Summa Teologica - I

Indice

Articolo 1 - Se la falsità sia nelle cose

In 1 Sent., d. 19, q. 5, a. 1; De Verit., q. 1, a. 10; In 5 Metaph., lect. 22; 6, lect. 4

Pare che la falsità non sia nelle cose.

Infatti:

1. S. Agostino [ Solil. 2,8 ] dice: « Se il vero è [ tutto ] ciò che è, si potrebbe concludere, a dispetto di tutti, che non c'è posto per la falsità ».

2. Falso viene da fallere, ingannare.

Ma le cose non ingannano, come assicura S. Agostino [ De vera relig. 36.66 ], « poiché non mostrano altro che il loro volto ».

Quindi il falso non si trova nelle cose.

3. Diciamo che il vero si trova nelle cose per il rapporto di esse con l'intelligenza divina, come si è detto sopra [ q. 16, a. 1 ].

Ma ogni cosa, in quanto è, imita Dio.

Quindi ogni cosa è vera senza falsità.

Quindi nessuna cosa è falsa.

In contrario:

S. Agostino [ De vera relig. 34.63 ] dice: « Ogni corpo è un vero corpo e insieme una falsa unità »: imita infatti l'unità, ma non è un'unità.

Ora, ciascuna cosa imita la bontà di Dio, ma senza raggiungerla.

Quindi in tutte le cose c'è della falsità.

Dimostrazione:

Siccome il vero e il falso sono opposti tra loro, e d'altra parte gli opposti riguardano sempre un medesimo soggetto, è necessario anzitutto ricercare la falsità dove si trova formalmente la verità, cioè nell'intelletto.

Nelle cose poi non c'è né verità né falsità se non in rapporto all'intelletto.

E siccome ogni essere acquista le denominazioni assolute dalle sue proprietà inseparabili, mentre per quelle occasionali e accessorie acquista solo denominazioni relative, una cosa potrebbe essere denominata falsa in senso assoluto solo in rapporto all'intelletto da cui dipende, e al quale necessariamente si riferisce, mentre riguardo ad altri intelletti, con i quali ha un rapporto soltanto occasionale, non potrebbe essere detta falsa se non in senso relativo.

Ora, le cose esistenti in natura dipendono dalla mente divina allo stesso modo in cui dalla mente umana dipendono i prodotti dell'arte.

Ma i prodotti dell'arte si dicono falsi in modo assoluto e per se stessi nella misura in cui si discostano dalla forma voluta dall'arte: e così di un artista si dice che fa un'opera falsa quando viene meno alle regole dell'arte.

Ma in questo senso non è possibile trovare falsità nelle cose dipendenti da Dio, considerate in rapporto all'intelligenza divina, poiché tutto ciò che è in esse procede dalle disposizioni di questa medesima intelligenza divina.

Vi è un'eccezione, forse, per gli esseri dotati di libertà, i quali hanno il potere di sottrarsi alle disposizioni della mente di Dio.

E in ciò consiste il male [ morale, cioè la ] colpa, per cui i peccati nella Scrittura sono chiamati falsità e menzogne.

Nel Salmo [ Sal 4,3 ], p. es., si dice: « Perché amate cose vane e cercate la menzogna? ».

Così, viceversa, un'azione virtuosa è denominata verità della vita, in quanto è subordinata ai divini intendimenti, secondo l'espressione del Vangelo [ Gv 3,21 ]: « Chi fa la verità viene alla luce ».

Se consideriamo invece le cose esistenti in natura rispetto al nostro intelletto, verso il quale non hanno un rapporto essenziale, esse possono dirsi false non in senso assoluto, ma relativo.

E ciò avviene in due maniere.

Prima di tutto a motivo del nostro modo di rappresentarci l'oggetto: e così chiameremo falso nelle cose ciò che se ne dice o se ne pensa falsamente.

E in questo senso qualsiasi cosa può essere dichiarata falsa per quello che in essa non c'è, come quando diciamo con Aristotele [ Met 5,29 ] che il diametro è un falso commensurabile, o con S. Agostino [ Solil. 2,10 ] che l'attore è un falso Ettore.

E inversamente qualsiasi cosa può dirsi vera per le proprietà che ad essa appartengono.

- In secondo luogo a modo di causa.

E in questo senso si dice falsa quella cosa che per natura pare fatta per produrre di sé una falsa opinione.

E poiché è per noi naturale il giudicare delle cose secondo le loro apparenze esterne - dato che le nostre conoscenze hanno origine dal senso, che ha per oggetto proprio ed essenziale le qualità esteriori -, ne consegue che certe cose che assomigliano ad altre quanto all'apparenza esterna, rispetto a queste sono dette false: come il fiele è un falso miele, e lo stagno è un falso argento.

E per questo motivo S. Agostino [ Solil. 2,6 ] dice che « noi chiamiamo false quelle cose che hanno l'apparenza del vero ».

E il Filosofo [ l. cit. ] asserisce che si dicono false « quelle cose che per natura paiono fatte apposta per apparire di altra qualità o di altra natura ».

E in quest'ultimo senso si dice falso anche colui che è amante di opinioni e locuzioni false.

Non però per il semplice fatto che ha la capacità di pensarle e di formularle, perché altrimenti, come nota Aristotele [ l. cit ], anche i sapienti e gli scienziati sarebbero detti falsi.

Analisi delle obiezioni:

1. Rispetto alla [ nostra ] intelligenza una cosa è vera per quello che è e falsa per quello che non è.

Cosicché « un vero attore è un falso Ettore », come dice S. Agostino [ Solil. 2,10 ].

Quindi, per il fatto che nelle cose vi è un certo non essere, si trova in esse una certa falsità.

2. Le cose non ingannano di per sé, ma solo accidentalmente.

Infatti esse danno occasione d'inganno per la somiglianza che hanno con altre, delle quali non possiedono la natura.

3. Le cose non sono dette false rispetto all'intelligenza divina, il che le renderebbe false in senso assoluto, ma solo rispetto al nostro intelletto: e ciò significa che sono false in senso relativo.

4. [ S. c. ]. Una somiglianza o una rappresentazione difettosa non riveste carattere di falsità se non in quanto fornisce l'occasione di un'opinione falsa.

Quindi non basta che vi sia somiglianza perché una cosa possa dirsi falsa, ma vi deve essere una somiglianza tale da provocare, non in qualcuno, bensì nella maggior parte dei casi, un apprezzamento errato.

Indice