L'azione

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Dall'azione individuale all'azione sociale

Quarta tappa

Generazione, fecondazione e riproduzione delle azioni umane

L'azione non si contiene nel perimetro della vita individuale.

In noi non c'è causa efficiente che non abbia una causa finale e non costituisca un riconoscimento implicito di insufficienza e una richiesta di aiuto.

Dopo aver mutuato dal contesto universale la materia per prodursi, l'azione non si confina in se stessa.

Uscita dalla natura, sembra che debba ritornare alla natura e ricevere da essa il suo necessario complemento.

Se all'inizio della nostra attività è apparsa una specie di egoismo spontaneo, ecco che nel corso della sua crescita personale si rivelano un bisogno di espansione, un disinteresse necessario, un dono di noi stessi che fanno appello a un dono reciproco e a un intervento estraneo.

Siamo costretti a dare perché per forza di cose dobbiamo ricevere.

L'individuo, quanto più si adatta al suo ambiente, si arricchisce: è questa la verità contenuta nella dottrina dell'utilitarismo.

Una visione lucida del proprio vero interesse, un senso esatto della collaborazione infinita e universale impediscono all'uomo di essere angustamente egoista, e lo inducono a staccarsi da sé.

Pertanto nessuna decisione può realizzarsi nell'intimo della persona senza interessare il mondo circostante, senza cercarvi un concorso, senza provocarvi un'azione corrispondente.

Interessa ora esaminare questo incrocio, questa federazione degli atti, prima di approdare alla società e all'unione degli stessi agenti.

Ci accingiamo dunque a vedere come la volontà, grazie alla mediazione della vita individuale, organizza al suo esterno un mondo sempre più conforme al suo desiderio.

L'azione che essa segna con la propria impronta, che distacca da sé come una creatura distinta e affida alla circolazione, è simile all'essere vivente che si espande nella pubertà per attirare le attenzioni, contrae alleanza con l'oggetto del suo desiderio, e non perde la verginità che per diventare a sua volta fecondo.

Nello studio di questa collaborazione c'è da descrivere un duplice movimento, una convergenza a partire da un piano di simmetria.

L'operazione che procede da me e che va, attraverso l'esecuzione materiale e i fenomeni sensibili, a sottomettersi al determinismo bruto dei fatti inerti, per avere esito ha bisogno di seguire una trafila inversa e di fungere da alimento per altre forze che ne rigenerano la vita nascosta e ne assecondano più o meno le intenzioni.

Pertanto studierò via via il propagarsi dell'atto iniziale nel corpo del segno che ne è l'espressione naturale, poi il meccanismo dei fenomeni che sono il legame materiale di ogni scambio e di ogni collaborazione, e infine l'influsso esercitato dall'azione là dove opera, l'eco risvegliata al di fuori di sé, la risposta ricevuta in replica alle sue profferte.

Ma anche là dove sollecitiamo la cooperazione di estranei e la risposta dall'esterno, che suppone un movimento partito da altrove rispetto a noi, questo movimento di ritorno è inglobato esso pure dalla pristina ambizione della volontà.

Per quanto il campo della nostra azione si sia esteso, l'iniziativa delle forze esterne all'individualità medesima è ancora immanente al primo desiderio.

Qui agit semper idem est.

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