Summa Teologica - I

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Articolo 2 - Se nei sensi vi sia falsità

Infra, q. 85, a. 6; De Verit., q. 1, a. 11; In 3 De anima, lect. 6; In 4 Metaph., lect. 12

Pare che nei sensi non vi sia falsità.

Infatti:

1. Scrive S. Agostino [ De vera relig. 33.61 ]: « Se tutti i sensi corporei manifestano fedelmente le loro impressioni, io non so che cosa dobbiamo esigere di più da essi ».

E così pare che da essi non siamo tratti in inganno.

Quindi nei sensi non c'è falsità.

2. Il Filosofo [ Met. 4,5 ] dice che « l'errore non è proprio del senso, ma della fantasia ».

3. Il vero e il falso si trovano soltanto in ciò che è composto, non in ciò che è semplice.

Ora, comporre e dividere non appartiene ai sensi.

Quindi nel senso non si dà errore.

In contrario:

Dice S. Agostino [ Solil. 2,6 ]: « È evidente che noi in tutti i nostri sensi siamo tratti in inganno da fallaci apparenze ».

Dimostrazione:

Non si deve ricercare la falsità nei sensi se non nel modo stesso in cui vi si trova la verità.

Ora, come si è detto altrove [ q. 16, a. 2 ], la verità non si trova nei sensi in modo che essi ne abbiano la consapevolezza, ma in quanto hanno un'esatta percezione degli oggetti sensibili.

E ciò avviene per il fatto che i sensi apprendono le cose come sono.

Quindi accade che la falsità si trovi nei sensi perché questi percepiscono o giudicano le cose diversamente da quello che sono.

Ora, in tanto [ i sensi ] possono conoscere le cose in quanto si trova in essi la loro immagine.

Ma l'immagine di un oggetto si può trovare nei sensi in tre modi: primo, direttamente e in forza di se stessa, come [ avviene per ] i sensibili propri, p. es. come l'immagine del colore è nella vista; secondo, in forza di se stessa, ma non direttamente, come [ per ] i sensibili comuni, p. es. come nella vista c'è l'immagine della grandezza e della figura; terzo, né direttamente né in forza di se stessa, ma impropriamente, come nella vista c'è l'immagine dell'uomo non in quanto è un uomo, ma in quanto tale oggetto colorato di fatto è un uomo.

Ora, circa i sensibili propri il senso non cade in errore se non accidentalmente e di rado, vale a dire a motivo della cattiva disposizione degli organi, che non ricevono convenientemente la forma sensibile: come anche gli altri esseri passivi per una qualche indisposizione ricevono in modo difettoso l'impressione di ciò che opera su di essi.

E così capita ai malati, che hanno la lingua cattiva, di sentire amare le cose dolci.

Riguardo invece ai sensibili comuni e ai sensibili impropri i sensi, anche quando son ben disposti, possono sbagliare, poiché tali oggetti non cadono sotto i sensi per se stessi e direttamente, ma solo accidentalmente e indirettamente, in quanto hanno attinenza con altre cose.

Analisi delle obiezioni:

1. Ricevere l'impressione, per i sensi, è lo stesso che sentire.

Quindi, dal momento che i sensi ci manifestano fedelmente le loro impressioni, ne viene che noi non ci inganniamo quando giudichiamo di sentire qualcosa.

Ma siccome talora i sensi ricevono un'impressione che non corrisponde alle cose reali, ne viene che ce le presentano in maniera inadeguata.

Quindi siamo ingannati dai sensi riguardo alle cose, non riguardo al sentire stesso.

2. Si dice che l'errore non è proprio dei sensi perché i sensi non si ingannano circa l'oggetto proprio.

Quindi in un'altra traduzione si dice più chiaramente che « i sensi non errano circa il sensibile proprio ».

Si attribuisce invece l'errore alla fantasia perché essa rappresenta l'immagine delle cose anche assenti: per cui, quando uno considera l'immagine della cosa come se fosse la cosa stessa, ne risulta una falsità.

E per questo anche il Filosofo [ Met. 5,29 ] dice che le ombre, le pitture e i sogni sono della falsità in quanto gli oggetti di cui presentano l'immagine non esistono.

3. L'argomento prova solo che la falsità non è nel senso come in un soggetto che conosca il vero e il falso.

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