Gesù Cristo rivelazione dell'uomo

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Capitolo nono - III

III. Acquietamento o ribellione

Prima di ascoltare la muta risposta del Crocifisso, esaminiamo due posizioni che si oppongono tra loro, così come si oppongono al cristianesimo: cioè la via dell'acquietamento, che è una forma di anestesia, e la via della ribellione.

1. La prima12 cerca di integrare il male in qualche cosa che lo supera, cioè l'ordine della totalità e della bellezza dell'universo.

Ci si dice che per il momento noi non vediamo che un aspetto della realtà: il lato scandaloso.

Ma se il nostro sguardo potesse abbracciare la totalità della storia, l'ingiustizia ci apparirebbe allora come il mezzo provvisorio di una giustizia integrale.

A questo proposito, una certa visione cristiana del mondo, che predica la rassegnazione dicendo che « non è grave », che « tutto finirà per arrangiarsi », che « il bene finirà per prevalere », assomiglia stranamente al concetto marxista della storia.

Per il marxismo infatti, l'angoscia, la disperazione difronte alla sofferenza di una umanità alienata, sfruttata, proviene dalla nostra conoscenza incompleta della storia.

L'inferno attuale è la condizione necessaria per un accesso all'ordine definitivo.

La dialettica dei contrari finirà per suscitare un'umanità finalmente una e riconciliata.

È quindi lo stato stesso di miseria del proletariato che sarà il motore e l'esplosivo della sua liberazione.

Nato dalla disperazione, il progetto proletario tende all'instaurazione di una società senza padroni ne schiavi, dove gli antagonismi, fin qui necessari, cederanno il passo a una duplice armonia: quella degli uomini tra loro e quella degli uomini col mondo.

Il sangue e il fango di ieri saranno assunti e trasfigurati dall'umanità di domani.

Per polarizzare le energie degli uomini basta per il momento far loro intravvedere uno stato superiore di umanità ultra-tecnificata, ultra-sviluppata, da cui ciascuno trarrà profitto mediante la partecipazione, dove ciascuno troverà il suo sviluppo intellettuale e affettivo nella misura in cui farà corpo coll'intero sistema.

La lotta delle classi, che è il parossismo del male, annuncia la salvezza dell'uomo.

Il gioco della necessità e della libertà, nel sistema marxista, rimane molto ambiguo.

Si tratta di libertà o di impeccabilità?

Siamo ancora nel mondo di quel tempo?

Situare il paradiso terrestre nel futuro, piuttosto che nel passato, non cambia niente al problema.

In un primo tempo il marxismo si batte contro l'oppressione che, ai suoi occhi, rappresenta il male.

Ma, in un secondo tempo, si trasforma, come un certo cristianesimo, in religione di consolazione, in rifiuto di vedere una realtà che non è bella quanto il sogno.

Alla questione del male, il marxismo risponde con un ottimismo di comando.

Questa via di acquietamento ha qualcosa di grande, ma non è una risposta alla angoscia e all'orrore del male.

Perché se Dio esistere se è l'Amore, non lo posso giustificare dicendo che sacrifica milioni di innocenti a un'armonia che trionferà un giorno.

Che sia di origine cristiana, storica o marxista, la soluzione dell'acquietamento si riduce infine a un concetto estetico del mondo.

Si incontra a volte una soluzione più radicale ancora.

Nei secoli scorsi, gli uomini peccavano, e fortemente, ma senza schivate ne bravate si riconoscevano peccatori.

La singolarità del XX secolo, anche in un ambiente cristiano, è di negare il peccato, di metterlo tra parentesi e di non riconoscere che l'uomo sia peccatore.

Ossessionato dal peccato, dal male, l'uomo rifiuta di portarne il peso: lo scarica sulle istituzioni, sulle strutture, sui determinismi ( ereditari, biologici, psichici ), sugli altri, mai su se stesso.

É molto più preoccupato di liberazione collettiva che di salvezza personale.

Si sterilizza l'esistenza umana come gli strumenti di chirurgia che si toccano.

Ma dichiarando così che tutto è permesso e che l'uomo è puro, non ci si lascia neppure la speranza di trovare Qualcuno che ci ama così come siamo, con la nostra miseria; ci si toglie la possibilità stessa di quell'essere-più che è legata alla nostra condizione di peccatori, ma coscienti e convertiti all'amore.

D'altro lato è certo che il cristianesimo autentico, mantenendo con la Sacra Scrittura la certezza che il mondo è stato veramente voluto da Dio e che è il frutto di un'intenzione, rende diffìcile la sua parte.

Perché ciò equivale a dire, con lucidità, che c'è il male perché c'è il bene.

Affermando che Dio ha voluto il mondo, e il nostro mondo, ci si espone alla questione di Giovanna D'Arco: « Ma allora, Dio mio, perché, perché tanto male?

Quale gioco drammatico giochi con noi, Signore?

Fino a quando, fino a quando, dovremo non capire? ».

Ci sono in definitiva soltanto due sbocchi: disarmare e arrendersi al Dio crocifisso, nell'adorazione e nella fiducia, oppure ribellarsi.

2. Se si rifiuta l'atteggiamento cristiano, non vi è infatti altro possibile atteggiamento che la ribellione.13

In un certo modo, di fronte al male, è impossibile non ribellarsi.

Chi non ha conosciuto quei ribollimenti di ribellione che si esprimono nelle imprecazioni di Giobbe?

Questa angoscia di fronte al male è in noi come una forza oscura, assopita, ma sempre pronta a scattare, mai perfettamente dominata.

Accettando nella fede il giudizio della Scrittura sul mondo: « E Dio vide che era cosa buona », il cristianesimo rischia di provocare verso di sé e verso Dio una ribellione totale, assoluta, implacabile.

Di questa ribellione Dostojevski ha dato l'espressione più drammatica ne I Fratelli Karamozov.

Rivolgendosi a Cristo ritornato sulla terra per rianimare la fede e il coraggio degli uomini, ma di nuovo arrestato e messo in prigione, il Grande Inquisitore gli dichiara: « Sei tu, tu. Non dire nulla. Taci. Del resto, che potresti dire? Lo so anche troppo.

Tu non hai il diritto di aggiungere una parola a ciò che hai già detto un tempo.

Perché sei venuto a disturbarci? Perché ci disturbi, lo sai bene.

Ma sai che cosa succederà domani? Domani, io ti condannerò e tu sarai bruciato.

Tu hai visto gli uomini liberi. Tu vuoi andare verso il mondo con le mani vuote predicando agli uomini una libertà e una speranza che la loro stupidità non permette loro di capire, una libertà che fa loro pau ra … Ma finiranno per deporla ai nostri piedi, questa libertà …

Tu, hai creduto alla libertà umana, invece di confiscarla …

Noi, invece abbiamo corretto la tua opera e gli uomini si sono rallegrati di essere di nuovo condotti come un gregge.

Oh! noi li persuadiamo che non saranno veramente liberi se non abdicando alla loro libertà a nostro favore ».14

Il giorno in cui noi scopriamo che ciò che non dovrebbe essere è, e che il male sembra scaraventarsi su ogni realtà e prevalere, giungeremo a porci la domanda: dove sta la maggiore colpevolezza? nell'uomo o. in Dio? nell'egoismo e nella cupidigia degli uomini che scatenano tutti i mali, o in Dio che punisce un male che ha acceso con la libertà?

Questa tenebrosa domanda è nel cuore di tutti, sorda e angosciata.

L'uomo moderno si ribella contro Dio: così come il poeta Lautréamont che si suicida a ventun anni e rimprovera a Dio di contemplare da tutta l'eternità il supplizio che non ha meritato; così anche Nietzsche: « Dio è morto … Dio resterà morto … Noi l'abbiamo ucciso ».

Nietzsche è morto pazzo, ma con lui è nato l'uomo ribelle.15

La ribellione infatti « è la condanna di Dio in nome della giustizia e dell'orrore del male ».16

Per correggere l'opera di Dio, si deve sopprimere la libertà, ma per sopprimere la libertà si deve sopprimere Dio, perché non ci si ribella contro un Dio inesistente.

La ribellione si fa contro un Dio che esiste e, più concretamente, contro il Dio dei cristiani.

Si vuole il silenzio di Dio, per non sentir più parlare di lui, per non essere scomodati da lui.

Si preferisce assassinare Dio, come hanno fatto i Giudei, per non dover più subire, in fondo al cuore, l'interrogativo che ci condanna.

Dietro questa ribellione che se la prende con Dio, si nasconde non soltanto il rifiuto eterno di ogni speranza, ma anche il rifiuto della condizione umana stessa.

Ribellandosi contro Dio, gli uomini si rendono capaci dei peggiori orrori.

La ribellione infatti è totalitaria: esclude ogni presenza fuorché la sua, ogni ideologia diversa dalla sua.

Per farla finita col male, per cambiare a ogni costo la condizione umana, si sacrificano milioni di esseri a un progresso progettato e fatto « a misura d'uomo ».

Per correggere l'opera di Dio si confisca la libertà: si entra allora in un ordine peggiore di ogni male.

Quando il nazismo ha voluto farla finita con la schifezza dell'Occidente, non ha indietreggiato di fronte a milioni di morti.

Quando il marxismo vuole imporre ciò che considera la giustizia, sacrifica porzioni intere di umanità.

I peggiori assassini di Shakespeare arrivano a una decina di cadaveri, perché non hanno ideologia.

Con le sue ideologie il nostro secolo non smette di accumulare crimini per liberarci da ogni male.

Per sterminare il male, si stermina Dio.

Ma una volta crocifisso Dio, l'uomo è alla mercé dell'uomo, lupo capace di tutte le malvagità.17

In definitiva, perché la ribellione è possibile? Dio non ha voluto la ribellione, ma ha voluto la libertn che permette la ribellione.18

Se noi fossimo solo minerali o robots, la ribellione non sarebbe possibile.

Se il potere terribile, formidabile di dire no ci è lasciato, è proprio a motivo della libertà.

L'uomo non è soltanto un tasto di pianoforte:19 è libero e in questo consiste la sua libertà, che può scegliere tra il rifiuto e l'amore.

Cristo ci lascia l'ultima parola. Bernanos diceva giustamente: « Lo scandalo dell'universo, non è la sofferenza, è la libertà ».20

Infatti. Ma di fronte a un tale potere, attribuito all'uomo, e capace di scatenare le peggiori catastrofi, di provocare i peggiori orrori, come non essere tentati di dire: « Ne valeva la pena? Perché, perché, Signore? ».

Se Dio dovesse scusarsi non lo dovrebbe fare per il male che ha fatto, ma per averci fatti liberi.

Ha scelto da una parte i sassi, gli animali, i calcolatori e, dall'altra parte, persone, esseri capaci di dire sì o no, anche a Dio.

Creando delle persone, ha corso il rischio supremo.

Perciò viene a noi senza difesa, come un bambino, le mani vuote le braccia stese su una croce, per provarci che ci voleva veramente liberi

Dio vuole che la grandezza dell'uomo si manifesti sia mediante la ribellione che mediante l'amore.

Per un cristiano il problema è più tragico ancora, perche la libertà offre la possibilità di una ribellione eterna.

Come Cristo, noi siamo invitati a entrare nella prova, nella sofferenza, nell'ingiustizia, senza difesa, rivolti verso il Padre.

Non vi è altro appuntamento decisivo col male che il Getsemani e il Golgota.

Alla follia della ribellione e del male non vi è altra risposta che la follia della croce.

Per rispetto della nostra libertà ci ha fatto capire che la follia verso la quale ci trascina consiste nel disarmare senza difenderci, nell'arrenderci a Dio, nel rimetterci a lui totalmente, nella fede e nell'amore.

Questa apparente disfatta, questa disfatta, è la sola saggezza.

Altrimenti, l'uomo ribelle distrugge o si distrugge con la violenza.

Se. noi affermiamo che l'Innocente è morto per tutti, colpito per tutti, allora, solidali con Cristo, ci disarmiamo con lui, uniti come lui nell'ultima supplica: « Padre ».

Restiamo nella notte, ma sotto le stelle.

Tutti coloro che hanno vinto la ribellione, hanno rifiutato di difendersi e si sono consegnati a Dio: san Paolo, sant'Agostino, san Francesco d'Assisi, Charles de Foucauid, Padre Kolbe.

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12 B. BRO, Le pouvoir du mal, pp. 22-28.
13 Ibid., pp. 39-56.
14 DOSTOJEVSKI, Les Frères Karamawv, quinto libro, cap. 3, 4, 5, Editions de la Pleiade, pp. 247-287 (trad. it. I fratelli Karamawv, Sansoni, Firenze, 1958).
15 B. BRO, Le pouvoir du mal, p. 43.
16 Wd., p. 44.
17 Ibid., pp. 47-48.
18 Ibid., p. 50.
19 Ibid., p. .51.
20 G. BERNANOS, « La liberte, pourquoi taire », Idées, Paris, 1953-1972, pp. 224-225.