Summa Teologica - I

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Articolo 3 - Se le anime degli animali bruti siano sussistenti

C. G., II, c. 82

Pare che le anime degli animali bruti siano sussistenti.

Infatti:

1. L'uomo ha in comune il genere con gli altri animali.

Ma abbiamo visto che l'anima dell'uomo è qualcosa di sussistente.

Quindi anche le anime degli altri animali sono sussistenti.

2. I sensi stanno alle realtà sensibili come l'intelletto sta a quelle intelligibili.

Ora, l'intelletto intende gli intelligibili senza il corpo.

Quindi anche il senso percepisce i sensibili senza il corpo.

Ma le anime degli animali bruti sono sensitive.

Quindi sono sussistenti, a pari titolo dell'anima dell'uomo, che è intellettiva.

3. L'anima degli animali bruti muove il corpo.

Ora, il corpo non muove, ma è mosso.

Quindi l'anima dell'animale bruto ha una qualche attività senza il corpo. In contrario: Sta scritto nel libro De Ecclesiasticis Dogmatibus [ cc. 16,17 ]: « Crediamo che solo l'uomo abbia un'anima sussistente, mentre non sono tali le anime degli animali ».

Dimostrazione:

Gli antichi filosofi non ammisero distinzione alcuna tra il senso e l'intelletto, attribuendoli ambedue a un principio materiale, come si è detto [ a. 1; cf. q. 50, a. 1 ].

Platone invece li distinse, ma attribuì sia l'uno che l'altro a un principio incorporeo, ritenendo che tanto l'intendere quanto il sentire appartenessero all'anima come tale.

Ne veniva così che anche le anime degli animali sarebbero state sussistenti.

Aristotele [ De anima 3,4 ] infine stabilì che solo l'intendere, tra le operazioni dell'anima, si svolge senza un organo corporeo.

Il sentire invece, e tutte le conseguenti operazioni dell'anima sensitiva, sono manifestamente accompagnate da un'alterazione del corpo: nella vista, p. es., si ha un'alterazione della pupilla per l'impressione del colore; e così nelle altre sensazioni.

È perciò evidente che l'anima sensitiva non ha un'operazione esclusivamente sua, ma ogni attività dell'anima sensitiva appartiene al composto [ di anima e corpo ].

Ne segue perciò che le anime degli animali, non avendo la capacità di agire indipendentemente [ dal corpo ], non sono sussistenti: poiché in ogni ente vi è corrispondenza fra l'essere e l'operare.

Analisi delle obiezioni:

1. Sebbene l'uomo abbia in comune il genere con gli altri animali, tuttavia ne differisce nella specie; e la differenza di specie deriva dalla differenza di forma.

Poiché non tutte le differenze nella forma portano necessariamente a una diversità anche nel genere.

2. In un certo modo è vero che il senso sta alle realtà sensibili come l'intelletto sta a quelle intelligibili, in quanto ambedue sono in potenza ai rispettivi oggetti.

Vi è però anche una certa dissomiglianza, poiché il senso riceve l'oggetto sensibile in forza di un'alterazione fisica: per cui gli oggetti sensibili troppo forti guastano i sensi.

Ciò invece non accade nell'intelletto: infatti questo nell'intendere le più grandi verità di ordine intellettivo acquista maggiore capacità a intendere le minori.

- Che poi nel lavoro intellettuale il corpo provi fatica dipende accidentalmente dal fatto che l'intelligenza necessita delle facoltà sensitive, dalle quali le vengono approntati i fantasmi.

3. Sono due le facoltà di moto.

La prima, che è la facoltà appetitiva, comanda il movimento.

E il funzionamento di questa nell'anima sensitiva non avviene senza il corpo, ma l'ira, la gioia e simili passioni si presentano sempre con una qualche alterazione del corpo.

L'altra facoltà di moto è quella che esegue il movimento: essa rende le membra docili alla mozione dell'appetito, e il suo atto non è il muovere, ma l'essere mosso.

È perciò evidente che il moto non è un atto incorporeo dell'anima sensitiva.

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