Summa Teologica - I

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Articolo 8 - Se l'angelo beato possa peccare

In 2 Sent., d. 7, q. 1, a. 1; De Verit., q. 24, a. 8

Pare che l'angelo beato possa peccare.

Infatti:

1. La beatitudine, come si è detto [ a. 7 ], non distrugge la natura.

Ma avere la possibilità di mancare rientra nel concetto stesso di creatura.

Quindi l'angelo beato può peccare.

2. Come insegna il Filosofo [ Met. 8, cc. 2,5 ], le potenze razionali hanno la capacità di volgersi verso oggetti fra loro contrari.

Ma la volontà dell'angelo beato non cessa di essere razionale.

Quindi può volgersi al bene e al male.

3. La facoltà di scegliere il bene e il male dipende dal libero arbitrio.

Ma il libero arbitrio non viene menomato negli angeli beati.

Quindi essi possono peccare. In contrario: S. Agostino [ De Gen. ad litt. 11,7 ] afferma che « negli angeli santi » non c'è una natura che possa peccare.

Quindi gli angeli santi non possono peccare.

Dimostrazione:

Gli angeli beati non possono peccare.

E la ragione di ciò sta nel fatto che la loro beatitudine consiste nel vedere Dio nella sua essenza.

Ora, l'essenza di Dio è l'essenza stessa della bontà.

Quindi l'angelo che vede Dio si trova rispetto a lui nella stessa condizione in cui si trova chiunque altro rispetto alla ragione comune di bene, quando non ha tale visione.

Ma è impossibile che uno voglia o che faccia qualsiasi cosa senza mirare al bene, o che voglia fuggire il bene proprio in quanto bene.

Quindi l'angelo beato non può volere o compiere nulla senza mirare a Dio.

Ma chi vuole e agisce in tal modo non può peccare.

Quindi in nessuna maniera l'angelo beato può peccare.

Analisi delle obiezioni:

1. Il bene creato, considerato in se stesso, può venir meno.

Ma in seguito al suo congiungimento perfetto con il bene increato, cosa che avviene nella beatitudine, diventa impeccabile, per la ragione già detta [ nel corpo ].

2. Le potenze razionali possono volgersi verso oggetti tra loro contrari se si tratta di cose a cui non sono ordinate per natura; ma se si tratta di cose a cui sono naturalmente ordinate non possono volgersi verso oggetti fra di loro contrari.

L'intelletto infatti non può non assentire ai primi princìpi conosciuti naturalmente, e così pure la volontà non può non aderire al bene in quanto bene, poiché essa ha naturalmente il bene per oggetto proprio.

Quindi la volontà degli angeli rispetto a molte cose può volgersi in direzioni opposte fra di loro; però rispetto a Dio, nel quale gli angeli vedono l'essenza stessa della bontà, essi non hanno alternativa, ma qualunque opposto scelgano lo fanno sempre secondo Dio.

E ciò avviene senza peccato.

3. Il libero arbitrio, rispetto alla scelta delle cose ordinate a un fine, si comporta come l'intelletto rispetto alla conclusione [ di un ragionamento ].

Ora, è chiaro che la facoltà di ricavare certe conclusioni partendo da determinati princìpi deriva dalla perfezione dell'intelletto, mentre invece dedurre delle conclusioni violando l'ordine dei princìpi deriva da una deficienza dell'intelletto stesso.

Quindi il poter scegliere cose diverse senza perdere di vista il fine deriva dalla perfezione del libero arbitrio, mentre scegliere qualcosa perdendo di vista il fine col peccato deriva da una deficienza della libertà.

C'è quindi maggiore libertà negli angeli che non possono peccare che non in noi che possiamo peccare.

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