Fratel Teodoreto ( Prof. Giovanni Garberoglio )

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Richiesta di reliquie

Conseguenza naturale di questa « fama di santità », la ricerca di cose appartenenti al nostro Servo di Dio.

« Continuamente mi giungono richieste di reliquie, d'oggetti appartenenti a Lui, o che l'abbiano toccato », scrive il Fr. Cecilio, particolarmente incaricato di curare la di Lui memoria.

Ma questo fenomeno non cominciò a manifestarsi solo intorno alla sua venerata salma, quantunque allora abbia potuto esplodere in forme aperte, impressionanti e non contrastate, vista la loro spontaneità.

Per il Fr. Carlo Sebastiano, ad esempio, il conoscere Fratel Teodoreto coincise con l'assistere a pii conati per dilapidarlo delle cose sue e farne reliquie.
Leggiamo questa pagina davvero interessante:

"Conobbi Fratel Teodoreto e l'avvicinai, per la prima volta, nell'agosto del 1930.

Era venuto a sostituire, per un mese, il Direttore del Noviziato, chiamato a presiedere un Ritiro Spirituale.

La sua fama di santità fece sì che noi Novizi fossimo presi da un reverenziale rispetto, molto simile alla paura.

"Ma questa si mutò presto in entusiasmo, quando lo potemmo conoscere e, soprattutto, quando si ebbe la fortuna d'essere da Lui ricevuti in "Rendiconto".

"Ricordo che, da buoni novizi, si voleva sapere se il fervore attuale fosse o no gradito a Dio, quindi vero; e si badava a carpire da Fratel Teodoreto espressioni che a tale gradimento di Dio sul conto nostro, si potessero riferire.

"Già allora alcuni miei compagni sostenevano ch'Egli avesse loro letto nella coscienza, scoprendo cose e disposizioni del loro animo, riguardanti il passato, il presente e l'immediato futuro.

"Una cosa è certa che lasciò in tutti impressione di grande santità e di intesa vita superiore.

"Cosa buffa, ma rivelatrice: già da allora si andava alla caccia di reliquie e di oggetti che gli appartenessero o che Egli avesse toccati.

Una sua calotta, dimenticata da Lui in chiesa, venne tagliata in minuti pezzettini, e fortunatissimo fu stimato chi riuscì ad averne uno.

Un suo paio di scarpe, tornato di fresco dal calzolaio, fu privato della fodera interna, e questa venne spartita tra pochi; una corona che dimenticò, non gli fu mai restituita.

Furti ingenui, ma indicativi..."

Quanto si era verificato nel 1930 - e non rappresentava per nulla una novità neppure a quella data, poiché io stesso ricordo tentativi, più moderati nel genere e nella specie, perpetrati fin dal 1910 a Grugliasco! - continuò a verificarsi, con ritmo intensificato, fino agli ultimi anni in cui Fratel Teodoreto fece le sue comparse nella Casa di Formazione.

Il Fr. Gabriele dell'Addolorata lo attesta per i tempi suoi abbastanza recenti, in termini poco meno che da far west!

"Si ventilavano, con aria da congiura, i progetti più spericolati: trafugargli il cappello, sottrargli qualche indumento personale come fazzoletti, zucchetto e ... perfino la camicia!

Io, ricordo, ero tra i più scalmanati, che avremmo voluto, con affilate cesoie, fare a pezzi il suo mantello!...

Per averne reliquie, dicevamo!"

Davvero che la santità non è senza qualche rischio per il proprio guardaroba, già così sguarnito dallo spirito di povertà! ...

Si dirà: roba da Novizi! E allora usciamo dal Noviziato.

Eccoci a Santa Pelagia e ascoltiamo l'episodio come ce lo racconta il Fr. Andrea: contiene un buon esempio di carità e d'abnegazione che diventa poi .. reliquia, e vale quindi anche maggiormente:

"Era inverno, e io fui preso dal desiderio di un paio di pantofole con suole di gomma da portare in casa e da mettere anche a scuola quando vi giungevo coi piedi fradici dalla neve, che quell'anno rimase lungamente a ingombrare i marciapiedi.

Il Fratel Teodoreto, Direttore, ne ottenne un paio dall'Economo del Collegio S. Giuseppe che provvedeva alle nostre necessità materiali; erano però completamente di stoffa.

Quando me le presentò, io arricciai alquanto il naso: non servivano al mio scopo che in parte solo.

Allora Egli disse: "Ne ho un paio come Lei desidera, ma non sono nuove. Le vuole vedere?".

Avendo risposto di sì, tornò raggiante con quel paio ch'io presi ringraziando.

"Dopo qualche tempo, vidi Fratel Teodoreto con nei piedi il paio di pantofole da me rifiutato; e solo allora capii ch'Egli, per farmi piacere, si era privato delle sue pantofole che portava da chi sa quando, soprattutto in periodi di convalescenza.

"Le tenni come vere reliquie, usandole con discrezione estrema; fino a che l'incendio del 23 luglio 1943 me le bruciò insieme con tutta l'altra biancheria a mio uso.

Ne rimasi così addolorato che quasi piansi, più per quelle pantofole, però, che per tutto il rimanente".

Vista la grande richiesta di « reliquie » del Fratel Teodoreto, da parte dei suoi ammiratori e devoti, si fecero allestire, un buon anno dopo la sua scomparsa, delle immagini con una particella di indumenti da Lui usati, recanti anche una preghiera a scopo d'ottenere la Sua glorificazione, che si esprime in questi termini:

"O Dio, che avete promesso di esaltare gli umili e di far risplendere come nell'eternità coloro che insegnano a molti la giustizia, degnatevi di glorificare il vostro Servo Fratel Teodoreto e far risplendere il suo nome fra quello dei vostri Santi.

Moltiplicate le grazie a pro dei fedeli che vi supplicano, rammentandovi le virtù che praticò sulla terra.

Ci sia dato un dì la santa Chiesa onorare la sua memoria, e proporci in Lui un nuovo modello da imitare, un protettore di più che ci soccorra nelle fatiche e nelle pene e ci aiuti a conseguire la beatitudine del Cielo. Così sia.

( È pure consigliata la recita della "devozione" alle cinque Piaghe, della quale Fratel Teodoreto fu tanto fervido propagandista )".

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