Pensieri

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XXVII - Conclusione

357

C'è una bella differenza tra conoscere Dio e amarlo.

358

« Se avessi visto un miracolo », dicono, « mi convertirei ».

Come possono essere certi di fare ciò che ignorano?

Essi pensano che la conversione consista nell'adorare Dio sotto forma di rapporto mondano e di conversazione.

La vera conversione consiste invece nell'annientarsi davanti all'essere universale che tante volte abbiamo irritato e che a ragione può in ogni momento perderci, nel riconoscere che non possiamo nulla senza di lui e che da lui ci siamo meritati solo avversione.

Consiste nel riconoscere che tra Dio e noi c'è un'irriducibile opposizione, e che non è possibile alcun rapporto senza un mediatore.

359

I miracoli non servono per convertire, ma per condannare. [ Sum. Theol., I-II, q. 113, a. 10, ad 2 ].

360

Non vi stupite di vedere persone semplici che credono senza ragionare.

Dio concede loro l'amore nei suoi confronti e l'odio di se stessi.

Egli inclina il loro cuore a credere.

Non si riuscirà mai a credere, con la fiducia proficua della fede, se Dio non inclina il cuore, ma quando l'avrà inclinato, si crederà.

Davide lo sapeva bene: « Inclina cor meum, deus, in ».

361

Alcuni credono senza aver letto i Testamenti perché hanno una disposizione interiore perfettamente santa e perché quello che apprendono della nostra religione è adeguato.

Essi sentono di essere stati fatti da un Dio.

Essi non vogliono amare che Dio, non vogliono odiare che se stessi.

Sentono di non avere abbastanza forza da soli, di essere incapaci di arrivare a Dio e che se Dio non va da loro, non possono avere rapporti con lui.

Essi sentono dire nella nostra religione che non bisogna far altro che amare Dio e odiare se stessi, ma che, essendo tutti corrotti e incapaci di arrivare a Dio, Dio si è fatto uomo per unirsi a noi.

Non ci vuole altro per persuadere uomini che hanno una simile disposizione nel cuore e che hanno questa consapevolezza del proprio dovere e della propria incapacità.

362

Conoscenza di Dio.

Quelli che vediamo essere cristiani pur senza conoscere le profezie e le prove, giudicano altrettanto bene di quelli che ne hanno conoscenza.

Essi giudicano con il cuore, mentre gli altri giudicano con l'intelletto.

Dio stesso li inclina a credere così da renderli perfettamente persuasi.

« Si dirà che questo modo di giudicare non è certo e che nel seguirlo gli eretici e gli infedeli errano.

Si risponderà che gli infedeli diranno la stessa cosa; ma io rispondo che noi abbiamo le prove che Dio inclina secondo verità quelli che ama a credere nella religione cristiana, mentre gli infedeli non hanno alcuna prova di ciò che dicono, così che le nostre affermazioni, per quanto simili, differiscono nel fatto che le une sono prive di prove, le altre sono provate in modo certo. »

Riconosco che uno di questi cristiani che credono senza prove forse non saprà convincere un infedele che dicesse altrettanto di sé, ma coloro che conoscono le prove della religione sapranno provare senza difficoltà che questo fedele è realmente ispirato da Dio, per quanto non possa provarlo da solo.

Perché Dio avendo detto per bocca dei suoi profeti ( che sono indubbiamente profeti ) che durante il regno di Gesù Cristo avrebbe diffuso il suo spirito nelle nazioni e che i figli, le figlie e i piccoli della Chiesa avrebbero profetizzato, rimane certo che lo spirito di Dio è su questi e non sugli altri.

Carte tagliate in attesa di classificazione

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