Gesù Cristo rivelazione dell'uomo

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Capitolo quinto - V

V. Questione posta e mediazione proposta

La vita ha un senso e l'uomo un destino?

La filosofia, che si pone questa domanda, offre risposte diverse, perfino contraddittorie.

Molti uomini, senza essere filosofi, si pongono questa domanda.

Gli uni rispondono con l'ipotesi del nulla, col suicidio, l'eutanasia, l'aborto; altri optano per la fede, la santità, il martirio.

Pascal, Teilhard e Blondel si pongono la stessa questione, perché prendono sul serio la vita e perché si fanno carico della vita dei loro simili.

Tutti e tre invitano a « scommettere » per Dio, per Cristo.

Identica in sostanza, la loro questione è tuttavia formulata con sfumature diverse, che vengono dall'esperienza e dalle intuizioni personali di ciascuno.

Pascal, davanti all'uomo, si domanda: che è questo mostro, questo caos di contraddizioni, questo paradosso incomprensibile?

Teilhard si domanda: dove va la carovana umana?

L'evoluzione ha uno sbocco, o è un vicolo cieco?

Blondel si chiede: che cosa persegue l'uomo nella sua attività umana?

Cosa cerca in definitiva nel suo volere?

Dei tre si può dire che è Pascal colui che, cercando di sensibilizzare l'uomo al mistero della sua condizione, è al principio degli approcci moderni del cristianesimo, alla maniera di Blondel, Guardini, G. Marcel, M. Zundel.

Per rispondere alla domanda posta, i tre non fanno direttamente appello al cristianesimo, ma prendono in prestito una mediazione antropologica.

Meglio, tutti e tre procedono per via di fenomenologia ( Pascal e Teilhard ) o di analisi regressiva ( Blondel ).

Quest'approccio antropologico è in qualche modo la piattaforma o la rampa di lancio del movimento dialettico che conduce a Dio, poi a Cristo.

Per Pascal, la mediazione, è la descrizione della condizione umana.

L'uomo si agita, si stordisce, perché è vuoto di Dio.

Pascal sottolinea meno la ricchezza della creazione e le conquiste dell'uomo che le sue debolezze improvvise, le sue insufficienze, le sue ferite.

L'uomo è un malato grave.

Pascal fa quindi appello all'esperienza personale e il suo sguardo va direttamente alla condizione interiore dell'uomo.

Per Teilhard, la mediazione, è l'analisi del fenomeno umano nella sua globalità, in seno a una evoluzione orientata.

Teilhard è innanzitutto sensibile al progresso dell'uomo.

Se l'uomo si muove, si agita, è perché è ossessionato dal progresso.

Ciò che importa è meno il peccato originale passato, che ciò che viene, che si prepara, ciò che sale all'orizzonte come una promessa d'avvenire ( allegoria della nave ).

Teilhard da meno importanza all'individuo che alla collettività umana.

Se vi è un'angoscia, è quella di uno sbocco al progresso collettivo, quella della sopravvivenza della specie, di una realizzazione dell'umanizzazione dell'umanità.

Blondel, anche lui,, studia l'uomo non mediante l'introspezione. psicologica o l'osservazione scientinca, ma attraverso l'analisi di implicazioni dell'agire dell'uomo.

L'agire umano, smontato, passato in inventario, taglia corto, non arriva mai a soddisfarsi; l'aborto apparente dell'azione non è capace di soffocare ne di colmare l'abisso del volere.

Blondel assomiglia di più a Pascal che a Teilhard.

Il suo sguardo si posa più sull'insufficienza, l'indigenza, l'impotenza interiore, che sulle realizzazioni dell'homo faber, più sulla persona-individuo che sulla collettività.

Ma, tutti e tre, partono da una descrizione, da un'analisi dell'uomo, in vista di una diagnosi e di una terapia.

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