La storia della Chiesa

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II. Bonifacio

Il discepolo e compagno di S. Villibrordo doveva superare il maestro.

Bonifacio è colui che ha esteso, purificato e organizzato la Chiesa in Germania e nel regno franco occidentale.

1. a) Vinfrido ( così si chiamava ) era nato verso il 672 ( forse da nobili anglosassoni? ).

Ancora fanciullo indossò l'abito di san Benedetto.

All'età di 40 anni lasciò il chiostro per darsi all'attività missionaria alla quale dedicò poi ancora quasi 40 anni di vita.

Un primo viaggio nella Frisia dove, dopo il lavoro di Villibrordo, credeva di trovare un fecondo punto di partenza per i suoi tentativi di conversione, restò senza successo.

Proprio allora infatti, nel 716, il pagano duca dei Frisoni, Radbodo, aveva riconquistato la Frisia soggetta ai Franchi cristiani.

Un secondo viaggio portò Vinfrido dall'Inghilterra direttamente a Roma.

Qui nel 719 Papa Gregorio II, dopo avergli conferito il nome romano di Bonifacio ( nome di un martire della Cilicia ), lo accolse nella famiglia pontificia ( anche se non ancora in senso giuridico ) e lo inviò in Germania con il mandato generale di evangelizzare ( fino al 721 tra i Frisoni con Villibrordo; 722 nell'Assia; fondazione di un primo monastero: Amoneburg ).

b) Bonifacio, come in genere tutti i monaci dei monasteri anglosassoni, era profondamente impregnato dello spirito del suo popolo.

Di conseguenza egli, « nuovo » sassone, si sentiva fortemente attratto dai compagni di stirpe del continente, dai Sassoni.

Anche se non riuscì a evangelizzare questa stirpe ( poiché Papa Gregorio III nel 737-38 accortamente non acconsentì al suo piano che tendeva a questo fine ), la missione dei Sassoni restò tuttavia per tutta la vita il suo grande ideale, a cui fu dedicata in modo speciale la sua preghiera e quella dei suoi compagni.

Le sue molteplici attività missionarie vanno considerate, in gran parte, come tappe preparatorie sulla via verso i Sassoni.

2. a) In un secondo viaggio a Roma nel 722 Bonifacio prestò a Gregorio II un giuramento di fedeltà,152 quale finora solo i vescovi dei dintorni di Roma erano tenuti a prestare al Papa, e fu consacrato vescovo missionario ( senza sede fissa ).

b) Ora iniziano i grandi successi.

Presso Geismar, la quercia di Donar cade sotto le mani del missionario; un vero giudizio di Dio agli occhi dei pagani stupefatti.

La missione dell'Assia ebbe il suo coronamento nella fondazione del monastero di Geismar.

Col 724 la vera e propria evangelizzazione dei pagani può considerarsi conclusa.

Seguì il tentativo di purificare e rinvigorire la vita cristiana.

Nell'Assia, ancor più in Turingia, erano rimasti dei cristiani di tempi precedenti.

Ma il livello di questo Cristianesimo incompleto o abbandonato a se stesso era paurosamente basso nella sua rozza realizzazione che si manifestava anche in varie forme di paganesimo e di superstizione.

Anche contro il clero depravato ivi precedentemente installatesi, al quale nell'interno del regno dei Franchi corrispondevano vescovi-possidenti sposati dello stesso stampo, Bonifacio ebbe da combattere, allora e poi, per tutta la vita.

c) Con la collaborazione di una schiera di coadiutori provenienti dall'Inghilterra ( fra gli altri Luilo, Burcardo ), ai quali si aggiunsero scelti elementi di monasteri femminili inglesi ( santa Teda; santa Lioba, parente e amica del santo ), Bonifacio compì a Est del Reno e nella odierna Franconia l'opera di evangelizzazione erigendo monasteri ( anche monasteri femminili: Tauberbischofsheim, Kitzingen e Odhsenfurt che divennero i primi istituti cristiani per l'educazione delle fanciulle in Germania ).

La vastità del suo campo di lavoro lo costrinse, con suo grande dispiacere, a impiegare anche religiosi non sufficientemente istruiti.

3. Alla Corte pontificia nel frattempo si era riconosciuta l'importanza delle opere di Bonifacio elevandolo ad arcivescovo ( 732 ), senza però assegnargli una arcidiocesi.

Un terzo viaggio a Roma nel 738-739, servì ad elaborare un preciso programma per il lavoro successivo.

Si trattava soprattutto di organizzare la Chiesa.

Il lavoro fu iniziato, con l'aiuto del duca di Baviera Odilo, nella Chiesa bavarese.

Nonostante l'attività di Ruperto di Worms a Salisburgo, di Emmerano a Ratisbona e di Corbiniano a Frisinga, a quel tempo nella Chiesa bavarese c'era un solo vescovo: a Passavia.

Bonifacio divise la Chiesa bavarese in quattro vescovadi ( Salisburgo, Passavia, Frisinga e Ratisbona ).

Più tardi s'aggiunse Eichstàtt.

Nuovi monasteri divennero il punto di irradiazione di vita religioso-ecclesiale.

Sinodi provinciali aiutarono a togliere gli inconvenienti e a promuovere il bene.

Nel vero e proprio regno dei Franchi Bonifacio potè iniziare l'organizzazione ecclesiastica erigendo nuove diocesi solo dopo la morte di Carlo Martello ( 741 ) sotto il patrocinio di Carlomanno e di Pipino, anche se un po' meno fervoroso quest'ultimo per la Chiesa.

Nell'Assia-Turingia istituì i vescovadi di Wiirzburg, Erfurt e Bùraburg ( 742 ).

Per, essi chiese, ciò che non era mai successo finora, delle bolle esplicite di conferma da parte del Papa.

Per quanto dunque stava in lui, Bonifacio trasferì il vincolo personale col Papa, che egli aveva contratto con il giuramento di fedeltà del 722, alla Chiesa franca ed estese così la giurisdizione del Papa a questa Chiesa; un fatto di imprevedibile importanza.

Bonifacio era diventato veramente il Primate del regno franco-orientale ( Austrasia ).

Cosa che si manifestò soprattutto nella parte decisiva che egli ebbe nel primo concilio franco-orientale dell'anno 743 ( il cosiddetto Concilium Germanicum, convocato da Carlomanno che pubblicandole conferì anche forza di legge alle sue risoluzioni ).

Qui egli fece prestare ai vescovi giuramento di fedeltà al Papa: un ulteriore ampliamento della giurisdizione pontificia.

Ai monasteri fu imposta l'introduzione della regola di san Benedetto; l'educazione del clero e dell'episcopato che, secondo le descrizioni fatte dal Santo nelle sue lettere, era in gran parte incredibilmente degenerato, fu saldamente regolato ( divieto di caccia e del servizio di guerra ).

I beni delle chiese dovevano esser restituiti ( ciò che però non accadde ).

4. In seguito, la sfera d'azione del Santo si allargò ulteriormente.

Attraverso il Concilio di Soissons del 744 e il primo sinodo di tutta la Chiesa franca del 745, Bonifacio appare ( naturalmente soltanto con l'approvazione del maggiordomo ) anche come capo supremo della Chiesa di Neustria e, attraverso le risoluzioni del concilio, come suo riformatore.

Ma l'introduzione della costituzione metropolitana, allora espressamente decisa, fallì, nonostante i negoziati in proposito col Papa avessero sortito un esito positivo, a causa della resistenza del vecchio episcopato franco.

Anche Bonifacio stesso non divenne, come era stato stabilito, metropolita con sede a Colonia, ma ricevette il vescovado di Magonza ( 746 ).

Bonifacio, nei suoi severi provvedimenti contro mèmbri indegni del clero, incontrò naturalmente anche delle opposizioni.

I vescovi franchi residenti, perlopiù sposati, attaccati al denaro, al piacere e al potere, si dimostrarono suoi oppositori dai primi anni fino al termine della vita del missionario.

Egli non riuscì a superare in tutto l'opposizione, ma aveva iniziato la riforma e l'organizzazione canonica con tanta lungimiranza che esse poterono continuare ugualmente a svilupparsi organicamente.

Il suo scopo, quello di rinnovare la Chiesa della Germania e della Gallia e, secondo le tradizioni della Chiesa della sua patria fondata da Roma, di collegarla col suo centro voluto da Dio, fu raggiunto.

In un sinodo del 747 egli poteva far annunciare dai vescovi franchi che « essi avevano deciso di mantenere ben salda l'unità con la Chiesa romana e la sottomissione ad essa ».

5. Come vivaio e scuola modello per tutta la Germania, Bonifacio fondò nel 746 il monastero di Fulda, al quale diede come abate il bavarese Sturm e per il quale egli ottenne, mediante indulto papale, esenzione totale nel senso di indipendenza canonico-ecclesiastica da ogni vescovo diocesano ( un altro notevole ampliamento del potere pontificio nella Chiesa nazionale franca ).153

Il monastero di Fulda ( come quelli inglesi ) era anche un centro di cultura.

Fulda divenne la gioia del vecchio missionario e un centro di attività religiosa, economica, scientifica e artistica.

A. Fulda fu poi anche sepolto, quando, ritornando all'oggetto del suo primo amore e avendo intrapreso un viaggio missionario nella Frisia ( il suo vescovado di Magonza lo aveva affidato al suo discepolo Lutto ) nel 754 all'età di circa 80 anni assieme ai suoi compagni ebbe a trovare il martirio.

6. Il titolo onorifico di « apostolo dei Tedeschi » è stato contestato a san Bonifacio negli ultimi decenni.

Il concetto di « tedeschi » non si confa effettivamente ai Germani evangelizzati da Bonifacio; egli non fu neppure l'unico ad aver portato la luce del Vangelo a quelle stirpi dalle quali derivò poi il popolo tedesco; oltre a ciò egli è missionario in un periodo in cui il compito dell'evangelizzazione già da tempo non aveva più prevalentemente di mira i pagani.

Ma il titolo ha tuttavia la sua ragione:

a) per prima cosa è rilevante il territorio nel quale il Santo evangelizzò i pagani ( parti della Frisia, Assia, Turingia );

b) e poi, purificando e ravvivando centri ecclesiastici precedenti, egli ha intrapreso un'opera decisiva;

c) attraverso l'organizzazione ecclesiastica egli, per primo, ha reso tutta la Chiesa franca veramente e stabilmente vitale,

d) E finalmente la cosa più importante:

1) egli ha inculcato nuovamente, in maniera profonda e indelebile, l'ideale cristiano e più precisamente quello sacerdotale, secondo le norme della Chiesa antica, nella coscienza della Chiesa franca;

2) tutto il suo lavoro fu, come egli stesso ebbe a dire, una « legatio romana », egli lavorò esplicitamente come vicario del Papa.

Vale a dire egli si è spinto fino al centro della Chiesa;154 soltanto così ha potuto dare un sostegno alle deboli Chiese territoriali.

Che Bonifacio « quale legato del Papa nella Chiesa tedesca da lui guidata abbia rafforzato l'influenza di Roma, può essergli rimproverato soltanto da chi abbia una mentalità antistorica » ( Heussi ).

Con ciò infatti « egli ha … dato sia alla cristianità tedesca che a tutta la cristianità occidentale quell'impulso vitale decisivo, potente e fecondo, dal quale scaturì lo splendore della Chiesa e con esso la civiltà del Medioevo » ( Sohm ).

Non va dimenticato, naturalmente, che Bonifacio dovette compiere tutto il suo lavoro di riforma in un settore caratterizzato spiccatamente dalle Chiese territoriali.

Carlomanno e Pipino infatti consideravano la riforma come cosa assolutamente loro.

Le dichiarazioni fatte dal maggiordomo d'Austrasia nel 743 al Concilium Germanicum e quelle di suo fratello Pipino nel 744 a Soissons esigono quest'interpretazione.

I vescovi riuniti fungono da consiglieri, il maggiordomo promulga i decreti conciliari nei suoi capitularia come legge.

In linea con questa impostazione, anche personalità secolari partecipavano al Concilio.

7. Dando uno sguardo retrospettivo alla situazione morale-religiosa esistente nel regno dei Franchi prima di Bonifacio ( § 37 ), possiamo ben apprezzare il suo lavoro anche per il regno occidentale: la riattivazione dei sinodi, i suoi provvedimenti contro costumi pagani, l'insediamento di vescovi desiderosi di riforma e non per ultimo il suo tentativo di istituire degli arcivescovi.

Questi ottenevano il loro potere ricevendo il « palio » direttamente dal Papa.

Ciò dette origine a collegamenti regolari e frequenti col difensore più importante, e rivestito di maggiore autorità, delle idee della Chiesa antica, e con il centro del pensiero e dell'azione della Chiesa universale: come abbiamo già visto, un aiuto essenziale per giungere all'unità occidentale, tanto ambita e necessaria per un sano sviluppo del Cristianesimo.

Tutto questo però non significa ancora che le stirpi evangelizzate da Bonifacio nella loro maggioranza siano state convenite ad un Cristianesimo pieno secondo la rivelazione evangelica.

Anche stando alle tarde dichiarazioni del Santo, per la situazione morale-religiosa del suo gregge vale più o meno lo stesso giudizio risalente all'anno 742: « I popoli della Germania sono in certo qual modo smossi ed avviati ».

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152 In questo giuramento, « a tè, santo apostolo Pietro e al tuo successore … Gregorio e ai suoi successori …, per questo tuo santo corpo» egli non promise soltanto la fede e l'unità cattolica, fedeltà e obbedienza al successore di Pietro, ma anche « di non accomunarsi a traviati » e di tenere minuziosamente informata Roma.
Se avesse agito contro questa promessa, si sarebbe ritenuto colpevole del giudizio eterno e del castigo di Anania e Saffira.
Questa dichiarazione di giuramento « l'ho scritta di mio pugno … e come è d'uso deposta sul santo corpo di san Pietro e giurata dinanzi a Dio, giudice e testimone ».
È simbolico per le intenzioni politico-ecclesiastiche del missionario germanico, che pure pensava ( e doveva agire ) in maniera così decisamente ecclesiastico-universale, che abbia tralasciato dalla formula di giuramento il riferimento, altrimenti usuale, al diritto romano e all'Imperatore romano d'Oriente.
153 Prima di Fulda già Bobbio, il monastero di Colombano, ebbe il privilegio dell'esenzione; ma qui si era trattato di assicurare la vita monastica da eventuali attacchi esterni ( secondo il modello irlandese ).
154 Questo anche in una maniera umano-personale: « Qualunque gioia o dolore io incontrassi, ero solito comunicarla al Sommo Sacerdote successore degli Apostoli ».