Gesù Cristo rivelazione dell'uomo

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Introduzione

Se il cristianesimo si presenta come l'intervento di Dio in una storia che ha il suo culmine in Gesù Cristo, è di somma importanza sapere se, come e in quale misura possiamo raggiungere questo avvenimento.

Perciò il problema dell'accesso a Gesù attraverso i Vangeli1 è capitale in cristologia.

Ma l'ermeneutica delle origini del cristianesimo non basta.

Deve essere completata da un ermeneutica dell'uomo.

Perché Gesù non è soltanto un'irruzione di Dio nella storia dell'uomo: è un'irruzione che rivela l'uomo a se stesso, lo decifra, lo interpreta e lo trasfigura.

L'uomo non ha senso che in Cristo.

Solo Cristo effettua l'esegesi dell'uomo e dei suoi problemi.

Solo Cristo è la chiave del crittogramma umano.

Il presente volume tenta di illuminare questo secondo aspetto della credibilità cristiana.

L'uomo è anzitutto un interrogativo su se stesso e sul senso ultimo della sua vita: non è capace di sfuggire ne a questa domanda ne a se stesso.

Lo vogliamo o no, osserva Pascal nel Pari, siamo « imbarcati ».

Non possiamo sfuggire: chi siamo? dove andiamo? perché esistiamo?

L'uomo non potrebbe eliminare queste domande senza rinunciare a vivere, senza rinunciare a esistere.

Osserva il Vaticano II nella Dichiarazione sulle religioni non cristiane: « Gli uomini attendono la risposta ai reconditi enigmi della condizione umana che ieri come oggi turbano profondamente il cuore dell'uomo: la natura dell'uomo, il senso e il fine della nostra vita, il bene e il peccato, l'origine e il fine del dolore, la via per raggiungere la vera felicità, la morte, il giudizio e la sanzione dopo la morte, infine l'ultimo e ineffabile mistero che circonda la nostra esistenza, donde noi traiamo la nostra origine e verso cui tendiamo ».2

Siamo tutti imbarcati cioè coinvolti nella stessa avventura, tutti messi in questione, tutti interpellati.

L'uomo è un enigma, un mistero ai suoi stessi occhi e non avrà fatto niente di valido finché non avrà svelato questo mistero.

Non si dica che tale questione è anacronistica, che non si pone più e non trova più nessuna eco.

Al contrario, molti pensatori contemporanei ( romanzieri, filosofi, teologi ) e anche i testi del magistero della Chiesa ( dalla Gaudium et spes alla Redemptor hominis ) non cessano di dichiarare, precisamente come il Vangelo, che il problema dei problemi, è l'uomo.

Un libro recente,3 che ha avuto un grande successo, formula il problema in termini semplici e suggestivi, ispirandosi a Pascal.

Ne riproduciamo alcuni paragrafi.

« Il problema che sta dietro alle domande: chi siamo? da dove veniamo? dove andiamo? è spesso irriso, quasi fosse da lasciare agli adolescenti, indegno degli adulti, … Non crediamo sia in torto chi ha paragonato la nostra condizione a quella di chi si svegli su un treno che corre nella notte.

Da dove è partito quel treno su cui siamo stati caricati non sappiamo quando e perché? Dove è diretto? …

C'è chi si accontenta di esaminare il suo scompartimento, di verificare le dimensioni dei sedili, di analizzare i materiali, per riaddormentarsi poi tranquillamente: ha preso coscienza dell'ambiente che lo circonda, tanto gli basta, il resto non è affar suo.

Se l'angoscia dell'ignoto prenderà poi alla gola, ci sarà sempre modo di scacciarla pensando ad altro …

Anche i più saccenti, qui, hanno una sola informazione sicura da dare: che il convoglio finirà per imboccare un tunnel oscuro, senza che alcuno possa scendere prima.

Ma cosa vi sia oltre l'imbocco della misteriosa galleria, non sanno.

"Non c'è nulla, c'è solo buio", dicono alcuni. Un'opinione rispettabile.

Ha purtroppo il difetto di mancare di prove.

Nessuno è tornato indietro per darci relazioni del suo viaggio al di là della Todeslinie, la linea della morte.

Noi siamo tra gli ingenui, gli inguaribili adolescenti, gli alienati.

Tra coloro che sono sgomenti, non ci vergogniamo affatto a riconoscerlo, dal silenzio eterno degli spazi infiniti che ci circondano.

Invece di starcene tranquilli al nostro posto, guardando il buio correre fuori, preferiamo girare di scompartimento in scompartimento.

Nella speranza, chissà?, di trovare un qualche "orario" che dia un nome e una direzione a questo viaggio che non abbiamo voluto …

Gesù non sarebbe la risposta alle nostre domande?

Egli, infatti, è il solo uomo nella storia di cui si dice che sia tornato vivo dalla galleria della morte.

E se fosse vero?

Certo, dopo di lui, il mistero sussiste.

Tanti problemi non trovano risposta.

"Credere non è capire tutto", dice Teilhard de Chardin.

Quel mistero, quei problemi mi sembrano ancora più grandi se si afferma che il cristianesimo non è che il più grosso degli equivoci in cui gli uomini sono incappati ».4

Noi siamo ugualmente convinti che Cristo, e solo Cristo, da un senso non soltanto alla condizione umana presa nel suo insieme, spiegando all'uomo la sua vocazione di figlio chiamato per grazia alla vita e alla gloria di Dio, ma anche ai problemi concreti e particolari di tale condizione.

Lui solo è quella luce penetrante che penetra nelle profondità dell'uomo e lo rivela a se stesso.

In lui, pura Luce, l'uomo scopre la sua definitiva verità.

Ma se è vero che Cristo, attraverso la sua vita e il suo messaggio, è mediatore del significato dell'uomo, unico esegeta dell'uomo e dei suoi problemi, se è vero che in lui l'uomo riesce a situarsi, a capirsi, a realizzarsi e anche a superarsi; se la luce che proietta sulla condizione umana è a tal punto penetrante, la questione della sua identità si pone ineluttabilmente.

Non sarebbe Gesù, - come lo pretende la Chiesa e come lui stesso lo fa capire

Il presente volume costituisce il secondo dei tre momenti, o approcci che riteniamo indispensabili per trattare convenientemente il problema della credibilità del cristianesimo.5

I tre momenti corrispondono a tre domande:

Gesù è accessibile nella sua realtà storica?

Gesù e il suo messaggio rispondono alla questione radicale del significato dell'esistenza umana?

Gesù è identificabile come Dio in mezzo a noi?

Tentiamo qui di rispondere alla seconda di queste domande.

Dopo un capitolo che pone la questione del significato dell'esistenza umana, nel contesto contemporaneo, di fronte a Cristo e al suo messaggio, l'opera si articola in due parti:

la prima studia il problema della condizione umana nella sua globalità a partire da tre autori diversi e complementari: Pascal, Teilbard, Blondel;

la seconda si applica a dimostrare come Cristo dia un significato non soltanto alla condizione umana presa nel suo insieme, ma anche ai principali problemi di questa condizione: lavoro nel mondo, solitudine, alterità e comunione, libertà, peccato, sofferenza, morte, salvezza.

Questo approccio di carattere storico, poi sistematico, ha il vantaggio di diversificare la presentazione e anche, crediamo, di rinnovare l'interesse.

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1 É la questione che abbiamo trattato in: L'accès a Jésus par les Evangiles, Desclée & Cie, Tournai et Paris, et Bellarmin, Montreal, 1978 ( tradizioni inglese, spagnola; italiana: A Gesù attraverso i Vangeli, Cittadella, Assisi, 19822 ).
2 Nostra Aetate. Dichiarazione sulle relazioni della Chiesa Cattolica con le Religioni non cristiane ( n. 1 )
3 V. MESSORI, Ipotesi su Gesù, SEI, Torino, 1976.
4 Wd., pp. 21-27.
5 Meglio dettagliato in: R. LATOURELLE, L'accès a Jésus par les Evangiles, pp. 9-14.