Summa Teologica - I

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Articolo 6 - Se creare sia la proprietà di una sola Persona divina

In 2 Sent., prol.; De Pot., q. 9, a. 5, ad 20

Pare che creare sia la proprietà di una sola Persona [ divina ].

Infatti:

1. Ciò che precede è causa di ciò che segue; e il perfetto dell'imperfetto.

Ora, l'emanazione delle Persone divine precede l'emanazione delle creature; ed è più perfetta, poiché una Persona divina emana con perfetta somiglianza dal suo principio, mentre la creatura emana con una somiglianza imperfetta.

Quindi le processioni delle Persone divine sono la causa dell'emanazione delle cose.

E così il creare è la proprietà di una Persona.

2. Le Persone divine non si distinguono l'una dall'altra se non per le loro processioni e relazioni.

Quindi tutto ciò che è attribuito in diverse maniere alle varie Persone divine conviene ad esse in forza delle processioni e delle relazioni.

Ora, la capacità di causare le creature è attribuita alle varie Persone divine in maniere diverse: infatti nel Simbolo della Fede si attribuisce al Padre di essere « Creatore di tutte le cose visibili e invisibili »; del Figlio invece si dice che « per mezzo di lui tutte le cose sono state create »; dello Spirito Santo infine si dice che « è Signore e dà la vita ».

Quindi causare le creature conviene alle Persone secondo le processioni e le relazioni.

3. Se uno replicasse che la creazione viene considerata in rapporto a un attributo essenziale il quale conviene per appropriazione a una data Persona, non si avrebbe ancora una risposta sufficiente.

Infatti qualsiasi opera divina viene causata da tutti gli attributi essenziali, cioè dalla potenza, dalla bontà e dalla sapienza: e in tal modo non si può dire che appartenga più all'uno che all'altro.

Quindi non si sarebbe dovuto attribuire un determinato modo di causare a una Persona piuttosto che a un'altra se nel creare le Persone non fossero realmente distinte secondo le relazioni e le processioni.

In contrario:

Dionigi [ De div. nom. 2 ] afferma che « tutti gli attributi causali » sono comuni a tutta la divinità.

Dimostrazione:

Creare propriamente è causare o produrre l'essere delle cose.

Ora, siccome ogni operante produce cose a sé somiglianti, si può stabilire quale sia il principio di un'operazione dall'effetto della medesima: infatti a produrre il fuoco non sarà che il fuoco.

Quindi a Dio appartiene l'atto creativo in forza del suo essere: e questo non è altro che la sua essenza, comune alle tre persone.

E così il creare non è proprio di una sola Persona, ma è comune a tutta la Trinità.

Tuttavia le Persone divine hanno un influsso causale sulla creazione in base alla natura delle rispettive processioni.

Come infatti abbiamo dimostrato sopra [ q. 14, a. 8; q. 19, a. 4 ], quando si trattava della scienza e della volontà divina, Dio è causa delle cose per mezzo del suo intelletto e della sua volontà, come l'artigiano nei confronti dei suoi manufatti.

Ora, l'artigiano si pone all'opera servendosi di un verbo [ parola intima o idea ] concepito dall'intelligenza, e spinto da un amore [ o inclinazione ] della sua volontà verso un qualche oggetto.

E così anche Dio Padre ha prodotto le creature per mezzo del suo Verbo, che è il Figlio, e per mezzo del suo Amore, che è lo Spirito Santo.

E sotto questo aspetto le processioni delle Persone sono la ragione della produzione delle creature, in quanto esse includono gli attributi essenziali della scienza e della volontà.

Analisi delle obiezioni:

1. Le processioni delle persone divine sono causa della creazione nel modo indicato [ nel corpo ].

2. Come la natura divina, pur essendo comune alle tre Persone, conviene ad esse secondo un certo ordine, in quanto il Figlio la riceve dal Padre e lo Spirito Santo da entrambi, così anche la potenza creatrice, sebbene sia comune alle tre Persone, tuttavia conviene ad esse secondo un certo ordine.

Quindi si attribuisce al Padre di essere Creatore come a colui che non riceve da altri la potenza creatrice.

Del Figlio invece si afferma che « per mezzo di lui tutte le cose sono state create », poiché egli ha il medesimo potere, ma da altri: infatti la preposizione per suole denotare una causa intermedia, ossia un principio [ che viene ] da un principio.

Allo Spirito Santo infine, che ha questa medesima potenza da entrambi, viene attribuito il dirigere come Signore e vivificare ciò che è stato creato dal Padre mediante il Figlio.

Si può anche dare una spiegazione più generica ricavandola dalla maniera ordinaria di appropriare gli attributi essenziali [ alle varie persone ].

Come infatti si disse più sopra [ q. 39. a. 8 ], si dà al Padre per appropriazione la potenza, che si manifesta soprattutto nella creazione: perciò si attribuisce al Padre di essere il Creatore.

Al Figlio invece viene riservata la sapienza, per mezzo della quale opera un agente intellettivo: e per questo si dice del Figlio che « per mezzo di lui tutte le cose sono state create ».

Si riserva infine allo Spirito Santo la bontà, a cui appartiene il governare, cioè il condurre le cose ai loro fini rispettivi, e il vivificare: infatti la vita consiste in un certo movimento interiore, il cui primo movente è il fine e il bene.

3. Per quanto ogni opera di Dio derivi da ciascuno dei suoi attributi, tuttavia ogni opera si riporta a quell'attributo col quale ha una naturale affinità: come l'ordine delle cose [ si ricollega ] alla sapienza, e la giustificazione del peccatore alla misericordia e alla bontà, che tende a diffondersi in maniera sovrabbondante.

La creazione invece, che consiste nella produzione della sostanza stessa delle cose, si ricollega alla potenza di Dio.

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