Diario di M. Faustina Kowalska

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+ Riassunto generale

Non ci saranno mai case sfarzose, ma una modesta chiesetta e presso questa una piccola comunità, un piccolo gruppetto di anime, che sarà composto di non più di dieci elementi, oltre ad altri due che dovranno sbrigare le varie necessità della congregazione all'esterno e fare i vari servizi in chiesa.

Non porteranno un abito, ma vestiranno come i laici.

Avranno i voti, ma semplici e saranno strettamente sottomesse alla superiora, che starà dietro la grata.

Avranno parte a tutti i beni spirituali della congregazione, ma non ce ne potrà essere mai più di due, preferibilmente una.

Ogni casa sarà indipendente dall'altra, tuttavia per la regola, i voti e lo spirito saranno unite fra di loro nel modo più stretto.

In casi eccezionali però si potrà inviare una suora da una casa all'altra, come è possibile e, per la fondazione di una nuova casa, prendere alcune religiose, se è necessario.

Ogni casa sarà soggetta all'Ordinario del luogo.

Ogni religiosa abiterà in una cella a parte, tuttavia la vita si svolgerà in comune, si riuniranno assieme per la preghiera, per i pasti e la ricreazione.

Ogni religiosa che emette la professione, non vedrà più il mondo, nemmeno attraverso la grata, che verrà ostruita da un panno scuro, ed anche i colloqui saranno strettamente limitati.

Sarà come una persona morta, che il mondo non comprende e che non comprende il mondo.

Deve interporsi fra la terra e il cielo ed implorare incessantemente da Dio Misericordia per il mondo e forza per i sacerdoti, affinché le loro parole non risuonino invano ed affinché essi stessi riescano a mantenersi nella loro inconcepibile dignità - sebbene così esposti - senza alcuna macchia …

Non importa se di queste anime ce ne saranno poche, ma saranno anime eroiche.

Per le anime pusillanimi e deboli non ci sarà posto.

Fra di loro non ci sarà alcuna divisione in cori,4 né si divideranno in madri e mammine,5 né in reverende e reverendissime, ma saranno tutte uguali fra loro, anche se all'origine c'era fra loro una grande differenza.

Sappiamo chi era Gesù e come si è umiliato e con chi ha avuto rapporti.

Porteranno una veste uguale a quella che Egli ha portato durante la Passione, e non solo la veste, ma dovranno imprimere su di sé le impronte per le quali Egli si distinse, e queste sono: la sofferenza ed il disprezzo.

Ognuna dovrà tendere al massimo rinnegamento del proprio io e ad amare l'umiltà, e quella che si distinguerà maggiormente in questa virtù, sarà idonea a dirigere le altre.

Dato che il Signore ci ha fatte compagne della Sua Misericordia, anzi di più, dispensatrici, dobbiamo avere un grande amore per ogni anima, a cominciare dalle anime elette fino alle anime che ancora non conoscono Dio.

Con la preghiera e la mortificazione giungeremo fino ai paesi selvaggi, aprendo la strada ai missionari.

Ricorderemo che il missionario è come il soldato al fronte, che non può resistere a lungo se non è sostenuto da forza esterna che non partecipa direttamente alla battaglia, ma gli fornisce tutto ciò di cui ha bisogno.

Questo è rappresentato dalla preghiera.

Ognuna pertanto deve distinguersi per spirito di apostolato.

Mentre questa sera stavo scrivendo nella mia cella, ho udito questa voce: « Non uscire da questa congregazione, abbi pietà di tè stessa. Ti attendono grandi sofferenze ».

Mi sono girata in direzione della voce, ma non ho visto nulla ed ho continuato a scrivere.

Ad un tratto ho avvertito un sussurro e queste parole: « Appena esci, ti distruggeremo. Non ci tormentare ».

Quando ho guardato, ho visto molti brutti ceffi, ma appena ho fatto col pensiero il segno della croce, sono spariti tutti immediatamente.

Quanto è orribilmente brutto satana!

Povere le anime dannate, che debbono vivere in sua compagnia; la sola sua vista è più ripugnante di tutte le pene dell'inferno.

Dopo un momento ho udito questa voce nell'anima: « Non aver paura di nulla, non ti capiterà niente se Io non voglio ».

Dopo queste parole del Signore, una forza misteriosa è entrata nella mia anima e gioisco immensamente della bontà di Dio.

Il postulato.

Età richiesta per essere accolta.

Ogni persona dai quindici ai trent'anni può essere accolta.

In primo luogo bisogna badare allo spirito dal quale è animata una data persona ed al carattere e vedere se ha una volontà decisa ed il coraggio di seguire le orme di Gesù e questo con gioia ed esultanza, poiché Dio ama chi da gioiosamente.

Deve disprezzare il mondo e se stessa.

La mancanza della dote non sarà mai motivo di mancata accettazione.

Ci devono essere naturalmente tutte le formalità; non accogliere quando ci sono situazioni imbrogliate.

Inoltre non possono essere accolte persone melanconiche, propense alla tristezza, con malattie infettive, caratteri ambigui, sospettosi, inadatti alla vita religiosa.

Bisogna fare grande attenzione nella scelta dei membri, poiché basta una persona inadatta per mettere in subbuglio tutto un convento.

La durata del postulato. Il postulato durerà un anno.

In quel periodo una data persona dovrebbe vedere se quel tipo di vita le piace e se è adatto o meno a lei e nello stesso tempo la maestra deve controllare attentamente se quella data persona è adatta o meno a quel sistema di vita.

Dopo un anno, se risulta che ha buona volontà ed un sincero desiderio di servire il Signore, bisogna accoglierla in noviziato.

Il noviziato deve durare un anno senza alcuna interruzione.

Le novizie devono essere istruite sulle virtù che riguardano i voti e sull'importanza dei voti stessi.

La maestra deve mettere ogni impegno nel dar loro una solida formazione.

Le eserciti nell'umiltà, poiché solo un cuore umile osserva con facilità i voti e prova grandi gioie che Dio elargisce alle anime fedeli.

Non avranno l'impegno di un lavoro di responsabilità, in modo che possano dedicarsi liberamente al proprio perfezionamento.

Sono rigorosamente tenute ad osservare le regole e le norme in vigore, come del resto le postulanti.

Dopo un anno di noviziato, se la novizia si è mostrata fedele, si può ammetterla a pronunciare i voti per un anno; questi devono essere ripetuti per tre anni.

Allora può già avere incarichi di responsabilità, ma apparterrà al noviziato ed una volta alla settimana deve partecipare alle lezioni assieme alle novizie e gli ultimi sei mesi li passerà del tutto in noviziato, per prepararsi bene alla professione solenne.6

Per quel che riguarda il vitto, non faremo uso di carne.

Il vitto sarà tale che anche per questo i poveri non abbiano nulla da invidiarci.

Tuttavia nei giorni di festa ci potrà essere qualche differenza rispetto ai giorni normali.

Ci saranno tre pasti al giorno; osserveremo rigorosamente i digiuni nello spirito primitivo e soprattutto i due grandi digiuni.

Il vitto sia identico per tutte le suore, escludendo qualsiasi eccezione, in modo che la vita comunitaria sia osservata in tutta la sua integrità, sia per il vitto che per il vestiario, come per l'arredamento della cella.

Però se qualche suora si ammala, dovrà avere ogni miglior trattamento.

Per quanto riguarda la preghiera.

Un'ora di meditazione, santa Messa e santa Comunione, le preghiere, due esami di coscienza, l'ufficio,7 il rosario, la lettura spirituale, un'ora di preghiera durante la notte.

Per quanto riguarda l'ordine del giorno e l'orario, si può far meglio quando cominceremo a vivere secondo questo sistema.

Ad un tratto udii nell'anima queste parole: « Ti assicuro una entrata fissa con la quale vivrai.

L'impegno tuo è una totale fiducia nella Mia bontà, il Mio impegno è quello di darti tutto ciò di cui hai bisogno.

Divento Io stesso dipendente dalla tua fiducia; se la tua fiducia sarà grande, la Mia generosità non conoscerà limiti ».

Sul lavoro.

Come persone povere, eseguiranno da sole tutti i lavori che si debbono fare in convento.

Ognuna deve rallegrarsi se le capita un lavoro umiliante o contrario alla sua natura, poiché le sarà d'aiuto per la propria formazione interiore.

La superiora cambierà spesso le mansioni delle suore ed in questo modo le aiuterà a staccarsi completamente da quelle minuzie, alle quali le donne hanno una particolare tendenza ad affezionarsi.

In verità qualche volta mi vienE da ridere quando vedo coi miei occhi delle anime, che hanno lasciato cose veramente grandi, attaccarsi a delle cianfrusaglie che non valgono nulla.

Ogni suora starà per un mese in cucina, non escludendo nemmeno la superiora.

Provino tutte qualsiasi fatica può capitare in convento, abbiano tutte sempre retta intenzione in tutto, poiché al Signore le situazioni poco chiare non piacciono affatto.

Si accusino esse stesse delle mancanze esterne e chiedano la penitenza alla superiora; lo facciano in spirito di umiltà.

Si amino vicendevolmente di un amore superiore, di un amore puro, vedendo in ogni consorella l'immagine di Dio.

La caratteristica particolare di questa piccola congregazione è l'amore, e qui non restringano il proprio cuore, ma vi racchiudano il mondo intero, dando concreta testimonianza ad ogni anima per mezzo della preghiera secondo la propria vocazione.

Se secondo questo spirito saremo misericordiose, anche noi troveremo Misericordia.

Ognuna dovrebbe avere un grande amore per la Chiesa.

Come una brava figlia che ama la Madre prega per lei, così ogni anima cristiana deve pregare per la Chiesa, che per lei è Madre.

E che dire poi di noi religiose, che ci siamo impegnate in modo particolare a pregare per la Chiesa?

Quanto è grande dunque il nostro apostolato, sebbene sia così nascosto.

Queste piccole cose quotidiane saranno deposte ai piedi di Gesù come un'offerta di implorazione per il mondo.

Ma, affinché l'offerta sia gradita a Dio, deve essere pura e affinché l'offerta sia pura, il cuore deve liberarsi da ogni attaccamento naturale ed indirizzare tutti i sentimenti verso il proprio Creatore, amando in Lui tutte le creature, secondo la Sua santa volontà.

E se ognuna si comporta così, in spirito di fervore, apporterà gioia alla Chiesa.

Oltre ai voti vedo una regola importantissima, sebbene tutte siano importanti; metto tuttavia questa al primo posto, ed è la regola del silenzio.

Per la verità, se questa regola venisse osservata rigorosamente, sarei tranquilla anche per le altre.

Le donne hanno una grande propensione a parlare.

In verità lo Spirito Santo non parla alle anime distratte e ciarliere, ma per mezzo delle sue tacite ispirazioni parla alle anime raccolte, alle anime silenziose.

Se venisse osservato scrupolosamente il silenzio, non ci sarebbero mormorazioni, amarezze, maldicenze, chiacchiere, non verrebbe maltrattato l'amore del prossimo, in una parola molte mancanze verrebbero evitate.

Una bocca silenziosa è oro puro e da testimonianza della santità interiore.

Ma ora desidero parlare subito della seconda regola, cioè del « parlare ».

Tacere quando si deve parlare è un'imperfezione e talvolta anche un peccato.

E perciò tutte devono partecipare alla ricreazione, e la superiora non esoneri le suore dalla ricreazione, se non per un motivo molto importante.

La ricreazione sia allegra nello spirito di Dio.

Durante la ricreazione c'è la possibilità di conoscersi a vicenda; ognuna esprima la propria opinione con semplicità per l'edificazione delle altre, e non per una qualche superiorità, oppure, Dio ne scampi, per bisticciare.

Ciò sarebbe contrario alla perfezione ed allo spirito della nostra vocazione che deve distinguersi per l'amore.

Due volte al giorno ci sarà una ricreazione di mezz'ora.

Se qualche suora ha infranto il silenzio è tenuta ad accusarsi subito alla superiora ed a chiedere la penitenza; e la superiora per tale mancanza dia una penitenza pubblica, poiché se si comporterà diversamente, dovrà rispondere essa stessa davanti al Signore.

Sulla clausura.

Nei locali delimitati dalla clausura non potrà entrare nessuno, senza una speciale autorizzazione dell'Ordinario e ciò in casi eccezionali, come l'amministrazione dei sacramenti alle ammalate o l'assistenza e la preparazione alla morte o in occasione di funerali.

Può capitare anche l'assoluta necessità di fare entrare dentro la clausura qualche operaio per riparazioni da fare nel convento, ad ogni modo occorre ottenere prima una chiara autorizzazione.

La porta che conduce dentro la clausura deve essere sempre chiusa e la chiave deve averla solo la superiora.

Dell'andata in parlatorio.

Nessuna suora può andare in parlatorio senza un permesso speciale della superiora e la superiora non deve concedere permessi per andare di frequente in parlatorio.

Coloro che sono morte per il mondo, non devono ritornarvi nemmeno con colloqui, ma se la superiora ritiene opportuno che una suora vada in parlatorio, si attenga alle seguenti norme: accompagni essa stessa quella suora, e se non può, incarichi una sua sostituta, la quale è obbligata alla discrezione e non riferirà quello che ha ascoltato in parlatorio, ma informerà di tutto la superiora.

I colloqui devono essere brevi, a meno che un riguardo per la persona non li prolunghi un po', ad ogni modo non deve mai venire scostato il panno della grata, se non in casi eccezionali, come può capitare in seguito ad una insistente richiesta del padre o della madre.

Delle lettere.

Ogni suora può inviare lettere sigillate all'Ordinario dal quale dipende la casa.

All'infuori di ciò, per ogni lettera chiederanno il permesso e la consegneranno aperta alla superiora, e la superiora deve regolarsi con spirito d'amore e con prudenza.

Essa ha il diritto d'inviarla o di trattenerla, secondo quello che sarà per la maggior gloria di Dio, ma desidererei tanto che questi scritti ci fossero il più raramente possibile.

Aiutiamo le anime con la preghiera e la mortificazione e non con gli scritti.

Sulla confessione.

I confessori per la comunità, sia quello ordinario, che quello straordinario,8 li assegna il Vescovo.

Ci sarà un confessore ordinario che ascolterà le confessioni di tutta la comunità una volta la settimana.

Il confessore straordinario verrà ogni tre mesi ed ogni suora è tenuta a presentarsi a lui, anche se non intende fare una vera confessione.

Sia il confessore ordinario che quello straordinario non rimarranno in carica oltre i tre anni.

Alla fine del triennio ci sarà una votazione segreta ed in base a questa la superiora sottoporrà la richiesta delle suore all'Ordinario.

Ad ogni modo il confessore può essere confermato per un secondo ed anche per un terzo triennio.

Le religiose si confesseranno vicino alla grata chiusa.

Anche le conferenze che verranno tenute alla comunità, si svolgeranno attraverso la grata coperta da un panno scuro.

Le suore non parleranno mai fra di loro della confessione e dei confessori; preghino piuttosto per loro, affinché Dio li illumini nel dirigere le loro anime.

Della santa Comunione.

Le suore non parlino del fatto che una si accosta più di rado e un'altra più spesso alla santa Comunione.

Si astengano dall'emettere giudizi su questa materia, su cui non hanno diritto di parlare.

Ogni giudizio in merito appartiene esclusivamente al confessore.

La Superiora può interrogare una data suora, però non al fine di conoscere il motivo per cui non si accosta alla santa Comunione, ma allo scopo di facilitarle la confessione.

Le superiore non si azzardino ad entrare nell'ambito della coscienza delle suore.

La superiora può disporre che qualche volta la comunità offra la Comunione per una determinata intenzione.

Ogni suora deve preoccuparsi della massima purezza dell'anima, in modo da poter accogliere ogni giorno l'Ospite divino.

Una volta che ero entrata in cappella, vidi i muri di una casa mezzo scombinata:9 le finestre erano prive di vetri, la porta non era ultimata, c'era solo l'intelaiatura.

Tutto ad un tratto sentii nell'anima queste parole: « Qui deve stare quel convento ».

Per la verità non mi piacque molto che dovesse sorgere lì, fra quelle rovine.

Giovedì.

Mi sono sentita molto sollecitata a dare inizio al più presto all'opera, secondo il desiderio del Signore.

Quando mi sono accostata alla santa confessione, ho anteposto una mia opinione all'opinione del confessore.

In un primo momento non mi sono resa conto della cosa, ma mentre facevo l'ora santa ho visto Gesù nell'aspetto che ha nell'immagine, il quale mi ha detto che tutto ciò di cui parla con me e quello che mi chiede, debbo comunicarlo al confessore ed alle superiore.

« E fa' soltanto quello per cui ottieni il permesso ».

E Gesù mi ha fatto conoscere quanto poco Gli piaccia un'anima che agisce di proprio arbitrio.

In quell'anima ho riconosciuto me stessa.

Ho scorto in me quest'ombra di spirito arbitrario, mi sono gettata nella polvere10 davanti alla Sua Maestà e col cuore spezzato Gli ho chiesto perdono.

Gesù però non ha permesso che rimanessi a lungo in quello stato d'animo, ma un Suo sguardo divino ha riempito la mia anima di una gioia così grande, che non ho parole per esprimerla.

Gesù poi mi ha fatto sapere che debbo interrogarlo di più e consigliarmi con Lui.

In verità quanto è dolce lo sguardo del mio Signore, il Suo occhio penetra nella mia anima fin negli angoli più segreti; c'è intesa fra il mio spirito e Dio senza pronunciare nemmeno una parola, sento che Egli vive in me e io in Lui.

All'improvviso vidi quell'immagine in una piccola cappellina sconosciuta e vidi che quella cappellina in un attimo divenne una chiesa grande e bella e in quella chiesa vidi la Madonna col Bambino in braccio.

Ad un tratto il Bambino scomparve dalle braccia della Madonna e vidi l'immagine viva di Gesù crocifisso.

La Madonna mi disse di comportarmi come Lui, che, nonostante le gioie, aveva sempre guardato intensamente la croce ed aggiunse che le grazie che Iddio mi concedeva non erano soltanto per me, ma anche per le altre anime.

Il Bambino Gesù che vedo durante la santa Messa, non è sempre identico; talvolta è molto esultante e altre volte non guarda affatto verso la cappella.

Ora il più delle volte è lieto, quando celebra la santa Messa il nostro confessore.

Sono rimasta enormemente stupita nel vedere quanto lo ami il Bambino Gesù.

Qualche volta lo vedo con la fascia colorata.

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4 Diario, Q. 1, nota 124
5 Secondo le Costituzioni della congregazione, a quel tempo, il titolo di « Madre » spettava ai membri della direzione generale e a tutte le superiore delle case.
Per creare un'atmosfera più familiare negli istituti di educazione diretti dalla congregazione, usavano il titolo di « Madre » anche le educande nei confronti delle loro istitutrici (cfr. Cost. Congr.)
6 Nella CSBVMM le suore fanno i voti semplici. Nella congregazione proposta da Santa Faustina le suore dovevano fare i voti solenni.
La differenza fra i voti semplici e quelli solenni risulta evidente negli effetti dei voti stessi. Ad esempio: col voto di povertà il religioso rinuncia ai beni temporali e se si tratta di voto solenne si priva completamente della proprietà e della facoltà di acquistare beni.
Emettendo invece i voti semplici, se ne priva in parte, conservando la proprietà dei beni e la capacità di acquistarne altri; rinuncia solo al diritto di disporre dei beni temporali.
Il voto di castità impedisce di contrarre matrimonio o di fare uso lecitamente del matrimonio contratto. Il matrimonio contratto dopo la professione di voti semplici è illecito, ma valido, mentre il matrimonio dopo la professione solenne è illecito e invalido.
Il voto solenne di ubbidienza da ai superiori il diritto irrevocabile di invalidare gli atti giuridici del religioso, mentre col voto semplice il superiore non ha questo diritto e il religioso, se pure illecitamente, ma validamente può stipulare atti giuridici (Cfr. Don Baczkiewicz C. M., « II Diritto Canonico », parte n, Titolo VII, 745-747)
7 Alla recita dell'ufficio sono tenute tutte le suore, sia di professione perpetua che temporanea
8 Il Diritto Canonico prevedeva che l'Ordinario del luogo ( il Vescovo ) assegnasse a ciascuna casa di religiose anche un confessore straordinario, che doveva recarsi in quella data casa almeno quattro volte l'anno, per ascoltare le confessioni e davanti al quale dovevano presentarsi tutte le religiose, se non per confessarsi, almeno per ricevere la benedizione.
Questa prescrizione aveva lo scopo di assicurare libertà di coscienza a quelle suore che avevano bisogno di un altro confessore al posto di quello ordinario
9 Santa Faustina ebbe la visione della casa destinata a sede della nuova congregazione.
Era una casa situata a Wilno in Via S. Anna 12, completamente distrutta.
Il confessore della Santa, Don Michele Sopocko, la restaurò a proprie spese con l'intenzione di sistemarvi la nuova congregazione. Le operazioni belliche però impedirono la realizzazione di questo progetto (Cfr. L. MS., 3.m.l972)
10 È la rappresentazione visiva dell'atto che Santa Faustina compì nella consapevolezza della propria colpa