Fratel Teodoreto ( Prof. Giovanni Garberoglio )

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A servizio di tutti

Chi ha conoscenze e influenza è spesso pregato di metterle a servizio dell'uno o dell'altro.

Le richieste, in taluni casi, sono tante e tali, da diventare un vero impegno, da richiedere tempo e fatica e ... faccia tosta, se si vogliono assecondare tutte.

Fratel Teodoreto, conosciutissimo e stimatissimo in Torino, fu assai sovente richiesto di appoggio, di aiuto, di spinte, di agevolazioni in pratiche burocratiche, ecc.

E considerò tutto questo come occasione preziosa di far piacere al prossimo e al Signore.

Sapeva anzi portarsi con tale contegno che il beneficato pareva essere Lui.

Eppure pagava di persona.

Ecco una sua lettera ad un Confratello addetto ai servizi temporali, che gli aveva chiesto di aiutarlo a far ricoverare la mamma vecchia e impotente.

La narrazione è monotona e quasi squallida; par di sentire la cadenza dei passi fatti inutilmente, sebbene senza rimpianto per sé.

Eppure tali passi erano stati molti, se da Grugliasco, dove si trovava, era andato al Cottolengo, alle Suore dei Poveri Vecchi di Corso Francia, al R. Ospizio di Carità del Corso Stupinigi, al Ricovero dei poveri di Corso Casale: come a dire ai quattro cantoni di Torino.

Seguiamolo nella pia pellegrinazione: 

Carissimo Fr. G.,

sono stato al Cottolengo per raccomandare l'accettazione della sua cara mamma, proprio all'Ufficio del Signor Padre Generale; ma hanno già centinaia di domande che aspettano il posto, quindi non è possibile.

Mi sono recato dalle Piccole Suore dei poveri vecchi in Corso Francia, e anche là ho avuto la stessa risposta.

Sono andato al R. Ospizio di Carità in Corso Stupinigi, dove i posti gratuiti sono tutti occupati.

Nei posti a pagamento richiedono L. 4.000 e cinquanta al mese, e un aumento se va in infermeria.

Mi sono recato al Ricovero dei poveri in Corso Casale, dove richiedono L. 5.000 al mese, con il versamento di L. 3.000 per garanzia, però senza nessuno che assista la paziente per aiutarla ad alzarsi e a camminare.

Mi rincresce di non poterLe dare buone notizie.

Sono però sempre a Sua disposizione, per tutto quello che Lei mi dirà di fare...".

Sentiamo, dal Rev. Don Giovanni Deambrogio, Cappellano di Rivalta Torinese, un bel giudizio, con la documentazione di due esempi:

"Non ho mai trovata una persona desiderosa, come Fratel Teodoreto, di far piacere agli altri.

Godeva visibilmente nel rendere un servizio e lo rendeva con una sua maniera particolare!

Ciò che gli si chiedeva era sempre per Lui cosa insignificante, facile!

Qualunque altro avrebbe fatto meglio di lui, ma però Egli vi si prestava di buon grado.

Eccone due esempi:

1°. Nel 1924, occorrendomi d'urgenza il passaporto, mi recai dal Direttore della Scuola di Santa Pelagia, perché mi aiutasse...

Mi disse subito che era spiacente di non poter fare personalmente nulla al riguardo...

"Ma - aggiunse - le manderò il Fratel Teodoreto; se potrà lo farà volentieri!

Solo la prevengo che oggi è molto occupato...".

Pochi minuti dopo io ero davanti al Fratel Teodoreto, che vedevo per la prima volta.

La sua bella figura, il suo sguardo buono mi fecero impressione.

Mi baciò la mano e mi disse sorridendo: "Sono a Sua disposizione; oggi ho poco da fare!

Andremo in questura e speriamo che il Signore ci aiuti".

La sera stessa ritornavo a Rivalta col mio passaporto in regola".

2°. Molti anni dopo, gli scrissi per una povera donna, che non riusciva a ottenere la pensione di invalidità.

Mi rispose: "Venga pure a Torino, andremo insieme alla Previdenza Sociale.

Io sono quasi sempre disoccupato".

Quando andai a Torino, Egli aveva già espletata la pratica.

Noi, che abbiamo vista l'attività del Fratel Teodoreto, non sappiamo che cosa ammirare di più, se l'umiltà o la carità in quelle frasi; "Ho poco da fare", "sono quasi sempre disoccupato!".

Quanto a me, che fedelmente trascrivo, ammiro e l'umiltà e la carità, e sento di trovarmi realmente dinanzi alla grande, alla eroica virtù, quando penso che domande del genere a Fratel Teodoreto ne venivano rivolte sovente: ognuno forse una volta sola lo disturbava, ma chi non sa che i molti uno fanno degli assai? ...

Ho qui una relazione minuta della diligenza con cui seguì una pratica affidatagli da un Fratello, quando gli sarebbe stato tanto facile sottrarvisi.

Ma questi sono gli argomenti ai quali ricorrono i cristiani tiepidi, e non quelli che intendono amare « come Gesù ci ha amati ».

Mette proprio conto leggersi l'intera pagina nei suoi particolari così significativi:

"Pochi mesi prima della morte del Fratel Teodoreto, un mio congiunto, desideroso di trovare impiego presso una grande industria cittadina, mi pregò di facilitargli l'accesso.

Informatomi, seppi che uno dei dirigenti di quel complesso industriale era in cordialissimi rapporti di amicizia con Fratel Teodoreto.

Lo pregai di una presentazione.

Il Fratel Teodoreto era a letto, appena convalescente dal colpo che lo aveva offeso nell'inverno.

Appena conobbe la mia richiesta, barcollando, a passo malfermo, si recò al telefono, con tale ansia per accontentarmi, che mi colpì profondamente.

Poi, nonostante il progressivo irrigidimento delle mani e la difficoltà a connettere i pensieri, mi stese faticosamente una raccomandazione in iscritto.

Gli chiesi di accompagnare con qualche preghiera la mia pratica; e subito Egli ( sempre con passo faticoso ) si recò in Cappella a pregare.

Tutte le volte che mi vedeva poi nei giorni seguenti mi chiedeva, con un interessamento così vivo da parer quasi venato d'affanno, l'esito della pratica.

E sempre, nel congedarmi, un largo, affettuoso, sereno sorriso di speranza.

Tanta sollecitudine in un vecchio quasi completamente demolito dal male e dagli anni, unicamente per compiacere alla richiesta di un Confratello a Lui pressoché sconosciuto, in un argomento a Lui affatto indifferente, mi ha profondamente commosso.

C'era una gran fiamma di carità che traluceva così viva attraverso alle sue membra ormai fiaccate dalla prossimità della morte". ( Fr. Enrico Nicolò ).

Qualche volta il piacere di cui si è richiesti non è di gran conto: non c'è la fame, la malattia, la disoccupazione a cui rimediare.

Si tratta proprio solo di compiacere, prestandosi ad esempio a far da ciceroni benevoli a visitatori sconosciuti e più o meno interessati.

Il collegio San Giuseppe di Torino è uno dei luoghi di passaggio obbligato, diremo, per molti Fratelli che, giungendo dalla frontiera di Modane, si recano a Roma o viceversa.

E talvolta la richiesta cade proprio in momenti tutt'altro che opportuni.

La carità del tempo è, per le persone occupate, quella che costa di più.

Se Fratel Teodoreto non aveva un preciso impegno che glielo impedisse, non lasciò mai indovinare il suo disagio.

Un caso fra molti, che può valere per tutti.

chi racconta è il Fr. Oliviero:

"Quando nel 1948 venni per la prima volta a Torino, desiderando conoscere l'Opera di Gesù Crocifisso chiesi al Fratel Teodoreto di darmene qualche particolare.

Lo trovai solo presente in sala comune.

Fece la sua adorazione, e si mise a mia disposizione per farmi visitare la Chiesa ove Fra Leopoldo ebbe le sue visioni, dandomene tutti i particolari.

Poi mi accompagnò alla Casa della Carità, allora in costruzione, e assai lontana.

Nel pomeriggio, desiderando io visitare la Casa di Grugliasco e chiedendogli solo qualche indicazione per recarmi colà, volle accompagnarmi, nonostante le mie proteste.

Era il mese di Agosto: faceva caldo! Certo quel viaggio non fu per Lui una passeggiata.

Più tardi lo rividi parecchie volte a Rivalta, ove il Fratel Direttore lo chiamava per edificare con la sua sola presenza i Fratelli Novizi; sempre lo stesso, nonostante la vecchiaia, la sordità; sereno, pregava e non disturbava nessuno".

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