Summa Teologica - I

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Articolo 4 - Se un angelo ami l'altro con dilezione naturale come ama se stesso

In Div. Nom., c. 4, lect. 9

Pare che un angelo non ami l'altro con dilezione naturale come ama se stesso.

Infatti:

1. La dilezione dipende dalla conoscenza.

Ma un angelo non conosce l'altro come se stesso: poiché conosce se stesso per mezzo della sua essenza, mentre conosce gli altri per mezzo di immagini rappresentative, come si è già detto [ q. 56, aa. 1,2 ].

Quindi un angelo non ama l'altro come se stesso.

2. La causa ha sempre maggiore virtù del causato, e il principio di quanto da esso deriva.

Ma la dilezione verso gli altri deriva dalla dilezione verso se stessi, come dice il Filosofo [ Ethic. 9,4 ].

Quindi un angelo non può amare l'altro come se stesso, ma amerà sempre di più se medesimo.

3. La dilezione naturale si rivolge a un oggetto come a un fine, ed è irrevocabile.

Ma un angelo non è il fine di un altro; e inoltre questa dilezione è revocabile, come è evidente nel caso dei demoni, i quali non amano più gli angeli buoni.

Quindi un angelo non può amare l'altro come se stesso con dilezione naturale.

In contrario:

È chiaro che quanto si trova in tutti gli esseri, persino in quelli privi di conoscenza, è cosa naturale.

Ora, come dice la Scrittura [ Sir 13,15 ], « ogni creatura vivente ama il suo simile ».

Quindi un angelo ama l'altro come se stesso con dilezione naturale.

Dimostrazione:

Si è già visto [ a. 3 ] che l'angelo, come l'uomo, ama naturalmente se stesso.

Ora, ciò che forma una cosa sola con un'altra realtà viene a essere quella medesima realtà: perciò ogni essere ama ciò che forma con esso una cosa sola.

E se forma una cosa sola per un'unione naturale, lo amerà di dilezione naturale; se invece forma una cosa sola per un'unione non naturale, lo amerà di dilezione non naturale.

L'uomo, p. es., ama il suo concittadino di un amore derivante dal patriottismo; il consanguineo invece lo ama di amore naturale, in quanto questi forma una cosa sola con lui nel principio della generazione naturale.

Ora, è evidente che quanto per il genere o per la specie forma una cosa sola con un altro essere forma una cosa sola in forza di un'unione naturale.

Quindi ogni essere ama di dilezione naturale ciò che forma nella specie una sola cosa con lui, per il fatto che ama la propria specie.

E ciò appare anche nelle cose che non sono dotate di conoscenza: il fuoco infatti ha un'inclinazione naturale a comunicare ad altri la sua forma, che è il suo bene; come pure ha un'inclinazione naturale a ricercare il suo bene, cioè a portarsi verso l'alto.

Si deve perciò concludere che un angelo ama l'altro di dilezione naturale in quanto quest'ultimo ha la sua stessa natura.

Non lo ama invece di dilezione naturale in quanto per altre cose si accorda con lui, o con lui è in disaccordo.

Analisi delle obiezioni:

1. Parlando di conoscenza o di dilezione, l'espressione come se stesso può riferirsi all'oggetto.

E in questo caso [ è vero che ] l'angelo conosce l'altro come se stesso, poiché conosce l'esistenza degli altri angeli come conosce la propria esistenza.

In un altro senso l'espressione può riferirsi alla conoscenza e alla dilezione per ciò che riguarda il soggetto che conosce o che ama.

E in tal caso un angelo non conosce l'altro come se stesso: poiché conosce se stesso per mezzo della propria essenza, mentre non conosce l'altro per mezzo dell'essenza di quello.

Parimente non ama un altro come se stesso: poiché ama se stesso per mezzo della propria volontà, ma non può amare un altro per mezzo della volontà di quello.

2. Il termine come non significa uguaglianza, ma somiglianza.

Infatti la dilezione naturale si fonda sull'unità naturale: perciò un essere ama naturalmente di meno quella realtà che è meno unita ad esso.

Ama quindi ciò che forma [ con esso ] una cosa sola numericamente più di ciò che forma una cosa sola [ con esso ] nella specie o nel genere.

È però naturale che abbia verso gli altri una dilezione simile a quella che ha verso se stesso, nel senso che come ama se stesso in quanto vuole a se stesso del bene, così ama gli altri in quanto vuole ad essi del bene.

3. La dilezione naturale ha per oggetto il fine stesso non già nel senso che questo sia il soggetto a cui si vuole il bene, ma piuttosto nel senso che esso è il bene che uno vuole a se stesso, e conseguentemente anche agli altri, in quanto questi formano una cosa sola con lui.

E questa dilezione naturale non può venir meno neppure negli stessi angeli cattivi, i quali hanno una dilezione naturale per gli altri angeli in quanto conservano in comune con essi la natura.

Li odiano però in quanto differiscono da essi a motivo della giustizia e dell'iniquità.

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