Summa Teologica - I

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Articolo 2 - Se la materia prima sia stata creata da Dio

C. G., II, c. 16; De Pot., q. 3, a. 5; Comp. Theol., c. 69; In 8 Phys., lect. 2

Pare che la materia prima non sia stata creata da Dio.

Infatti:

1. Tutto ciò che viene prodotto è composto di un sostrato [ materiale ] e di qualcos'altro, come dice Aristotele [ Phys. 1,7 ].

Ma non ci può essere un sostrato della materia prima.

Quindi la materia prima non è stata prodotta da Dio.

2. L'azione e la passione sono distinte e contrapposte fra di loro.

Ora, come il primo principio attivo è Dio, così il primo principio passivo è la materia.

Quindi Dio e la materia prima sono due princìpi distinti e contrapposti fra di loro, dei quali l'uno non dipende dall'altro.

3. Ogni causa agente produce effetti a sé somiglianti; ora, siccome ogni agente agisce in quanto è in atto, ne segue che ogni cosa prodotta è anch'essa in atto in qualche modo.

Ma la materia prima, come tale, è soltanto in potenza.

Quindi l'essere prodotta è contro la stessa nozione di materia prima.

In contrario:

Dice S. Agostino [ Conf. 12,7 ]: « Tu, o Signore, hai fatto due cose, l'una prossima a te », cioè l'angelo, « l'altra prossima al nulla », cioè la materia prima.

Dimostrazione:

Gli antichi filosofi si inoltrarono nella conoscenza della verità un po' per volta, e quasi passo per passo.

Da principio, infatti, essendo per così dire piuttosto grossolani, credevano che non esistessero se non i corpi sensibili.

E quelli tra loro che accettavano il moto non lo consideravano se non sotto certi aspetti accidentali, come la rarefazione e la condensazione, la fusione e la dissociazione.

Supponendo poi che la sostanza stessa dei corpi fosse increata, si limitarono a stabilire delle cause per tali trasformazioni accidentali, quali l'amicizia, la lite o altre cose del genere.

Procedendo però oltre, i filosofi distinsero razionalmente la forma sostanziale dalla materia, che ritenevano increata; e capirono che nei corpi avvengono delle trasmutazioni di forme sostanziali.

A queste trasformazioni assegnavano poi delle cause universali, cioè il cerchio obliquo per Aristotele [ De gen. et corr. 2,10 ], e le idee per Platone [ Tim. 18 ].

Ma bisogna considerare che la materia viene coartata dalla forma a una determinata specie; come pure la sostanza di una data specie viene ristretta a un determinato modo di essere dagli accidenti che ad essa si aggiungono, come il sostantivo uomo viene ristretto dall'aggettivo bianco.

Gli uni e gli altri dunque considerarono l'ente sotto un aspetto particolare, o in quanto [ specificamente ] è questo ente, o in quanto è tale ente [ determinato dai suoi accidenti ].

Quindi essi assegnarono alle cose soltanto delle cause efficienti particolari.

Altri infine si sollevarono fino a considerare l'ente in quanto è ente; e ricercarono la causa delle cose non solo in quanto esse sono queste o sono tali, ma in quanto sono enti.

Ora, la causa delle cose in quanto sono enti deve causarle non solo rendendole tali con i loro accidenti, o queste con le loro forme sostanziali, ma causarle in tutto ciò che in qualsiasi maniera appartiene alla loro concreta esistenza.

Quindi è necessario ammettere che anche la materia prima è stata creata dalla causa universale dell'essere.

Analisi delle obiezioni:

1. Il Filosofo parla della produzione particolare che consiste nel succedersi di una forma a un'altra, sia accidentale che sostanziale; noi invece parliamo delle cose in quanto derivano dal principio universale dell'essere.

E da questa derivazione neppure la materia è esclusa, sebbene sia esente dall'altra maniera di produzione.

2. La passione è l'effetto dell'azione.

Per cui è ragionevole che il primo principio passivo sia un effetto del primo principio attivo: poiché ogni entità imperfetta viene causata da ciò che è perfetto.

È infatti necessario che il primo principio sia perfettissimo, come dice Aristotele [ Met. 12,7 ].

3. L'argomento dimostra non che la materia non è stata creata, ma che non è stata creata senza una forma.

Sebbene infatti ogni ente creato sia in atto, non è tuttavia pura attualità.

Se quindi tutto ciò che appartiene al suo essere è creato, è necessario che sia creato anche ciò che in esso vi è di potenziale.

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