Summa Teologica - I

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Articolo 1 - Se gli uomini siano predestinati da Dio

In 1 Sent., d. 40, q. 1, a. 2; C. G., III, c. 163; De Verit., q. 6, a. 1; In Rom., c. 1, lect. 3

Pare che gli uomini non siano predestinati da Dio.

Infatti:

1. Scrive il Damasceno [ De fide orth. 2,30 ]: « Bisogna ammettere che Dio conosce in precedenza tutte le cose, ma non tutte le predestina.

Infatti conosce in precedenza tutto ciò che è in noi, ma non lo predetermina ».

Ora, esistono in noi meriti e demeriti in quanto siamo, per il libero arbitrio, padroni dei nostri atti.

Per conseguenza ciò che riguarda il merito e il demerito non è predestinato da Dio.

E così si esclude la predestinazione degli uomini.

2. Tutte le creature, come si è detto sopra [ q. 22, aa. 1,2 ] , sono dirette dalla divina provvidenza al loro fine.

Ma delle altre creature non si dice che sono predestinate da Dio.

Quindi neppure degli uomini.

3. Gli angeli sono capaci di beatitudine come gli uomini.

Ma gli angeli non hanno bisogno di predestinazione, non avendo mai conosciuto la miseria, mentre la predestinazione, secondo S. Agostino [ De praedest. sanct., cc. 3,6,17 ], è « il proposito di prestare soccorso ».

Quindi gli uomini non sono predestinati.

4. I benefici conferiti da Dio agli uomini sono rivelati ai santi dallo Spirito Santo, secondo quel detto dell'Apostolo [ 1 Cor 2,12 ] : « Noi non abbiamo ricevuto lo spirito del mondo, ma lo Spirito di Dio, per conoscere tutto ciò che Dio ci ha donato ».

Se dunque gli uomini fossero predestinati da Dio la predestinazione, essendo un beneficio di Dio, sarebbe conosciuta dai predestinati.

Il che è evidentemente falso.

In contrario:

S. Paolo [ Rm 8,30 ] dice: « Quelli che ha predestinati li ha anche chiamati ».

Dimostrazione:

A Dio spetta predestinare gli uomini.

Tutto infatti è sottoposto alla divina provvidenza, come si è dimostrato [ q. 22, a. 2 ].

Ora, appartiene alla provvidenza, come si è visto [ q. 22, a. 1 ], indirizzare le cose al fine.

Ma il fine a cui le cose sono ordinate da Dio è duplice.

Uno che sorpassa i limiti e la capacità di ogni natura creata, e tale fine è la vita eterna consistente nella visione di Dio, che trascende la natura di ogni essere creato, come fu già dimostrato [ q. 12, a. 4 ].

L'altro fine, invece, è proporzionato agli enti creati, cioè ogni cosa creata lo può raggiungere con le sue capacità naturali.

Ora, quando [ si tratta di un fine ] che un essere non può raggiungere con le forze naturali, è necessario che un altro ve lo porti, come la freccia è lanciata verso il bersaglio dall'arciere.

Per tale motivo dunque la creatura razionale, che è capace della vita eterna, strettamente parlando è condotta e come trasferita in essa da Dio.

E il disegno di questo trasferimento preesiste in Dio, come in lui preesiste il piano che ordina tutti gli esseri al loro fine, piano che abbiamo detto [ q. 22, a. 1 ] essere la provvidenza.

D'altra parte l'idea di una cosa da farsi, esistente nella mente del suo autore, è una certa preesistenza in lui della cosa stessa.

Quindi il disegno della predetta trasmissione o trasferimento della creatura razionale al fine della vita eterna prende il nome di predestinazione: infatti destinare vuol dire mandare.

E così è chiaro che la predestinazione, quanto al suo oggetto, è una parte della provvidenza.

Analisi delle obiezioni:

1. Il Damasceno chiama predeterminazione il rendere necessaria una cosa alla maniera degli esseri corporei, che sono determinati a un solo effetto.

Come appare chiaro da quanto aggiunge: « [ Dio ] non vuole il male, né costringe alla virtù ».

Quindi non viene esclusa la predestinazione.

2. Le creature irrazionali non sono capaci di quel fine che oltrepassa le capacità della natura umana.

Quindi, in linguaggio proprio, non possono dirsi predestinate, ancorché talora si adoperi abusivamente il termine predestinazione a proposito di qualunque altro fine.

3. Gli angeli necessitano della predestinazione come gli uomini, sebbene non si siano mai trovati in una condizione di miseria.

Infatti il movimento si specifica non in base al punto di partenza, ma in base a quello di arrivo: come poco importa, rispetto all'imbiancatura, che l'oggetto imbiancato prima fosse nero, o giallo o rosso.

E ugualmente poco importa, rispetto alla predestinazione, che uno sia predestinato alla vita eterna dallo stato di miseria o da un altro stato.

- Sebbene si potrebbe anche rispondere che il conferimento di un bene che supera le facoltà di colui al quale viene concesso è [ sempre ] un effetto della misericordia, come già si è visto [ q. 21, a. 3, ad 2; a. 4].

4. Anche se ad alcuni, per speciale privilegio, viene rivelata la propria predestinazione, non è tuttavia conveniente che essa sia rivelata a tutti, perché altrimenti quelli che non sono predestinati si darebbero alla disperazione, e la sicurezza dei predestinati finirebbe col degenerare in negligenza.

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