Summa Teologica - I

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Articolo 1 - Se Dono sia un nome personale

In 1 Sent., d. 18, q. 1, a. 1

Pare che Dono non sia il nome di una persona divina.

Infatti:

1. Ogni nome personale accenna a qualche distinzione in Dio.

Ma il nome dono non accenna ad alcuna distinzione esistente in Dio, poiché S. Agostino [ De Trin. 15,19.33 ] dice che lo Spirito Santo, « come dono di Dio, è dato in modo che anch'egli, quale Dio, doni se stesso ».

Quindi dono non è un nome personale.

2. Nessun nome personale può convenire all'essenza divina.

Ma come appare chiaramente da un'affermazione di S. Ilario [ De Trin. 9,54 ], l'essenza divina è il dono che il Padre dà al Figlio.

Quindi dono non è un nome personale.

3. Secondo il Damasceno [ De fide orth. 3,21; 4,18 ], tra le persone divine non ci sono subordinati né sottoposti.

Il dono invece comporta una certa subordinazione sia al soggetto a cui viene dato, sia a quello dal quale è dato.

Quindi dono non è un nome personale.

4. Il dono indica una relazione alle creature, quindi viene attribuito a Dio dall'inizio del tempo.

Ma i nomi personali si dicono di Dio da tutta l'eternità, come Padre e Figlio.

Perciò dono non è un nome personale.

In contrario:

Dice S. Agostino [ De Trin. 15,19.33 ]: « Come il corpo di carne non è altro che la carne, così il dono dello Spirito Santo non è altro che lo Spirito Santo ».

Ma Spirito Santo è un nome personale.

Quindi anche Dono.

Dimostrazione:

Il termine dono include l'idea di attitudine a essere donato.

Ora, ciò che è donato dice rapporto sia a chi dà sia a chi riceve: poiché non sarebbe dato se non fosse di chi lo dà, e viene dato appunto perché sia di colui a cui viene dato.

Ora, una persona divina si dice di qualcuno o perché deriva da lui, come il Figlio è del Padre, o perché ne è posseduta.

D'altra parte noi diciamo di possedere ciò di cui possiamo liberamente fare uso o godere.

E in questo modo una Persona divina non può essere posseduta se non da una creatura razionale unita a Dio.

Le altre creature invece possono sì subire la mozione di una Persona divina, non però fino a essere in grado di godere di essa e di operare sotto il suo impulso.

Al che invece talora arriva la creatura razionale, p. es. quando è fatta partecipe del Verbo divino e dell'Amore procedente in modo da poter liberamente conoscere con verità Dio, e rettamente amarlo.

Quindi solo la creatura razionale può possedere una Persona divina.

Ma per averla in questo modo non le bastano le sole sue forze, per cui è necessario che ciò le sia dato dall'alto: si dice infatti che ci è dato quanto abbiamo da altri.

Perciò a una Persona divina compete di essere data e di essere Dono.

Analisi delle obiezioni:

1. Il termine Dono accenna a una distinzione di persone, in quanto il dono è di qualcuno come da questi derivante.

Tuttavia lo Spirito Santo dà se stesso in quanto è di se stesso, potendo servirsi o piuttosto fruire di se medesimo: come anche l'uomo libero si dice che è di se stesso.

Ed è quanto dice S. Agostino [ In Ioh. ev. tract. 29,3 ]: « Che cosa è mai tanto tuo quanto te stesso? ».

- Oppure si potrebbe rispondere meglio ancora che il dono deve essere in qualche maniera di chi lo dà.

Ma questo essere di qualcuno può essere inteso in molti modi.

Primo, può indicare identità, alla maniera riferita da S. Agostino [ De Trin. 15,19.33 ].

E così il dono non è distinto da chi lo dà, ma solo da chi lo riceve.

E in questo senso si può dire che lo Spirito Santo dona se stesso.

Secondo, il possessivo può indicare proprietà o dominio: e in questo caso è necessario che il dono sia essenzialmente distinto da chi lo dà.

E qui il dono di Dio è qualcosa di creato.

Terzo, l'essere di qualcuno può limitarsi a indicare l'origine: e allora [ si dirà che ] il Figlio è del Padre, e lo Spirito Santo di ambedue.

In quanto dunque si dice che il dono è di chi lo dà in questo terzo modo, allora esso si distingue come persona dal donatore, ed è un nome personale.

2. L'essenza [ divina ] è detta dono del Padre nel primo dei modi suddetti [ cf. ad 1 ]: poiché l'essenza è del Padre per identità con lui.

3. Il Dono, in quanto è il nome di una persona divina, nei riguardi del donatore non comporta subordinazione alcuna, ma soltanto derivazione.

In rapporto invece a chi lo riceve sta a indicare il libero uso e la fruizione, come si è spiegato [ nel corpo ].

4. Il dono viene così denominato non perché è dato, ma perché è atto a essere dato.

Quindi da tutta l'eternità una Persona divina è detta Dono, quantunque venga data nel tempo.

E neppure si può concludere che sia un termine essenziale per il fatto che dice relazione alle creature, ma si può solo dire che include nel suo concetto qualcosa di essenziale: allo stesso modo in cui nel concetto di persona è inclusa implicitamente l'essenza, come si è già fatto osservare [ q. 34, a. 3, ad 1 ].

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