Gesù Cristo rivelazione dell'uomo

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Capitolo terzo - I

I. Tratti dell'opera di Teilhard

Per il fatto stesso del carattere sintetico della sua visione, Teilhard non è facile da capire e ancora più difficile da giudicare.

E questo per diversi motivi.

Prima di tutto a causa della dimensione della sua opera.

La sua produzione letteraria, che si estende dal 1913 al 1955, data della sua morte, totalizza 32.000 pagine, raggruppate sotto circa 375 titoli, di cui 125 di carattere scientifico.6 In questa enorme massa, pochi libri propriainente detti ( Il fenomeno umano, Il gruppo zoologico umano, L'ambiente divino ), ma soprattutto note, pro-memoria, opuscoli, saggi ( spesso di poche pagine ).

Un'autorità subito inquieta e repressiva, incomprensioni all'interno stesso del suo Ordine, hanno impedito a Teilhard di sottoporre i suoi scritti alla critica pubblica e così di correggersi e di precisarsi, prima di proporre una veduta d'insieme del suo pensiero.

D'altra parte, le tenaci resistenze incontrate di fronte a ogni progetto di pubblicazione hanno senza dubbio reso impossibile per Teilhard una censura e una condanna durante la sua vita, ciò che avrebbe compromesso per sempre la sua influenza.

Il caso di Teilhard si deve situare in questo più vasto contesto della Chiesa, contesto che ha condizionato il lavoro e lo statuto del ricercatore durante tutta l'epoca che ha seguito il modernismo fino al Vaticano II.7

Pascal ci ha lasciato i suoi Pensieri sotto forma di fascicoli sommariamente classificati.

Teilhard ci ha lasciato una massa di scritti occasionali, di saggi, che riprendono e sviluppano vedute spesso già presenti fin dai primi scritti, ma maturate, decantate, arricchite mediante il lavoro scientifico.

Il termine che qualifica meglio i suoi scritti è quello di saggi, dove gli stessi temi sono ripresi, ma arricchiti, orchestrati, elaborati in una sintesi sempre più coerente.

« Si potrebbe quasi dire, fa notare Tresmontant, che Teilhard non ha scritto duecento saggi, ma che ha ricominciato duecento volte lo stesso saggio, fino al suo ultimo giorno di vita ».8

Come Pascal, Teilhard procede mediante « digressioni convergenti ».

Moltiplica gli approcci e li illumina.

Moltiplica anche i saggi di sintesi, ma ognuno amplifica e precisa il precedente.

Per capire l'opera di Teilhard occorre partecipare alla sua « germinazione »; si devono leggere non uno, ma tutti i suoi saggi, perché così si può sempre opporre un testo all'altro.

Si deve consentire a seguirlo nei suoi itinerari lenti e sinuosi; occorre rispettare il carattere brancolante e incompiuto del suo pensiero.

Di Teilhard, come di ogni autore, ma molto più nel suo caso, si deve dire: per capirlo è necessario dargli fiducia, entrare nelle sue prospettive.

Occorre accettare il suo linguaggio, col suo vacabolario esuberante, i suoi superlativi invadenti, i suoi neologismi che pullulano, il suo gusto dell'originalità, del brio, in una parola la disinvoltura.

Più di Pascal, Teilhard non è classificabile.

In realtà è un « veggente », un profeta che vedeva più di quanto non potesse esprimere.

Fin dal 1916, ne La vita cosmica, scrive: « Non tento di fare, direttamente, ne scienza, ne filosofia, e meno ancora apologetica.

Anzittutto espongo vedute ardenti ».9

Il suo sguardo non è soltanto quello di uno scienziato, ma di un poeta, di un mistico, cioè uno sguardo carico d'amore, animato dal desiderio di fare comunione con l'essere intimo delle cose.

Teilhard è un veggente che ha l'ardore del neofita.

La sua visione del mondo è nello stesso tempo un appello alla condivisione: « il richiamo del viaggiatore, che, dopo aver lasciato la strada, si viene a trovare per caso in un punto panoramico dal quale tutto si illumina, e che grida ai suoi compagni: Venite e vedete! ».10

Teilhard ha conosciuto la solitudine e l'incomprensione.

Uomo della sintesi si è sentito estraneo fra i credenti come fra i non credenti.

Ha urtato nelle resistenze degli ambienti scientifici che non vogliono impegnarsi in una religione che rifiuta il progresso; e anche in quelle di certi ambienti teologici che non vedono o non consentono lo sforzo necessario per entrare in un universo di pensiero loro estraneo.11

Questa sintesi che porta in lui come la sua stessa vita, Teilhard l'esprime come scienziato, filosofo, sociologo, teologo, mistico, profeta e artista.

Sfugge agli scompartimenti e alle categorie tradizionali.

Il dramma della sua vita è che fu giudicato dopo essere stato confinato, suo malgrado, a tale o tal'altro settore: scientifico, filosofico, teologico.

Ma Teilhàrd non è uomo da indietreggiare e ancor meno lasciare la Chiesa o il suo Ordine per meglio diffondere il suo messaggio.

Un tale atteggiamento sarebbe contrario a una convinzione incrollabile in lui, cioè che la salvezza dell'evoluzione passa attraverso Cristo e l'asse della Chiesa: « Mi è del tutto impossibile separarmi dalla Chiesa' che è, biologicamente, il phylum del Cristo.

Tutto quello che posso fare è di lavorare dall'interno ».12

Una rottura con la Chiesa « sarebbe un suicidio »:13

« Sono deciso ad andare avanti con un ottimismo sfrontato.

Se c'è un Dio, come io credo, farà servire gli ostacoli al mio cammino; e mi sentirò più capace che mai di far risplendere la luce che si sarà voluto spegnere …

In fondo, dò che desidero tanto propagate, non è precisamente una teoria, un sistema, una Weltanschauung, ma un certo gusto, una certa percezione della bellezza, del patetico, dell'unità dell'essere … ».

« Coloro che non sentono l'armonia fondamentale dell'universo, che cerco di trascrivere … e che cercano nei miei scritti non so quale sistema strettamente logico, sono sconcertati e infuriati.

In fondo non è possibile trasmettere direttamente con le parole la percezione di una qualità, di un gusto.

Ancora una volta, sarebbe meglio per il mio scopo che io fossi un'ombra di Wagner piuttosto che di Darwin.

Prendendomi come sono, io non vedo niente di meglio da fare che ostinarmi, con tutti i mezzi, a rivelare agli uomini l'Umanità ».14

Se l'opera di Teilhàrd assomiglia a un immenso cantiere, è tuttavia possibile orientarvisi ( più che in Pascal ), a partire da un certo numero di testi chiave, di brevi sintesi che Teilhàrd stesso ha composto e che illuminano il nodo centrale del suo pensiero.

Noi pensiamo per esempio, a: Il mio Universo ( 1924 ), Come io credo ( 1934 ), Abbozzo di una dialettica dello Spirito ( 1946 ), Come io vedo ( 1948 ), Il Cuore della materia ( 1950 ), Il Cristico ( 1955 ).

In questi saggi, Teilhàrd, che da un grande valore all'evoluzione del suo pensiero, ci fa vedere il suo cammino interiore e fa in qualche modo il punto sulle sue posizioni.

In questi testi Teilhard ha indicato i temi che permettono di raggruppare i suoi scritti.

A parte qualche variante, questi temi sono quelli che propone in un lettera del 2 settembre 1947 a Mons. De Solages.15

Teilhard distingue nella sua opera:

1. Una fisica, cioè una fenomenologia: uno studio del fenomeno umano, con le sue leggi di complessificazione e di coscienza.

2. Una dialettica, che egli chiama anche una apologetica, cioè il passaggio del fenomeno umano al punto Omega.

3. Una metafisica o dogmatica, che tratta la creazione, l'incarnazione, la redenzione, il male.

4. Una mistica o morale della carità.

L'opera dello scienziato sfocia in una interpretazione filosofica ( dalla fisica alla dialettica ), mentre il credente vede che la sua fede ( metafisica e mistica ) e il movimento dell'evoluzione sono in perfetta coerenza.

Non occorre dire che, fra i temi che ispirano l'opera di Teilhard, noi ci occuperemo dei primi due, vale a dire della fisica e della dialettica o apologetica.

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6 Al contrario di quanto avviene per Pascal, l'attività scientifica di Teiihard non diminuisce col passare degli anni.
7 R. D'OuiNCE, Un prophète en procès: Teiihard de Chardin dans l'Eglise de san temps, Pàris, 1970, pp. 231-238.
8 C. TRESMONTANT, Introduction a la pensée de Teilhard de Chardin, Paris, 1956, p- 11.
9 La Vie cosmique, 1916, in Ecrits du temps de la guerre, p. 7 (trad. it. Il Saggiatore, Milano, 1970).
10 L'Elafe de l'Univers, 1953, Oeuvres ~1, p. 398.
11 L. BARJON, Le combat de Viene Teiihard de Chardin, Québec, 1971, pp. 154-155.
12 P. TEILHÀRD DE CHARDIN, Accomplir l'homme. Lettres inédites, Paris, 1968, Lettera dell'8 febbraio 1949, pp. 238-239.
13 Ibid., Lettera del 21 marzo 1941, p. 188.
14 Ibid., Lettera del 14 febbraio 1927, pp. 74-75.
15 Lettres intìmes de Teiihard de Chardin, Paris, 1974, pp. 347-348. Citato da E. RIDEAU, La pensée de Teiihard de Chardin, Paris, 1964, p. 61.