Summa Teologica - I

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Articolo 4 - Se negli angeli vi sia l'irascibile e il concupiscibile

Infra q. 82, a. 5; In 2 Sent., d. 7, q. 2, a. 1, ad 1; De Malo, q. 16, a. 1, ad 3

Pare che negli angeli vi sia l'irascibile e il concupiscibile.

Infatti:

1. Dionigi [ De div. nom. 4 ] afferma che nei demoni vi è « un furore irrazionale » e una « concupiscenza insensata ».

Ma i demoni hanno la stessa natura degli angeli, poiché il peccato non ha mutato in essi la natura.

Quindi negli angeli vi è l'irascibile e il concupiscibile.

2. L'amore e il gaudio sono nel concupiscibile; l'ira, la speranza e il timore si trovano invece nell'irascibile.

Ma la Scrittura attribuisce queste cose tanto agli angeli buoni quanto ai cattivi.

Quindi negli angeli vi è l'irascibile e il concupiscibile.

3. Siamo soliti dire che certe virtù risiedono nell'irascibile o nel concupiscibile: come la carità e la temperanza si trovano nel concupiscibile, la speranza e la fortezza invece nell'irascibile.

Ma negli angeli si trovano queste virtù.

Quindi negli angeli vi è il concupiscibile e l'irascibile.

In contrario:

Il Filosofo [ De anima 3,9 ] insegna che l'irascibile e il concupiscibile si trovano nella parte sensitiva, che gli angeli non hanno.

Quindi non ci sono in essi l'irascibile e il concupiscibile.

Dimostrazione:

Soltanto l'appetito sensitivo, non già quello intellettivo, si divide in irascibile e concupiscibile.

E la ragione è che le potenze non si distinguono secondo la distinzione materiale degli oggetti, ma soltanto secondo il loro aspetto formale: se quindi una facoltà coglie l'oggetto secondo una ragione universale, non ci sarà una pluralità di potenze basata sulla distinzione degli oggetti particolari contenuti sotto quello universale.

Come se l'oggetto proprio della facoltà visiva è il colore in quanto colore, non si potranno distinguere varie potenze visive secondo la differenza del bianco e del nero; se invece l'oggetto proprio di una potenza fosse il bianco in quanto bianco, allora la potenza visiva che ha per oggetto il bianco si distinguerebbe da quella che ha per oggetto il nero.

Ora, da quanto si è detto [ a. 1 ] appare chiaramente che l'oggetto dell'appetito intellettivo, ossia della volontà, è il bene secondo la ragione universale di bene: né ci può essere alcun appetito che non sia ordinato al bene.

Quindi l'appetito della parte intellettiva non si suddivide in base alla distinzione dei beni particolari, come si divide invece l'appetito sensitivo, il quale tende non già al bene secondo la ragione universale di bene, ma a dei beni particolari.

- Perciò, non essendovi negli angeli se non l'appetito intellettivo, questo, chiamato volontà, non si distingue in irascibile e concupiscibile, ma rimane indiviso.

Analisi delle obiezioni:

1. Il furore e la concupiscenza vengono attribuiti ai demoni in senso metaforico, a quel modo in cui si suole attribuire l'ira a Dio, per una analogia di effetti.

2. L'amore e il gaudio in quanto sono delle passioni si trovano nel concupiscibile, ma in quanto esprimono un semplice atto della volontà si trovano nella parte intellettiva.

E amare in tal caso significa volere del bene a qualcuno, e godere indica il quietarsi della volontà nell'oggetto posseduto.

E così, come insegna S. Agostino [ De civ. Dei 9,5 ], nessuno di questi sentimenti, quando si parla degli angeli, designa una passione.

3. La carità in quanto virtù non è nel concupiscibile, bensì nella volontà.

L'oggetto del concupiscibile è infatti il bene che diletta i sensi: ora, tale non può essere il bene divino, oggetto della carità.

- E per la stessa ragione si deve dire che la speranza non è nell'irascibile: poiché l'oggetto dell'irascibile è un bene arduo sensibile, mentre la virtù della speranza ha un altro oggetto, cioè il bene arduo divino.

- La temperanza poi, in quanto è una virtù umana, si esercita sulla concupiscenza delle cose che dilettano i sensi, e tale concupiscenza appartiene alla facoltà del concupiscibile.

Parimenti la fortezza si esercita circa gli ardimenti e i timori, che si riscontrano nell'irascibile.

Nell'uomo quindi la virtù della temperanza ha sede nel concupiscibile, e quella della fortezza nell'irascibile.

Ma sotto tale aspetto [ queste virtù ] non esistono negli angeli.

In essi infatti non vi sono le passioni della concupiscenza, o del timore e dell'audacia, che debbono essere regolate dalla temperanza e dalla fortezza.

Si dice però che in essi c'è la temperanza in quanto essi moderano i moti della loro volontà secondo le norme della volontà divina.

E si pone in essi la fortezza in quanto eseguono con fermezza la volontà divina.

Ma tutto ciò avviene per mezzo della volontà, non per mezzo dell'irascibile e del concupiscibile.

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