Diario di Cesone

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4 marzo 1930

Casa di Carità ( 381 )

Nell'incertezza del come risolvere la suddetta questione il Fratel Teodoreto e il Cat. Cesone si portano a chiedere consiglio al Vescovo Ausiliare Mons. Pinardi.

Nell'attesa di essere ricevuti recitano tutta la "Divozione".

All'arrivo di S. E. il Fratel Teodoreto prospetta la questione dicendo appunto che in vista di un ulteriore sviluppo dell'Unione e di eventuali eredità si desiderebbe avere consiglio se formare o no una nuova società.

Sua Eccellenza risponde col dire che esporrà il suo pensiero per quanto un po' soggettivo e raccomanda di farne poi nessun conto.

Per suo conto dicesi ben contento di aver intestata la sua casa delle Associazioni Parrocchiali alla S. I. S. perché nessuno dei suoi successori potrà variare le intenzioni di quelli che col loro obolo hanno contribuito a comprare la casa, senza il permesso dell'Autorità Superiore.

Questo lo tranquillizza molto, perché altri possono veder le cose diversamente da quelle che le vede Lui, perciò c'è sempre il pericolo.

"Ad ogni modo, soggiunge Monsignore, se loro hanno una data certezza che le loro opere si svilupperanno possono studiare bene la cosa, e con molta prudenza agire come altre Congregazioni che crearono speciali enti a cui intestarono i loro beni".

"Bisogna però andar cauti, perché ciò che può rappresentare un merito oggi, potrà diventare una responsabilità".

"Ci sanguina il cuore quando ci tocca firmare la condanna di morte a certe opere delle quali il fine iniziale è stato nobilissimo, ma in seguito per mancanza di umore ...

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