Summa Teologica - I

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Articolo 5 - Se un angelo con dilezione naturale ami Dio più di se stesso

I-II, q. 109, a. 3; II-II, q. 26, a. 3; In 2 Sent., d. 3, q. 3; In 3 Sent., d. 29, q. 1, a. 3; Quodl., 1, q. 4, a. 3; In Div. Nom., c. 4, lect. 9, 10

Pare che un angelo con dilezione naturale non ami Dio più di se stesso.

Infatti:

1. La dilezione naturale, come si è visto [ a. 4 ], si fonda sull'unione naturale.

Ma la natura di Dio è infinitamente lontana da quella dell'angelo.

Quindi l'angelo con dilezione naturale ama Dio meno di se stesso e degli altri angeli.

2. Ciò che costituisce il motivo per [ cui si desiderano ] altre cose deve essere desiderato in grado maggiore [ cf. Anal. post. 1,2 ].

Ora, tutti per dilezione naturale amano gli altri a motivo di se medesimi: infatti ogni essere ama l'altro in quanto è per lui un bene.

Quindi l'angelo con dilezione naturale non ama Dio più di se stesso.

3. La natura ritorna su se stessa: vediamo infatti che ogni agente agisce naturalmente per la propria conservazione.

Ma la natura non ritornerebbe su se stessa se tendesse a un'altra realtà più che a se stessa.

Quindi l'angelo per dilezione naturale non ama Dio più di se stesso.

4. Soltanto la carità fa sì che uno ami Dio più di se stesso.

Ora, l'amore di carità non è naturale per gli angeli ma, come dice S. Agostino [ De civ. Dei 12,9 ], « venne diffuso nei loro cuori per mezzo dello Spirito Santo che fu loro dato ».

Quindi gli angeli con dilezione naturale non amano Dio più di se stessi.

5. La dilezione naturale rimane finché rimane la natura.

Ma nell'angelo e nell'uomo che peccano viene a cessare l'amore di Dio al di sopra di se stessi: poiché, come dice S. Agostino [ De civ. Dei 14,28 ], « due amori edificarono due città, cioè l'amore di sé fino al disprezzo di Dio edificò la città terrena, mentre l'amore di Dio fino al disprezzo di sé edificò la città celeste ».

Quindi amare Dio più di se stessi non è qualcosa di naturale.

In contrario:

Tutti i precetti morali della legge [ mosaica ] appartengono alla legge naturale.

Ma il precetto di amare Dio più di se stessi è un precetto morale della legge.

Quindi appartiene alla legge naturale.

E così l'angelo con dilezione naturale ama Dio più di se stesso.

Dimostrazione:

Alcuni hanno insegnato che l'angelo con dilezione naturale ama Dio più di se stesso con amore di concupiscenza, in quanto cioè desidera a se stesso più il bene divino che il bene suo proprio.

E in certo qual modo anche con amore di amicizia, in quanto ché desidera a Dio un bene maggiore che a se stesso: per natura infatti egli vuole che Dio sia Dio; quanto a sé invece vuole il possesso della propria natura.

Assolutamente parlando però l'angelo con dilezione naturale amerebbe più se stesso che Dio: poiché per natura ama se stesso prima e più intensamente che Dio.

Ma la falsità di una tale opinione appare evidente se si considera l'oggetto verso cui sono naturalmente inclinate le realtà materiali: infatti l'inclinazione naturale degli esseri privi di ragione ci fa conoscere l'inclinazione naturale della volontà di una natura dotata di intelligenza.

Ora, nelle realtà naturali, tutto ciò che appartiene essenzialmente e totalmente a un'altra realtà ha maggiore inclinazione verso la realtà a cui appartiene che verso se stesso.

E tale inclinazione naturale è dimostrata dalle cose che sono poste in movimento dalla natura: poiché, come dice Aristotele [ Phys. 2,8 ], « ogni cosa viene mossa per natura nel modo che è conforme alla sua naturale inclinazione ».

Vediamo infatti che naturalmente la parte espone se stessa per la conservazione del tutto: come la mano, senza previa deliberazione, si espone al colpo per salvare tutto l'organismo.

Ora, poiché la ragione imita la natura, noi troviamo questa inclinazione anche nelle virtù civiche: il buon cittadino, infatti, si espone al pericolo di morte per la salvezza dello Stato; e se l'uomo fosse per natura parte dello Stato, tale inclinazione sarebbe naturale per lui.

Poiché dunque Dio è il bene universale, e sotto questo bene rientrano l'angelo, l'uomo e ogni altra creatura, essendo ogni creatura naturalmente, secondo ciò che è, di Dio, ne segue che anche naturalmente l'angelo e l'uomo amano Dio prima e più di se stessi.

- Diversamente, se cioè amassero per natura più se stessi che Dio, ne seguirebbe che la dilezione naturale sarebbe perversa: essa perciò non sarebbe perfezionata, ma distrutta dalla carità.

Analisi delle obiezioni:

1. L'argomento è valido per quelle cose che si distinguono tra loro sullo stesso piano, quando cioè l'una non è causa dell'esistenza e della bontà delle altre: ognuna di queste cose, infatti, ama naturalmente più se stessa che le altre perché è unita più intimamente a se stessa che alle altre.

Quando però troviamo un essere che è la causa totale dell'esistenza e della bontà di un altro, allora quest'ultimo ama naturalmente più l'altro che se stesso: poiché, come si è detto [ nel corpo ], le parti amano naturalmente il tutto più di se stesse.

E ogni individuo ama più il bene della sua specie che il proprio bene particolare.

Ora, Dio non è soltanto il bene di una data specie, ma è lo stesso bene universale.

Quindi ogni cosa, a suo modo, ama naturalmente più Dio che se stessa.

2. Quando diciamo che Dio è amato dall'angelo in quanto Dio è un bene per lui, se l'espressione in quanto vuole indicare il fine, allora è falsa.

L'angelo infatti non ama Dio per il proprio bene, ma per lui stesso.

Se invece [ l'espressione ] indica il logico presupposto dell'amore da parte di chi ama, allora è vera: poiché la natura di una cosa non porta ad amare Dio se non per il fatto che ogni cosa dipende da quel bene che è Dio.

3. La natura ritorna su se stessa non soltanto in ciò che conviene ai singoli individui, ma anche in ciò che è comune [ a molti ]: ogni cosa infatti ha una naturale inclinazione non solo a conservare se stessa individualmente, ma anche a conservare la specie.

Più forte ancora però è la naturale inclinazione di ogni cosa verso il bene universale assoluto.

4. Dio è amato con dilezione naturale da tutte le cose in quanto è il bene universale da cui dipende ogni bene naturale.

È amato invece con amore di carità in quanto è il bene che a tutti, secondo la natura [ di ciascuno ], comunica la beatitudine soprannaturale.

5. Poiché in Dio si identificano la sua sostanza e il bene universale, tutti quelli che vedono l'essenza di Dio con uno stesso atto di amore si indirizzano all'essenza divina in quanto è distinta dalle altre cose e in quanto è il bene universale e comune.

E poiché Dio, in quanto bene universale, è amato per necessità naturale da tutte le cose, chiunque vede Dio nella sua essenza è impossibile che non lo ami.

Quelli però che non lo vedono nella sua essenza, lo conoscono attraverso effetti particolari che talvolta sono in contrasto con la loro volontà.

Per questo motivo, dunque, si viene a dire che essi odiano Dio: e tuttavia, in quanto Dio rimane il bene universale di tutte le cose, ciascun essere ama sempre, per naturale inclinazione, più Dio che se stesso.

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