Gesù Cristo rivelazione dell'uomo

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Capitolo secondo - XIII

XIII. Cristocentrismo di Pascal

Se l'attenzione di Pascal per l'uomo nella sua Apologià è così insistente, è che è sicura del suo procedimento.

Materialmente è l'uomo che sta in primo piano.

Nell'ordine delle intenzioni, tuttavia, è Cristo l'uomo nuovo che offre l'illuminazione dell'analisi.

È ancora lui che ne permette la profondità, come colui che distingue la verità dalla figura.

In definitiva, il filo conduttore dei Pensieri è il cristocentrismo di Pascal.52

A questo proposito esiste un'armonia profonda tra il Memoriale, il Mistero di Gesù, i tre Ordini e i Pensieri.

Infatti non si possono scindere in Pascal il pensatore e l'uomo che prega.

Il suo pensiero religioso nasce contemporaneamente dalla sua meditazione e dalla sua riflessione.

Quando Pascal, alla fine della scommessa, dice all'incredulo: « Se questo discorso vi piace, -sappiate che esso proviene da un uomo che s'è messo in ginocchio prima e dopo » ( B233 C451 ), non fa che svelare il principio della sua vita.

Nella notte del 23 novembre 1654, Pascal ha incontrato e trovato personalmente Gesù: ha capito che il Cristo della storia era il suo medico, il suo salvatore personale.

I suoi occhi si aprirono e vide Gesù nella sua dolorosa missione di redentore e nella sua tenerezza di amico.

Ha udito la sua voce e ha risposto.

L'amore di Cristo lo ha invaso, gli ha rivelato il segreto delle cose: Gesù Cristo è tutto.

Questa è l'essenza del cristianesimo.

Il Mistero di Gesù prolunga l'esperienza del Memoriale.

All'origine questo testo, come abbiamo già detto, non faceva parte dell'Apologia e non era destinato a farne parte.

Introducendolo nella trama dei Pensieri, gli editori non sono però stati infedeli a Pascal, perché questo testo è come l'anima dei Pensieri ( B553 C736 ).

I primi diciannove versetti iniziano col nome di Gesù, evocando così il racconto della passione fatto da Matteo.

L'oggetto della meditazione di Pascal è il dramma interiore vissuto da Gesù nel Getsemani.

Senza pensare a sé, Pascal non si stanca di guardare il Salvatore.

Con rispetto e tenerezza partecipa alla sua sofferenza.

Quando scrive: « Gesù sarà in agonia fino alla fine del mondo: non si deve dormire durante questo tempo », Pascal non pensa solo alla vigilanza che si impone ai discepoli, pensa soprattutto che sarebbe sconveniente, perfino indecente da parte loro, non compatire l'immensa sofferenza di Gesù: è ciò che lui stesso si impegna a fare col suo cuore ardente d'amante.

Nei primi versetti la Passione è evocata con una rara forza di suggestione, da qualcuno che l'ha meditata fino a sperimentare come la visione di una presenza.

Due pensieri si impongono a lui come un'ossessione: la spaventosa solitudine di Gesù, abbandonato dagli uomini, e, in apparenza, da Dio stesso; poi la sua bontà, che salva gli uomini malgrado loro e malgrado l'indifferenza dei suoi amici più vicini.

È soltanto dopo aver contemplato a lungo Gesù, senza pensare a sé, che Pascal considera la sua miseria.

Colui che sta davanti a Gesù è un malato, e soprattutto un peccatore che teme, come dice nel Memoriale, le sue ricadute e si inquieta dell'avvenire.

Inizia qui il lungo dialogo tra Gesù e Pascal: dialogo che lascia intravedere le confidenze preliminari di Pascal a Gesù, i timori di illusione che sente, le certezze che Gesù gli da.

Alla fine del colloquio, Pascal dice a Gesù: « Signore, vi do tutto ».

Segno non equivoco dell'autenticità dell'incontro di Pascal col suo Dio nel volto sconvolgente di Cristo in agonia.

Cristo stesso chiude il colloquio: « Ti amo più ardentemente di quanto tu abbia amato le tue sozzure ».

Nella sua struttura essenziale il Mistero di Gesù è molto semplice: Pascal contempla Gesù e si sente invaso da lui.

In un primo movimento si perde di vista per guardare a lungo Gesù in agonia.

Poi, in un secondo tempo. Pascal, ritornando in sé, prova la commovente consolazione di essere a sua volta guardato da Gesù, di vedersi in un certo senso in Gesù, sempre avvolto nella sua miseria fisica e morale, ma nello stesso tempo avvolto dalla tenerezza e dalla misericordia del suo Salvatore che, avendo versato il suo sangue per lui, non mancherà di guarirlo e di salvarlo.

« I medici non ti guariranno, perché alla fine morirai, ma sono io che guarisco e che rendo il corpo immortale ».

La preghiera di Pascal segue il ritmo di ogni preghiera autentica: è sguardo su Dio, su Cristo, prima di essere sguardo su di sé.

Tale è il movimento del Padre nostro.

Prima di pensare a lui Pascal pensa a Cristo, alla sua sofferenza, al suo amore per il Padre e per gli uomini che viene a salvare.

Nei Pensieri, per lo meno in apparenza, Pascal non parte da Gesù per ritornare poi all'uomo, come fa nel Memoriale e nel Mistero di Gesù.

Posa a lungo invece il suo sguardo sull'uomo, per condurlo poi a Cristo.

In realtà, l'itinerario di Pascal nell'Apologià, è molto più vicino di quanto sembra, a quello degli altri due testi.

Infatti Pascal non è un moralista o un analista che si compiacerebbe nella descrizione dell'uomo e delle sue contraddizioni interiori: ciò che vuole innanzitutto è condurre gli uomini a Cristo.

Pascal, come Agostino, è un « convertito », e la sua Apologià è un progetto di convertito.

Nell'esperienza del Memoriale, Cristo gli è apparso, con una chiarezza accecante, come il centro della storia umana e de sua storia personale.

D'allora in poi, come potrà fare strazione un solo istante da Cristo, nella sua esplorazione della miseria e della grandezza dell'uomo?

Nel Memoriale Pascal ha prima scritto: « Dio di Gesù Cristo », « Grandezza dell'anima umana ».

In Pascal, come in Agostino e Paolo, la profondità della caduta dell'uomo gli è apparsa che alla luce della nuova vita a cui è chiamato.

È nella luce di Cristo che Pascal ha scrutato miseria e la grandezza dell'uomo, ed è ciò che conferii alla sua analisi un'acuità che ci stupisce.

Pascal guai l'uomo, ma attraverso l'uomo nuovo.

In realtà, è il misero di Cristo che permette a Pascal di penetrare gli abitare della miseria e della grandezza dell'uomo.

Senza l'agonia della Croce, non avremmo mai immaginato la profondità questi abissi.

Questa visione cristocentrica trova la sua ultima espressione nel frammento dei tre Ordini, così succinto nei Pesieri che lascia appena intravedere l'intensità dell'esperieza che traduce.

Questo testo è un inno alla gloria di Cristo centro e vertice di tutte le cose, terrestri e celesti.

Si deve accostare all'inno della lettera ai Filippesi: colui che si umiliato fino alla morte di croce, possiede un Nome che è al di sopra di ogni nome.

La sua umiliazione è grandezza della carità, della santità. Dio è Amore.

Tutto questo nella sintesi della croce.

Il riassunto dei Pensieri di Pascal, è Gesù Cristo.

E, in Gesù Cristo, l'essenziale la croce e l'amore che rivela.

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52 K Sul Mistero di Gesù e il cristocentrismo nell'opera di Pascal, vedere: A. FEUILLET, L'agonie de Gethsémani, Paris, 1977, pp. 293-307.