Summa Teologica - I

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Articolo 4 - Se l'eternità differisca dal tempo

Infra, a. 5; In 1 Sent., d. 8, q. 2, a. 2; d. 19, q. 2, a. 1; De Pot., q. 3, a. 14, ad 10, 18; In Div. Nom., c. 10, lect. 3

Pare che l'eternità non si distingua dal tempo.

Infatti:

1. È impossibile che due misure di durata coesistano, a meno che una non sia parte dell'altra: infatti due giorni o due ore non esistono simultaneamente, ma un giorno e un'ora possono essere simultanei perché l'ora è una parte del giorno.

Ora, l'eternità e il tempo sono insieme, e ambedue comportano una certa misura di durata.

Non essendo quindi l'eternità una parte del tempo, poiché l'eternità lo sopravanza e lo include, pare che il tempo sia una parte dell'eternità e non una realtà diversa da essa.

2. Secondo Aristotele [ Phys. 4,11 ] l'istante resta identico a se stesso in tutto il corso del tempo.

Ma il restare indivisibilmente la stessa in tutto il decorso del tempo pare costituire l'essenza stessa dell'eternità.

Quindi l'eternità è l'istante del tempo.

Ma l'istante non differisce realmente dal tempo.

Quindi l'eternità non differisce realmente dal tempo.

3. Come la misura del primo moto è la misura di tutti i movimenti, come dice Aristotele [ Phys. 4,14 ], così parrebbe che la misura del primo essere debba essere la misura di ogni essere.

Ma la misura del primo essere, che è l'essere divino, è l'eternità.

Quindi l'eternità è la misura di ogni essere.

Ma l'essere delle realtà corruttibili è misurato dal tempo.

Quindi il tempo o è l'eternità, o è qualcosa di essa.

In contrario:

L'eternità è tutta simultaneamente; nel tempo invece c'è un prima e un poi.

Quindi il tempo e l'eternità non sono la stessa cosa.

Dimostrazione:

È manifesto che il tempo e l'eternità non sono la medesima cosa.

Ora, di tale diversità alcuni hanno assegnato questa ragione: che l'eternità non ha né inizio né termine, mentre il tempo ha inizio e termine.

Ma questa differenza è accidentale, non essenziale.

Supposto infatti che il tempo sia sempre stato e sempre debba essere, come affermano coloro che attribuiscono al cielo un movimento sempiterno, resterà pur sempre una differenza, al dire di Boezio [ De consol. 5, pr. 6 ], fra eternità e tempo per il motivo che l'eternità è tutta insieme, il che non compete al tempo: poiché l'eternità è la misura dell'essere permanente, il tempo invece è la misura del movimento.

Tuttavia, se si considera tale differenza rispetto alle realtà misurate e non alle stesse misure, essa ha un certo valore: poiché col tempo si misura soltanto ciò che ha inizio e termine nel tempo, come dice Aristotele [ Phys. 4,12 ].

Per cui se il movimento del cielo durasse sempre, il tempo non lo misurerebbe secondo tutta la sua durata, non essendo l'infinito misurabile, ma ne misurerebbe ogni ciclo, che nel tempo ha inizio e termine.

Però tale differenza potrebbe avere un valore anche rispetto a queste misure, se l'inizio e il termine venissero presi in potenza.

Poiché anche supponendo che il tempo durasse sempre, sarebbe possibile, prendendone delle parti, determinare nel tempo un inizio e un termine, come quando parliamo di inizio e di fine del giorno o dell'anno; il che non si verifica per l'eternità.

Tuttavia queste differenze sono conseguenze di quella che è la prima ed essenziale: cioè che l'eternità, diversamente dal tempo, esiste tutta simultaneamente.

Analisi delle obiezioni:

1. Questa ragione sarebbe valida se il tempo e l'eternità fossero misure dello stesso genere: il che appare chiaramente falso se si considera di quali cose il tempo e l'eternità sono misura.

2. L'istante quanto alla sua realtà è identico a se stesso in tutto il corso del tempo, ma cambiano i suoi rapporti: poiché come il tempo corrisponde al movimento, così l'istante del tempo corrisponde al soggetto mobile; ora, il soggetto che si muove è in se stesso identico per tutto il corso del tempo, ma cambia nei suoi rapporti, essendo prima qui e poi là.

E questa variazione costituisce il movimento.

Allo stesso modo lo scorrere di un medesimo istante, in quanto subisce l'alternarsi dei rapporti, costituisce il tempo.

L'eternità invece rimane identica sia in se stessa che quanto ai rapporti.

Quindi l'eternità non si identifica con l'istante del tempo.

3. Come l'eternità è la misura propria dell'essere, così il tempo è la misura propria del movimento.

Per cui quanto più un ente si allontana dalla fissità dell'essere e si trova soggetto al mutamento, tanto più si allontana dall'eternità e si assoggetta al tempo.

Quindi l'essere delle realtà corruttibili, in quanto trasmutabile, non è misurato dall'eternità, ma dal tempo.

Il tempo infatti non misura solo le realtà che attualmente mutano, ma anche quelle che sono mutevoli.

Per cui non soltanto misura il movimento, ma anche la quiete, che è propria di ciò che è capace di movimento, ma attualmente non si muove.

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