Confessione Augustiana

X. La Cena del Signore

Quanto alla Cena del Signore, insegnano che il corpo e il sangue di Cristo sono veramente presenti e sono distribuiti a coloro che si nutrono nella Cena del Signore; disapprovano coloro che insegnano diversamente.

XI. La confessione

Quanto alla confessione, insegnano che l'assoluzione privata deve essere mantenuta nelle chiese, sebbene nella confessione non sia necessaria l'enumerazione di tutte le colpe ( delicta ).

Sarebbe infatti impossibile, a quanto afferma il Salmo: « Chi conosce i suoi errori? »

XII. La penitenza o conversione

Quanto alla penitenza, insegnano che a chi cade in peccato ( lapsis ) dopo il battesimo può essere accordata la remissione dei peccati, in qualsiasi circostanza, purché si converta, e che la Chiesa deve impartire l'assoluzione a coloro che tornano a pentirsi.

Infatti il pentimento consta propriamente di queste due parti: una è la contrizione dell'animo, cioè il terrore suscitato nella coscienza dal riconoscimento del peccato commesso, l'altra è la fede che è generata dall'Evangelo ossia dall'assoluzione, e crede che i peccati sono rimessi per l'opera di Cristo, consola la coscienza e la libera dalla paura.

A ciò devono poi seguire le buone opere che sono il frutto del pentimento.

Condannano gli Anabattisti, i quali sostengono che coloro che sono stati una volta giustificati non possono più perdere lo Spirito Santo; e così pure coloro i quali affermano che ad alcuni è dato di raggiungere una tale perfezione in questa vita da non poter più cadere in peccato.

Condannano anche i Novazioni che rifiutano l'assoluzione a coloro che, caduti in peccato dopo il battesimo, tornano a pentirsi.

Respingono anche coloro i quali insegnano che la remissione dei peccati sì può ottenere per fede, ma ci impongono di meritarci la grazia dando soddisfazione a Dio mediante le nostre opere.

XIII. Funzione dei sacramenti

Sulla funzione dei sacramenti insegnano che i sacramenti sono stati istituiti, non tanto perché siano un contrassegno distintivo della nostra professione [ di fede ] tra gli uomini, ma piuttosto perché siano segni e testimonianze della volontà di Dio nei nostri confronti, proposti a noi per suscitare e rafforzare la fede in coloro che se ne avvalgono.

Bisogna perciò servirsi dei sacramenti alfine di pervenire ad una fede che creda alle promesse che sono a noi presentate e dichiarate mediante i sacramenti.

XIV. L'ordine ecclesiastico

Quanto all'Ordine ecclesiastico, insegnano che nella Chiesa nessuno deve insegnare pubblicamente o amministrare i sacramenti, se non è stato a ciò chiamato secondo le norme.

XV. I riti della Chiesa

Quanto ai riti della Chiesa, insegnano che si debbono osservare quei riti che possono essere osservati senza peccato, che giovano alla pace e al buon ordine nella Chiesa, come certi giorni festivi, certe solennità e simili.

Tuttavia, a questo proposito, si istruisce il popolo in modo che le coscienze non ne siano aggravate, quasi che un culto di quel genere fosse necessario alla salvezza.

Avvertiamo inoltre che le tradizioni umane, istituite per placare Dio, per meritare la grazia e dare soddisfazione per i peccati, sono contrarie al Evangelo e alla dottrina della fede.

Pertanto i voti e le tradizioni riguardanti i cibi, i giorni ecc., istituiti per meritarsi la grazia e dare soddisfazione per i peccati, sono inutili e contrari al Evangelo.

XVI. La vita nella società civile

Per ciò che riguarda la vita civile insegnano che le istituzioni civili legittime sono buone opere di Dio e che ai cristiani è lecito ricoprire cariche pubbliche, esercitare la funzione di giudice, pronunciare sentenze in base alle leggi imperiali e alle altre norme vigenti, stabilire le pene in conformità alle leggi, far guerra per giusti motivi, militare negli eserciti, stipulare contratti secondo le leggi, avere delle proprietà, prestare giuramento su richiesta dei magistrati, ammogliarsi o prendere marito.

Condannano gli Anabattisti che vietano questi doveri civili ai cristiani.

Condannano anche coloro che non fanno consistere la perfezione evangelica nel timore di Dio e nella fede, ma nella fuga dai doveri civili.

L'Evangelo richiede infatti la giustizia eterna del cuore, ma intanto, in questo tempo, non abolisce l'organizzazione politica ed economica dello stato, anzi esige in primo luogo che siano mantenute come istituzioni divine e che in quelle istituzioni si pratichi l'amore del prossimo.

Pertanto i cristiani devono necessariamente obbedire ai loro magistrati e alle leggi, fatta eccezione quando comandino di commettere peccato, perché in questo caso si deve « obbedire a Dio anziché agli uomini » ( At 5,29 ).

XVII. Il ritorno di Cristo per il giudizio

Allo stesso modo insegnano che Cristo apparirà alla fine del mondo per giudicare, e risusciterà tutti i morti: ai pii e agli eletti darà vita eterna e gioia perpetua; ma condannerà gli uomini empi e i diavoli perché siano tormentati senza fine.

Condannano gli Anabattisti, i quali affermano che, per gli uomini dannati e per i diavoli, vi sarà un termine alle pene.

Condannano anche altri che in questi tempi diffondono credenze giudaiche e cioè che, prima della risurrezione dei morti, i pii conquisteranno il governo del mondo, dopo aver sottomesso ovunque i malvagi.

XVIII. Il libero arbitrio

Sul libero arbitrio insegnano che la volontà umana ha una certa quale libertà nell'attuare la giustizia civile e nello scegliere le cose che dipendono dalla ragione.

Ma non ha il potere, senza lo Spirito Santo, di attuare la giustizia di Dio o giustizia spirituale, poiché l'uomo naturale non può percepire le realtà proprie dello Spirito di Dio; è questo invece che si verifica nei cuori quando, mediante la Parola, lo Spirito Santo vi prende dimora.

Con le medesime parole lo dice Agostino nel terzo libro dell'Hypognosticon: « Riconosciamo che in tutti gli uomini che abbiano almeno il giudizio della ragione vi è un libero arbitrio, non nel senso che per questo, nelle cose che spettano a Dio, l'uomo sia messo in grado di cominciarle o di condurle a termine senza Dio, ma soltanto nelle opere della vita presente, sia le buone che le cattive.

Le buone, dico, che nascono dal bene della natura, come voler lavorare la terra, mangiare e bere, avere un amico, avere dei vestiti, edificarsi una casa, prendere moglie, nutrire il bestiame, imparare un mestiere fra le varie arti e professioni, o qualsiasi altra cosa buona che riguardi la vita presente.

Tutte queste cose, del resto, non possono sussistere senza un governo divino, anzi da Lui e per Lui esistono e hanno cominciato ad esistere.

Le cattive, dico, come rendere onore agli idoli, commettere un omicidio, ecc.

XIX. La causa del peccato

Sulla causa del peccato insegnano che, sebbene Dio crei e preservi la natura, tuttavia la causa del peccato è la volontà dei malvagi, come del diavolo e degli empi, la quale, se Dio non aiuta, si allontana da Dio, come dichiara Cristo: « Quando dice il falso, parla del suo » ( Gv 8 ).

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