Fratel Teodoreto ( Prof. Giovanni Garberoglio )

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Per le vocazioni lasalliane

Potrebbe mai un buon Fratello non desiderare che si accresca la posterità del de La Salle, dalla « Sequenza » proclamata già numerosa come l'arena del mare, e pure troppo scarsa al gran numero di Opere che sollecitano il suo intervento?

Difatti Fratel Teodoreto fu sempre un fervido zelatore di vocazioni religiose.

Nel suo largo cuore non c'era posto solo per le vocazioni al proprio Istituto, benché queste lo allietassero in modo particolare.

Il Fr. Dr. Antonio poté, col suo aiuto, rintracciare un gran numero di belle vocazioni, uscite dalla Scuola di santa Pelagia: più di duecento!

E non poche di queste c'era entrata la mano di Fratel Teodoreto.

Fu Lui ad istituire, mentre era Direttore ( 1920-1926 ), a Borgo Dora e nei cinque Quartieri allora dipendenti da Santa Pelagia, un ritiro minimo mensile per i ragazzi delle quarte e quinte, che vi aderissero liberamente.

« C'era una meditazioncina,  - precisa Fr. Agostino - una lettura spirituale, ogni cosa ben scelta e adatta a ragazzetti decenni, la recita della Corona e la Divozione alle cinque Piaghe.

Tutti si esauriva nella mattinata, con vivo senso di opportunità  e di discrezione; e ne vennero, come Egli aveva sperato, delle belle vocazioni a vari Istituti religiosi e all'Unione del SS. Crocifisso ».

Ci sapeva veramente fare, senza peraltro mai strafare.

Vediamolo in autentiche testimonianze delle sue personali conquiste.

Il Fratel Fulgenzio racconta:

"In quinta elementare Fratel Teodoreto venne a trovarci più volte e a parlarci della vocazione.

Alla fine dell'anno ci condusse anche in passeggiata fino a Grugliasco.

Nel far una visita alla Cappella, c'invitò a pregare affinché Dio facesse sentire la sua voce; e, finita la preghiera comune, ci lasciò alcuni minuti in silenzio.

Certamente in quell'istante partì dal suo cuore qualche supplica particolarmente infuocata, poiché, per conto mio sentii chiaramente una voce che mi disse: "Vieni anche tu qui presso di Me".

Fui profondamente preso da quell'ambiente di pietà! voltai il capo e vidi il Fratel Teodoreto con uno sguardo così soave rivolto al Tabernacolo, e così incoraggiante, che risposi di sì al Signore.

Nacque in quel momento la mia vocazione religiosa!

"Qualche tempo dopo, il Fratel Teodoreto, saputo della mia decisione, volle Lui stesso parlarne al mio papà; e mi fece tanto piacere udirlo prendere le mie difese, allorché questi cominciò ad avanzare qualche dubbio, svelando alcune mie marachelle.

"Entrai al Piccolo Noviziato, e la sua figura mi accompagnò tutti gli anni di mia formazione, splendendo come l'ideale a cui volevo giungere anch'io".

Ecco quanto scrive il Fr. Arcangelo, una conquista senza dubbio fra le migliori, possiamo affermarlo apertamente, ora che anch'egli ha raggiunto la sua meta celeste:

"Fratel Teodoreto fu di validissimo aiuto allo sbocciare e al concludersi della mia vocazione religiosa, incoraggiandomi durante la lunga opposizione dei parenti ( che poi ne furono invece ben felici ), pregando per me e facendo pregare i giovani dell'Unione, pur senza nominarmi; mostrandosi felice dei miei primi esperimenti catechistici in parrocchia.

"Ricordo la gioia manifestatami quando gli riferii d'aver insegnato il segno della Croce a ragazzetti che ancora non lo sapevano fare.

Contrariamente a quanto credevano i miei parenti, non fu però Lui a spingermi perché mi facessi "Fratello"; quando gliene manifestai il desiderio, pur mostrandosi contento, non mancò di farmi presenti i sacrifici che m'aspettavano, le rinunce e gli impegni cui andavo incontro.

Già in quella circostanza riconobbi il direttore sincero e prudente che ammirai poi sempre in seguito".

Fr. Arcangelo parla qui dei suoi primi catechismi; non parla naturalmente di quelli che fece poi, durante i primi anni di vita religiosa, ai bambini del sanatorio S. Luigi, di cui era diventato come il maestro e padre spirituale, tanto che ai Cappellani e alle Suore parve una enorme perdita per il reparto dei piccoli la di lui dimissione dall'Ospedale.

Né parla dei Catechismi per preparare alla Prima Comunione e alla Cresima i bambini del Collegio S. Giuseppe, Catechismi che fece per un bel numero d'anni e dei quali lasciò anche preziosi documenti a stampa.

Fratel Teodoreto aveva pescato in lui, per l'Unione dapprima e poi per l'Istituto, un vero « apostolo del Catechismo! ».

Sarà qui il caso di sottolineare l'estrema prudenza usata dal Nostro anche con un'anima così spendidamente disposta come quella del Fr. Arcangelo, nel porle dinanzi le difficoltà della vita di Fratello?

Per quanto Egli amasse il suo Istituto, non intendeva davvero né attirarvi leggermente, né trattenervi forzatamente alcuno.

Una prova anche più ammirevole si trova anche nella seguente testimonianza:

"Un Fratello che si trovava in profonda crisi spirituale relativamente alla sua vocazione, perché si credeva chiamato alla vita sacerdotale, alla vigilia della Professione Perpetua si rivolse al Fratel Teodoreto per consiglio.

Questi "come parte interessata" - sono le sue precise parole - non volle assumersi la responsabilità di una decisione di tale importanza; si passarono quindi in rassegna i personaggi di maggiore prudenza e santità a cui il Fratello avrebbe potuto rivolgersi..." ( Fr. L. ).

Fatte le consulte opportune, il Fratello in questione vinse ogni dubbiezza, pronunciò i voti, fece e fa ancora tanto bene nelle file lasalliane.

Pensare a nuove reclute per la Casa del Signore è certo necessario per accrescerne l'efficienza.

Ma occorre anzitutto mettere ogni impegno a salvare le vocazioni religiose già a noi legate, e sopratutto i giovani, più degli altri esposti a perdere la vocazione per le molte difficoltà che l'insidiano.

Discorso che non era proprio necessario fare al nostro zelantissimo Confratello.

In quanti sono ad attestarlo!

Il Fr. Isidoro di Maria nota che Fratel Teodoreto « esercitava una specie di attrattiva sui giovani Fratelli », della quale si valeva esclusivamente per rafforzarli ed infervorarli nel bene.

Il Fr. Abondanzio afferma che, negli anni dopo la guerra 1914-18, Il Fratel Teodoreto a Santa Pelagia, con il permesso del Fr. Direttore, riuniva a parte i giovani Fratelli: rivolgeva loro brevi parole, presiedeva l'avvertimento dei difetti, e c'era poi da parte di tutti una più serena ripresa del lavoro.

Queste riunioni sono rievocate dal Fr. Anastasio con accento così vivo di commozione che proprio mette conto ascoltarlo:

"Negli anni indimenticabili di S. Pelagia, ricordo che eravamo molti giovani religiosi; il Fr. Direttore Aquilino non poteva attendere a tutti e noi avevamo bisogno sovente d'una parola d'incoraggiamento, di consiglio, di comprensione...

Il santo Fratel Teodoreto ci adunava ogni settimana durante gli esercizi spirituali della sera; con umiltà e dolcezza c'invitava ad esporre i pensieri edificanti incontrati nelle nostre letture spirituali, e si serviva di questi forti pensieri per animarci al bene per tutta la settimana.

Nelle sue parole di fratello maggiore ai fratelli minori, quanta bontà, quanta comprensione, quanta sapienza!

Ci guardava con occhi di cielo, che divenivano ancor più eloquenti delle sue parole.

E questo ci serviva per animarci sempre maggiormente nella nostra sublime vocazione, e nel nostro apostolato in mezzo ai piccoli e ai poveri".

Quanti Fratelli confidano di dovere al Fratel Teodoreto, in ore di incertezza, il proposito di perseverare malgrado tutto.

"Già al Noviziato - scrive il Fr. G. - allorché venne per sostituire il Fratel Direttore, assente per alcuni giorni, mi aveva colpito tutto in Lui, e i suoi consigli furono per me preziosi.

Ricordo che Egli dissipò alcune nubi caliginose che mi si erano accumulate sulla vocazione.

Non vi vedevo chiaro. Ero molto scoraggiato".

Un altro Fratello, più avanzato negli anni, riferisce confidenzialmente:

"Recatomi un giorno dal carissimo Fratel Teodoreto per un consiglio spirituale in merito alla perseveranza nell'Istituto, dato un brutto momento di crisi interiore che stavo traversando, subito Egli proruppe in queste parole: "Sappia, caro Fratello, che gli uomini passano, ma l'Istituzione resta.

Il Signore tutto vede, tutto conosce, e saprà al momento opportuno confermarLe questa mia affermazione.

Buon coraggio e sempre avanti in Lui, con lo sguardo al grande premio che già Le ha preparato!".

"Mi risulta che la stessa affermazione fu ripetuta ad altri Fratelli, che nei momenti di sconforto ricorrevano a Lui per una parola di Fede e di serenità". ( F. A. )

Ma forse il caso più bello è il seguente: una vocazione da Lui prima suscitata, e poi salvata pure da Lui in circostanze che hanno per lo meno del singolare.

Ne teniamo il racconto dalla penna stessa dell'interessato, un ottimo Fratello, che combatté generosamente le migliori battaglie in vari difficili campi d'apostolato, sempre dritto e fiero sugli spalti lasalliani, come un eroico crociato:

"Il Fratel Teodoreto fu mio maestro di quarta elementare, e fin d'allora mi colpì la sua grande pietà e carità; i miei parenti, e quelli degli altri alunni, lo ammiravano, soprannominandolo il "San Luigi".

"E fu nella sua classe che germogliò in me il desiderio di divenire come Lui; cosa che effettuai poi al termine della classe quinta, sotto il Fratel Generoso Coggiola.

"Durante il 1° anno di comunità a Santa Pelagia, in quel "mare magnum" di Fratelli ( eravamo in comunità 45, di cui la metà giovanissimi, con il direttore Ippolito allora vivacissimo!... e nervoso quanto me ); dopo uno scontro avuto con lui, senza nulla dire a nessuno, me ne andai in camera a prendere alcune cosette personali, deciso di recarmi in famiglia, che abitava poco distante in Torino stessa.

"Ma ebbi la sorpresa, all'uscita in via delle Rosine, di sentirmi una mano sulle spalle ( era sera e già in piena oscurità ) e una voce chiamarmi col nome di famiglia, anzi col mio vezzeggiativo di ragazzo, e aggiungere in tono preoccupato:"Che fai? dove vai?..."

Era il buon Fratel Teodoreto che mi aveva seguito!

Come abbia indovinato la mia risoluzione di quel momento... non l'ho mai saputo; solo mi meravigliai, e ... docilmente me ne ritornai indietro!

"Ecco perché affermo che debbo doppiamente la mia vocazione al Fratel Teodoreto!

Poca cosa, forse in sé, ma per me ebbe un gran valore!...

Altrimenti non avrei potuto celebrare in questi giorni il mio Cinquantesimo di Vestizione religiosa!" ( F. A. )

Per finire su questo tema, che avrà qualche necessaria ripresa in capitoli successivi, cito un bel brano di lettera d'una ottima sua nipote, figlia di Letizia, una delle quattro sorelle del Nostro.

In essa, parlando dei rari incontri con Fratel Teodoreto, per funerali di parenti, è detto:

"Tutti ci sentivamo più buoni, tanto traspariva da Lui la bontà con il suo sorriso...

Nelle sue conversazioni introduceva sempre il pensiero di Dio, e appena poteva si appartava e faceva scorrere la Corona, anche passeggiando.

Era commovente la sua affabilità con i piccoli: parlava loro con il suo sorriso e li salutava riverente".

Ecco ora il brano della lettera che più interessa il presente paragrafo:

"Fratel Teodoreto desiderava ardentemente che qualche parente entrasse a far parte della sua famiglia religiosa; così chiese anche a me di dargli almeno un dei miei figli: "Uno lo darai anche a me, vero?".

"Quando poi il secondo dei maschi, quarto della famiglia, nel 1948, a undici anni, entrò nel Piccolo Noviziato di Grugliasco, gioì immensamente.

Volle venire Lui con me a presentarlo; dopo di che, riaccompagnandomi alla stazione di Torino, mi ringraziava caldamente come gli avessi fatto un grande dono.

Ripeteva: "Muoio più volentieri, se lascio qui qualcuno dei miei!..."

Da poter concludere, in verità che pochi figliuoli ebbe il de La Salle fervidi come Fratel Teodoreto per contribuire a che la sua posterità sia davvero, non per iperbole poetica, ma nella realtà, ut oliva fructuosa, quasi cedrus gloriosa, ut arena numerosa!

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