Summa Teologica - I

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Articolo 2 - Se Verbo sia un nome proprio del Figlio

In 1 Sent., d. 27, q. 2, a. 2, sol. 2; De Verit., q. 4, a. 3; C. err. Graec., c. 12; In Hebr., c. 1, lect. 2

Pare che Verbo non sia un nome proprio del Figlio.

Infatti:

1. In Dio il Figlio è una persona sussistente.

Ma come si vede anche in noi, il verbo non è qualcosa di sussistente.

Quindi Verbo non può essere un nome proprio del Figlio.

2. Il verbo deriva per una certa emissione da chi lo esprime.

Se dunque il Figlio è Verbo in senso proprio, procede dal Padre soltanto come emissione.

Ma questa è precisamente l'eresia di Valentino, come riferisce S. Agostino [ De haeres. 11 ].

3. I nomi propri di una persona esprimono qualche proprietà della medesima.

Se dunque Verbo è un nome proprio del Figlio deve indicare una sua proprietà, e allora verrebbero a esserci in Dio più proprietà di quelle che abbiamo già determinato [ q. 32, a. 3 ].

2. L'errore di Valentino, secondo quanto riferisce S. Ilario [ De Trin. 6,9 ], non fu condannato perché costui aveva detto che il Figlio è dal Padre per emissione, come calunniosamente dicevano gli Ariani, ma per il modo speciale di emissione che egli poneva, come risulta da S. Agostino [ De haeres. 11 ].

3. Nel nome di Verbo è indicata la stessa proprietà che in quello di Figlio: per cui S. Agostino può affermare: « È detto Verbo per lo stesso motivo per cui è detto Figlio ».

La stessa nascita infatti, che è la proprietà personale del Figlio, viene indicata con diversi nomi per esprimere sotto vari aspetti tutta la sua perfezione.

Così per indicare che [ il Figlio ] è consostanziale al Padre è detto Figlio; per indicare che è eterno come il Padre è detto splendore; per mettere in evidenza la perfetta somiglianza [ con il Padre ] è detto immagine; per sottolineare la perfetta immaterialità della sua generazione è detto Verbo.

Poiché non era possibile trovare un nome che da solo esprimesse tutti questi aspetti.

4. L'intendere appartiene al Figlio come gli appartiene di essere Dio: poiché, come si è detto [ a. prec., ad 2,3 ], l'intendere è un attributo divino essenziale.

Però egli è Dio generato e non Dio generante.

E così il Figlio intende, ma non quale generatore di un verbo, bensì quale verbo procedente: in Dio infatti il Verbo non si distingue realmente dall'intelletto divino, ma si distingue solo per la relazione [ di origine ] da colui che è il principio del Verbo.

5. Quando si dice che il Figlio « tutto sostiene col verbo della sua potenza », qui verbo va preso in senso figurato come effetto del verbo [ o della parola ].

Quindi la Glossa [ interlin. e ord. ] dice che qui verbo sta per comando, in quanto cioè è effetto della virtù del Verbo che le cose siano conservate nell'essere, come fu un effetto della potenza del Verbo che venissero prodotte.

S. Basilio poi, nell'usare il termine verbo per lo Spirito Santo, si espresse con una parola impropria e metaforica, chiamando cioè verbo di un soggetto tutto ciò che serve a manifestarlo: e in questo senso lo Spirito Santo, manifestando il Figlio, può essere detto verbo del Figlio.

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