Gesù Cristo rivelazione dell'uomo

Indice

Capitolo terzo - IV

IV. Alla ricerca di una coerenza dinamica

Così Teilhard, credente e scienziato, cerca di realizzare l'incontro e la sintesi di Dio e del mondo.

Per temperamento e per i suoi studi professionali, si sente particolarmente adatto a realizzare questa sintesi.

Invece di un'antinomia, vuole manifestare un'armonia tra la fede cristiana e l'universo della scienza moderna.

Questo luogo d'incontro, lo trova nel fenomeno fisico dell'evoluzione, caratterizzato da un cammino in avanti dal complesso verso l'unità e nel fenomeno cristiano, che viene incontro all'evoluzione per assumerla, prolungarla e compierla mediante l'amorizzazione.

L'evoluzione converge verso l'omega e finalmente verso Cristo, che polarizza, dirige, compie l'evoluzione.

Teilhard vuoi trarre dall'accordo e dalla complementarità delle due visioni un « motivo di credibilità ».

Se si vuole qualificare la sua apologetica o la sua dialettica in ciò che ha di più fondamentale, si può dire che si definisce come la ricerca di una « convergenza » e di un'« armonia », di una « coerenza dinamica » tra, da una parte la rappresentazione che la scienza ci fa dell'universo e, d'altra parte ciò che la rivelazione ci dice dei disegni di Dio sull'universo ricapitolato in Gesù Cristo.

Più volte e in testi importanti, Teilhard è tornato su questa idea di « coerenza » e « armonia » tra l'evoluzione dell'universo che sale verso lo Spirito e, d'altra parte, il Cristo universale che l'assume e la completa.

« L'armonia d'insieme [ dell'Universo ], dice, è spesso più convincente che il rigore locale di un sillogismo ».38

La verità, dice ancora, non è altra cosa che la coerenza totale dell'universo rispetto a ogni punto di se stesso.

« Coerenza e fecondità: i due tocchi inimitabili e i due fascini irresistibili della verità ».39

La coerenza è tanto più forte in quanto si manifesta feconda, cioè propria a suggerire la scoperta di una coerenza più vasta ancora.

È in questa prospettiva che Teilhard istituisce una critica comparata delle religioni: « Ai nostri occhi il criterio che decide in definitiva della verità di una Religione non potrebbe essere che la capacità manifestata da questa Religione di dare un senso totale all'Universo in via di scoperta attorno a noi.

La vera Religione … si deve … riconoscere, non per lo splendore di qualche avvenimento insolito e particolare, ma a questo segno che, sotto la sua influenza e la sua luce, il Mondo riveste, nel suo insieme, un massimo di coerenza per la nostra intelligenza, e un massimo di interesse per il nostro gusto dell'azione ».40

Già nel 1921, Teilhard nota: « Ciò che è legittimo e incoraggiante, … è di constatare come i punti di vista cristiani vengono armoniosamente a rispondere a ciò che noi cerchiamo.

La scienza, abbiamo visto … ci ha insegnato che ci dovrebbe essere, nella direzione dove le cose si complicano nell'unità, un Centro supremo di convergenza e di consistenza, in cui tutto si allaccia e mediante il quale tutto si regge.

Godiamo ( il termine non è troppo forte ) osservando come Gesù Cristo, con la sua morale più fondamentale e i suoi attributi più sicuri, viene stupendamente a riempire questo posto vuoto segnato dall'attesa di tutta la natura …

Cristo non è un accessorio aggiunto al mondo, un ornamento, un re come noi ne facciamo, un proprietario …

Egli è l'alpha e l'omega, il principio e la fine, la pietra delle fondamenta e la chiave di volta, la Pienezza e il Pienificante.

È colui che completa e che da a tutto la consistenza.

Verso di lui e tramite lui, Vita e Luce interiore del mondo, si realizza, nel gemito e nello sforzo, l'universale convergenza dì tutto lo spirito creato.

Egli è il Centro unico, prezioso e consistente, che scintilla al vertice futuro del mondo ».41

Nel 1924, nel mio universo, Teilhard spiega come, dopo venticinque anni di riflessione e di esperienze multiformi, e anche perché in qualità di prete e di scienziato si è trovato « posto a un incrocio privilegiato del mondo », ha trovato l'equilibrio della sua vita interiore « in una concezione fisicista e unitaria del Mondo e di Cristo ».

E sottolinea: « Ciò che da al punto di vista che cercherò di definire la sua potenza di seduzione e il suo valore di pace, è la maniera duttile e agevole con cui, a partire da lui, gli innumerevoli elementi del mondo fisico, morale, sociale, religioso … si concatenano, si riordinano, si illuminano vicendevolmente, a perdita di vista, e nel loro profondo più intimo.

Dimostrare questa coerenza ferma, naturale, totale, sarà tutta la mia Apologetica ».42

Non c'è che la verità che possa operare così senza sforzo la sintesi del reale.

Nel 1934, in Come io credo, saggio sul suo modo di vedere e di capire la totalità del reale, Teilhard ripete che, per educazione, e per formazione intellettuale, appartiene ai « figli del Cielo » e ai « figli della Terra ».

La sua visione del mondo immerge le sue radici nei due campi, considerati abitualmente come antagonisti.

Ha lasciato questi due mondi e le loro influenze agire e reagire in piena libertà in fondo a se stesso.

« Ora, al termine di questa operazione, dice, dopo trent'anni dedicati al perseguimento dell'unità interiore, ho l'impressione che una sintesi si è operata naturalmente tra queste due correnti che mi sollecitano ».43

E aggiunge, in una nota che chiude tutto il saggio: « Più ci penso e meno vedo un altro criterio per la verità oltre quello di stabilire un massimo crescente di coerenza universale.

Un tale successo ha qualche cosa di obiettivo, che supera gli effetti del temperamento ».44

Nel 1936, nell''Abbozzo di un universo personale, riflettendo sull'armonia che intuisce tra la rappresentazione del mondo proposta dalla scienza e, d'altra parte, ciò che dice il cristianesimo a proposito del disegno di Dio in Gesù Cristo, osserva: « È nel segno di questa coincidenza che, mediante la porzione più critica e più positivista del mio essere, comincio a pensare che il fenomeno cristiano potrebbe ben essere ciò che pretende rappresentare … una Rivelazione ».45

Infine, nel 1940 ne il fenomeno umano, nota, a proposito della « coerenza » come indice di verità in materia d'evoluzione: « Tanta coerenza e, aggiungiamo, tanto agio, tanta fedeltà inesauribile e potenza evocatrice nella coerenza, non potrebbero essere l'effetto del caso »46

L'oggetto della ricerca paziente e ostinata di Teilhard è quindi di manifestare questo massimo di armonia, di coerenza, che intuisce tra i dati della scienza e i dati del cristianesimo: e ciò contrariamente agli insegnamenti ricevuti.

Questo modo di procedere, senza dubbio, non basta a costituire un'apologetica integrale e sistematica, ma risponde al bisogno crescente dell'epoca.

Questa apologetica non è quella del concordismo, ne del compromesso, ma della sintesi: essa si studia di dimostrare l'armonia possibile e necessaria che esiste tra una visione scientifica dell'universo e la visione cristiana della fede.

A rigor di termini, si tratta più di « mostrare » che di « dimostrare ».

La manifestazione tuttavia di questa coerenza dinamica tra le due visioni, dovrebbe esercitare sulle menti in cerca di verità più seduzione che una giustificazione puramente razionale e speculativa.47

Aggiungiamo che la manifestazione di questa armonia tra fede e scienza non esercita il suo potere di seduzione, Teilhard ne è convinto, che se si radica in una prassi.

Ciò che occorre sono uomini più che liberi.

La vita stessa deve diventare « contagiosa » della fede in Dio e nell'uomo; « È evidente che in un primo tempo il lavoro dell'apologeta moderno … deve essere uno sforzo di riflessione intellettuale, che stabilisca che le due Fedi in questione ( Fede in Dio e Fede nell'Uomo ), lungi dall'opporsi tra loro, rappresentano al contrario le due componenti essenziali di una mistica umano-cristiana completa.

Non vi è fede cristiana realmente viva se non raggiunge e non solleva, nel suo movimento ascensionale, la totalità del dinamismo spirituale umano …

E non vi è neppure fede nell'Uomo psicologicamente possibile se l'avvenire evolutivo del Mondo non raggiunge, nella trascendenza, qualche focolaio di personalizzazione irreversibile.

Insomma, è impossibile di andare In-Alto senza muoversi In-Avanti, ne di progredire In-Avanti senza dirigersi verso l'In-Alto ».

Notiamolo bene comunque, per brillante che sia questa dimostrazione dialettica della conciliabilità delle « due Fedi », è destinata a restare sterile fin che non si presenterà al Mondo come concretamente vissuta.

Che teoricamente, in astratto, l'In-Alto e l'In-Avanti dell'Universo coincidano, va bene, ed è già molto.

Ma perché la soluzione proposta sia veramente convincente e contagiosa, deve manifestarsi, essere sperimentata in atto e in realtà, vale a dire in vivo.

Perché si costruisca, in altre parole, tra Fede in Dio e Fede nell'Uomo, la risultante sotto il cui impulso, ne sono convinto, il Cristianesimo si prepara a rimbalzare domani … non sono trattati o libri che ci occorrono, ma esemplari umani, cioè voglio dire uomini animati appassionatamente e simultaneamente dalle due specie di Fede, che realizzano in se stessi in uno stesso cuore, la congiunzione delle due potenze mistiche, in modo da presentare intorno a loro, la sintesi realizzata; uomini tanto più convinti del valore sacro dello sforzo umano in quanto s'interessano in primo luogo a Dio ».48

Teilhard ha dato questa testimonianza della prassi, offrendo così con la sua vita un nuovo argomento a favore della sua apologetica.

Nel 1950 nel cuore della materia scrive a proposito dell'avventura della sua esistenza: « Una grande e splendida avventura, nel corso della quale io continuo ad avere spesso paura, ma nella quale non mi era possibile di non arrischiarmi ».49

« Per necessità strutturale, tra il Dio dell'In-Alto e il Dio dell'In-Avanti, una lotta si era ingaggiata nella parte più intima della mia anima e, più in generale, ne sono convinto, nell'intimo di ogni anima moderna, attraverso la coesistenza definitiva e l'avvicinamento invincibile nel mio cuore del senso cosmico e del senso cristico ».50

E ancora: « Senso cosmico e senso cristico: in me due assi apparentemente indipendenti l'uno dall'altro al loro nascere, e di cui soltanto dopo molto tempo e molti sforzi ho finito per afferrare … il legame, la convergenza e infine l'identità di fondo ».51

Infine, in una lettera personale al Generale della Compagnia di Gesù nel 1951, confida: « Dalla mia infanzia, la mia vita spirituale non ha cessato di essere completamente dominata da una specie di sentimento profondo della realtà organica del Mondo, sentimento in origine molto vago nella mia mente e nel mio cuore, ma sentimento gradualmente diventato, con gli anni, senso preciso e invadente di una Convergenza generale su di sé dell'Universo, convergenza coincidente e culminante al suo vertice con Colui "in quo omnia Constant"', che la Compagnia mi ha insegnato ad amare.

Nella coscienza di questo movimento e di questa sintesi di tutto in Christo Jesu, ho trovato una straordinaria e inesauribile fonte di chiarezza e di forza interiori e un'atmosfera al di fuori della quale mi è diventato fisicamente impossibile respirare, adorare, credere ».52

È Cristo che da un senso, una direzione all'evoluzione crescente.

Fu quando Teilhard capì che il cosmico e il cristico convergevano in Cristo che la sua vita personale si semplificò.

Ma tutta la sua attività di pensatore e di scrittore è stata dominata dalla preoccupazione di manifestare questa unità vivente tra l'In-Alto della sua fede in Dio e l'In-Avanti della sua fede nel mondo e nell'uomo.

Impressionante apologià che si rivolge all'uomo di scienza contemporaneo e che si muove sul suo terreno.

Non si tratta per Teilhard, di dedurre Cristo a partire dalla natura, ma di confrontare due serie distinte di dati; da una parte un movimento di pensiero che, appoggiandosi sui dati della scienza e interpretandoli, conduce fino all'ipotesi Omega; d'altra parte, l'analisi del messaggio cristiano e il riconoscimento in esso di una risposta divina, preesistente, inattesa, sovrabbondante, alle aspirazioni misteriose dell'universo e dell'uomo in evoluzione.

Nel primo caso si tratta di una esplorazione scientifica e razionale che sfocia nell'ipotesi di un Omega.

L'asse dell'evoluzione richiede, per completarsi e completare il suo significato, un Centro unificatore delle persone, ma esso non è che ipotesi e attesa.

Nel secondo caso si tratta di un dono storico e gratuito offerto dalla presenza del Verbo incarnato.

Quest'armonia e questa complementarità tra i dati convergenti di due fonti tanto diverse, diventa tanto più sorprendente.

Sarebbe possibile che una così ammirevole coerenza non fosse che coincidenza?

La chiave di volta dell'apologetica di Teilhard è la « dimostrazione » dell'armonia, della coerenza sorprendente e universale tra due movimenti convergenti che vanno uno incontro all'altro.53

Da una parte l'universo sale verso l'uomo e verso l'Omega, centro personale di raduno; d'altra parte Cristo, princìpio, centro e termine dinamico di tutta la creazione ( fisica e umana ) assume e polarizza tutta l'evoluzione, le da un senso e la completa.

Cosmogenesi e antropogenesi sono in vista della cristogenesi.

Le due visioni si raggiungono e si illuminano reciprocamente.

Indice

38 Le Christianisme dans le monde, 1933, Oeuvres 9, p. 143.
39 Les umtés humaines naturelles, 1939, Oeuvres 3, pp. 289-290.
40 Introduction a la vie chrétienne, 1944, Oeuvres 10, p. 182.
41 Science et Christ, 1921, Oeuvres 9, pp. 60-61.
42 Mon Univers, 1924, Oeuvres 9, pp. 66-67.
43 Commetti je crois, 1934, Oeuvres 10, p. 118.
44 Ibid.. p. 150.
45 Ésquisse d'un Univers personnel, 1936, Oeuvres 6, p. 114.
46 Le Phénomène humain, 1940, Oeuvres 1, p. 158.
47 Forse, d'ora in poi, è meglio parlare di Apologià del cristianesimo anziché di Apologetica, termine questo che evoca lo studio sistematico dei fondamenti razionali della decisione di fede, per mezzo di una argomentazione rigorosa, metodicamente articolata.
48 Sur la valeur religieuse de la recherche, 1947, Oeuvres 9, pp. 261-262.
49 Le Coeur de la matière, 1950, Oeuvres 13, p. 58.
50 Ibid., p. 57.
51 Ibid., p. 51.
52 P. LEROY, Lettres familières de Teiihard de Chardin, Lettera del 12 ottobre 1951 al P. Janssens, p. 114.
53 C. D'ARMAGNAC, « La pensée du Pére Teiihard de Chardin comme apologétique moderne», Nouvelle Revue Théologique 84 (1962), pp. 598-621.
L'Autore ha ripreso e ritoccato questo articolo in Études Teiihardiennes, 1968, pp. 61-89.