vedute di simili.

Rimasi stupefatta, non potendo comprenderne il significato;75 ma in quell'istante udii in me una voce che diceva: « Il tuo duro lavoro Io lo trasformo in mazzi di stupendi fiori, mentre il loro profumo sale su fino al Mio trono ».

Da quel momento cercai di scolare le patate non solo durante la settimana assegnatami in cucina,76 ma feci di tutto per sostituire le mie compagne durante il loro turno.

E non solamente in questo, ma in ogni altro lavoro faticoso cercavo di essere la prima a dare una mano, avendo sperimentato quanto ciò fosse gradito a Dio.

O tesoro inesauribile della rettitudine dell'intenzione,77 che rendi perfette e tanto gradite al Signore tutte le nostre azioni!

O Gesù, Tu sai quanto sono debole, perciò rimani sempre con me, guida le mie azioni e tutto il mio essere.

Tu, o mio ottimo Maestro! Per la verità, o Gesù, m'investe la paura quando considero la mia miseria, ma nello stesso tempo mi tranquillizzo considerando la Tua insondabile Misericordia, che è più grande della mia miseria di tutta un'eternità.

E questa disposizione d'animo mi riveste della Tua potenza.

O gioia che deriva dalla conoscenza di me stessa!

O Verità immutabile, eterna è la Tua saldezza!

Quando, poco dopo i primi voti mi ammalai78 e, nonostante l'amorevole e premuroso interessamento dei Superiori e le cure dei medici, non mi sentii né meglio né peggio, allora cominciarono a giungermi voci che mi sospettavano di fingere.

E così cominciò la mia sofferenza, che divenne doppia e durò per un tempo abbastanza lungo.

Un giorno mi lamentai con Gesù, perché ero un peso per le consorelle.

Gesù mi rispose: « Non vivi per te, ma per le anime. Dalle tue sofferenze trarranno vantaggio altre anime.

Le tue prolungate sofferenze daranno loro la luce e la forza per uniformarsi alla Mia volontà ».

La sofferenza più dura per me consisteva nel fatto che mi sembrava che né le mie preghiere né le buone azioni fossero gradite a Dio.

Non avevo il coraggio di alzare gli occhi al cielo.

Ciò mi causava una sofferenza così grande che diverse volte, quando ero in cappella per le preghiere comunitarie, la Madre Superiora,79 finite le preghiere mi chiamava presso di sé e mi diceva: « Chieda, sorella, a Dio grazia e consolazione perché, come noto in realtà io stessa e le Suore mi riferiscono, al solo vederla, sorella, lei suscita compassione.

Non so proprio cosa fare con lei. Le ordino di non affliggersi per nessuna ragione ».

Ma tutti questi colloqui con la Madre Superiora non mi procuravano sollievo, né alcun chiarimento della mia situazione.

Un buio ancora più fitto mi nascondeva Dio.

Cercavo aiuto nel confessionale, ma anche lì non lo trovavo.

Un pio sacerdote avrebbe voluto aiutarmi, ma io ero così degna di commiserazione che non riuscivo nemmeno a spiegargli i miei tormenti e questo mi causava una tortura ancora maggiore.

Una tristezza mortale aveva invaso la mia anima a tal punto, che non riuscivo a nasconderla, ma era evidente anche all'esterno.

Avevo perso la speranza. La notte diventava sempre più buia.

Il sacerdote dal quale mi confessavo una volta mi disse: « Io vedo in lei, sorella, delle grazie particolari e sono completamente tranquillo sul suo conto. Perché dunque si tormenta tanto? ».

Ma io allora questo non lo capivo e perciò mi meravigliavo enormemente quando per penitenza mi veniva ordinato di recitare il Tè Deum od il Magnificat e talvolta di sera dovevo correre velocemente per il giardino, oppure ridere forte dieci volte al giorno.

Queste penitenze mi stupivano molto, ma ciononostante quel sacerdote non mi fu di molto aiuto.

Evidentemente il Signore voleva che Lo adorassi con la sofferenza.

Quel sacerdote mi confortava dicendo che in quello stato ero più gradita a Dio, che se avessi sovrabbondato nelle più grandi consolazioni.

« Che grande grazia di Dio, sorella, che lei nell'attuale stato di tormenti spirituali non offenda Dio, ma cerchi di esercitarsi nelle virtù.

Io osservo la sua anima, sorella; vi scorgo grandi disegni da parte di Dio e grazie speciali e vedendo ciò in lei, sorella, ne rendo grazie al Signore ».

Però, nonostante tutto, la mia anima si trovava in un supplizio e in un tormento inesprimibili.

Imitavo il cieco, che si fida della propria guida e la tiene saldamente per mano e non mi allontanavo nemmeno un attimo dall'obbedienza, che fu la mia àncora di salvezza in quella prova di fuoco.

+ O Gesù, Verità Eterna, consolida le mie deboli forze.

Tu, Signore, puoi tutto. So che i miei sforzi senza di Te sono niente.

O Gesù, non nasconderTi davanti a me, poiché io non posso vivere senza di Te.

Ascolta il grido della mia anima.

La Tua Misericordia, Signore, non si è esaurita, perciò abbi pietà della mia miseria.

La Tua Misericordia supera l'intelligenza degli Angeli e degli uomini messi insieme e, sebbene a me sembri che Tu non mi ascolti, tuttavia ho posto la fiducia nel mare della Tua Misericordia e so che la mia speranza non rimarrà delusa.

Soltanto Gesù sa quanto è pesante e difficoltoso compiere i propri doveri, quando un'anima è in quello stato di tormenti interiori, le forze fisiche sono ridotte e la mente è offuscata.

Nel silenzio del mio cuore ripetevo a me stessa: « O Cristo, per Te le delizie e l'onore e la gloria e per me la sofferenza.

Non m'attarderò nemmeno di un passo nel seguirTi, benché le spine mi trafiggano i piedi ».

Quando fui mandata a curarmi nella casa di Plock, ebbi la fortuna di ornare di fiori la cappella.

Il fatto accadde a Biala.80

Suor Teda non sempre aveva tempo e perciò spesso ornavo la cappella da sola.

Un giorno raccolsi le rose più belle per abbellire la camera di una certa persona.

Quando mi avvicinai al portico, vidi Gesù che era lì in piedi nel portico e mi domandò amabilmente: « Figlia Mia, a chi porti quei fiori? ».

Il mio silenzio fu la risposta al Signore, dato che in quel momento mi resi conto che avevo un attaccamento molto sottile per quella persona,81 di cui in precedenza non m'ero accorta.

Gesù scomparve immediatamente.

Io all'istante gettai quei fiori per terra ed andai davanti al SS.mo Sacramento col cuore pieno di riconoscenza per la grazia di aver conosciuto me stessa.

O Sole Divino, vicino ai Tuoi raggi l'anima nota anche i più piccoli granelli di polvere, che a Te non piacciono.

O Gesù, Verità Eterna, nostra Vita, invoco e mendico la Tua Misericordia per i poveri peccatori.

O Cuore dolcissimo del mio Signore, pieno di compassione e di insondabile Misericordia T'imploro per i poveri peccatori.

O Cuore Santissimo, Sorgente di Misericordia, dal quale scaturiscono raggi di grazie inconcepibili per tutto il genere umano, da Te imploro la luce per i poveri peccatori.

O Gesù, ricorda la Tua dolorosa Passione e non permettere che periscano anime redente col Tuo preziosissimo e santissimo Sangue.

O Gesù, quando considero il grande prezzo del Tuo Sangue, gioisco per il suo grande valore, dato che una sola goccia sarebbe bastata per tutti i peccatori.

Benché il peccato sia un abisso di cattiveria e d'ingratitudine, tuttavia il prezzo pagato per noi è assolutamente incomparabile.

Pertanto ogni anima abbia fiducia nella Passione del Signore, speri nella Misericordia.

Iddio non nega a nessuno la Sua Misericordia.

Il cielo e la terra possono cambiare, ma la Misericordia di Dio non si esaurisce.

Oh! quale gioia arde nel mio cuore, quando considero questa Tua incomprensibile bontà, o Gesù mio.

Voglio condurre ai Tuoi piedi tutti i peccatori, affinché lodino la Tua Misericordia per i secoli infiniti.

O Gesù mio, benché una notte buia mi circondi e nuvole oscure mi velino l'orizzonte, so tuttavia che il sole non si spegne.

O Signore, benché non Ti possa comprendere e non comprenda il Tuo operare, confido però nella Tua Misericordia.

Se questa è la Tua volontà, o Signore, che io viva sempre in tale oscurità, sii benedetto.

Una cosa soltanto Ti chiedo, o mio Gesù, non permettere che io Ti offenda in nessun modo.

O Gesù mio, Tu solo conosci la nostalgia e le sofferenze del mio cuore.

Sono lieta di poter soffrire almeno un po' per Te.

Quando sento che la sofferenza supera le mie forze, allora mi rifugio presso il Signore nel SS.mo Sacramento ed un profondo silenzio è il mio colloquio col Signore.

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72 La atta di Wilno è situata sul fiume Wilia. Dall'altra parte del fiume sulle colline coperte di boschi c'erano le stazioni della Via Crucis dette « Il Calvario ». Per indicare che si andava a fare la Via Crucis, si diceva che si andava « a fare il giro dei sentierini ». Dalla casa della congregazione di Antokol a Wilno, si poteva giungere al « Calvario » con un battello
73 Superiora a Wilno era M. Irene, Maria Krzyzanowska, nata il 25.XI.1889. Amò molto la gioventù ed era dedita con tutto l'animo al lavoro apostolico. Ricoprì gli incarichi di educatrice nell'istituto per le ragazze, di collaboratrice della maestra delle novizie, di superiora e di assistente della superiora generale. Dopo anni di lavoro compiuto con abnegazione morì a Wroclaw il 3 dicembre 1971
74 In considerazione del gran numero di persone che c'erano nella casa di Varsavia, i pasti per le educande venivano preparati nell'istituto, in una cucina a parte, nella quale lavoravano anche le educande ( nota 48 )
75

In base a questo testo ci è lecito supporre che il Signore abbia voluto mostrare in modo palpabile a Santa Faustina come ricompensa, il lavoro fatto per ubbidienza, con sacrificio e abnegazione. Su questo episodio, Sr. Regina Jawórska, che stava m noviziato con Santa Faustina, da testimone nel processo informativo sulla vita e le virtù di lei ha deposto quanto segue: « Quando verso la fine del noviziato la Santa venne a lavorare nella cucina dell'istituto, una volta, mentre scolava le patate da una grossa pentola, volevo aiutarla perché temevo che non avesse la forza né la pratica necessaria, ma essa si accinse all'incombenza con molta energia e la sbrigò da sola. Quando posò la pentola con le patate che fumavano, notai che guardava in quella pentola con un certo stupore. La cosa m'incuriosì ed avrei voluto sapere che cosa osservasse, ma alla mia domanda rispose: « Niente, niente sorella ». Quando dopo la morte della Santa venne letto a Walendów il suo diario, c'era fra gli altri un accenno anche a questo fatto… » (cfr. Summ., p. 326 § 997, ad 54)

76 Le suore che lavoravano in cucina, si alternavano ogni settimana nell'esecuzione dei vari lavori
77 L'intenzione pura (o "retta") » consiste nell'eseguire ogni azione per amor di Dio
78 Probabilmente era già l'inizio della tisi, ma i medici allora non la individuarono
79 M. Raffaella Buczynska ( nota 39 )
80 « Biala », ima località che si trova vicino a Plock, nota per la raffineria di petrolio, dove la congregazione aveva acquistato parte di una vecchia fattoria e vi aveva sistemato una casa di riposo per le suore e per le educande della casa di Plock.
L'abitazione delle suore si trovava in una piccola casa padronale attorniata da un giardino.
81 Santa Faustina aveva in mente probabilmente Don Pietro Trojanczyk (1887-1941) che allora si trovava a Biala per curarsi e dove nello stesso tempo fungeva da cappellano delle suore.
Dopo aver adornato la cappella, ella voleva probabilmente mettere dei fiori anche nella camera del cappellano. Don Trojanczyk nel 1941 venne deportato dai tedeschi nel lager di Dzialdów ed ivi ucciso (cfr. Mensile Pastorale, diocesi di Plock, a. 1949, n. 9)