Summa Teologica - I

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Articolo 2 - Se l'anima umana sia qualcosa di sussistente

De Pot., q. 3, aa. 9, 11; De Spir. Creat., a. 2; De anima, aa. 1, 14; In 3 De anima, lect. 7

Pare che l'anima umana non sia qualcosa di sussistente.

Infatti:

1. Ciò che è sussistente è un hoc aliquid [ cioè un ente concreto ].

Ora, non l'anima, ma il composto di anima e corpo è un hoc aliquid.

Quindi l'anima non è sussistente.

2. Tutto ciò che è sussistente si può dire che opera.

Ma non si può affermare che l'anima operi poiché, secondo Aristotele [ De anima 1,4 ], « dire che l'anima sente o intende è come dire che essa tesse o edifica qualcosa ».

Quindi l'anima non è un ente sussistente.

3. Se l'anima fosse qualcosa di sussistente, dovrebbe avere una qualche sua attività senza il corpo.

Non esiste invece alcuna attività senza il corpo, nemmeno l'intendere, poiché non si dà intellezione senza fantasma, e questo non è possibile senza il corpo.

Quindi l'anima umana non è qualcosa di sussistente.

In contrario:

S. Agostino [ De Trin. 10,7.10 ] insegna: « Chiunque vede la natura della mente, cioè come essa sia una sostanza, e per di più non corporea, vede pure che coloro i quali opinano che essa sia corporea sbagliano nell'attribuirle quelle cose senza di cui non possono concepire alcuna natura, cioè le sembianze dei corpi ».

Quindi la natura della mente umana non solo è immateriale, ma è anche una sostanza, cioè qualcosa di sussistente.

Dimostrazione:

Dobbiamo necessariamente affermare che il principio dell'operazione intellettiva, cioè l'anima dell'uomo, è incorporeo e sussistente.

Infatti è noto che l'uomo con la sua intelligenza può conoscere la natura di tutti i corpi.

Ora, chi ha la facoltà di conoscere delle cose non deve possederne alcuna nella sua natura: poiché quella che fosse insita in lui per natura impedirebbe la conoscenza delle altre; come vediamo che la lingua dell'infermo, quando è infettata di umore bilioso e amaro, non può percepire il dolce, ma tutto le pare amaro.

Se dunque il principio intellettivo avesse in se stesso la natura di qualche corpo, non potrebbe conoscere tutti i corpi.

Ma ogni corpo possiede una natura determinata.

Quindi è impossibile che il principio intellettivo sia un corpo.

Parimenti è impossibile che esso intenda mediante un organo corporeo, poiché anche la natura di quell'organo materiale impedirebbe la conoscenza di tutti i corpi: se infatti un determinato colore, oltre a essere nella pupilla [ al momento della conoscenza ], è anche nel vaso di vetro, i liquidi in questo versati appariranno [ sempre ] dello stesso colore.

Il principio intellettivo dunque, chiamato mente o intelletto, ha un'attività sua propria, alla quale il corpo non comunica.

Ora, nessuna cosa può operare per se stessa se non sussiste per se stessa.

L'operazione infatti non compete che all'ente in atto: per cui una cosa opera in conformità al suo modo di esistere.

Per cui non diciamo che ciò che riscalda è il calore, ma il corpo caldo.

- Rimane dunque dimostrato che l'anima umana, la quale viene chiamata mente o intelletto, è qualcosa di incorporeo e sussistente.

Analisi delle obiezioni:

1. L'espressione hoc aliquid può essere presa in due sensi: per indicare qualunque essere sussistente, oppure per indicare un essere sussistente completo nella natura di una data specie.

Preso nel primo modo esclude l'inerenza propria dell'accidente e della forma materiale, mentre nel secondo esclude anche l'imperfezione che ha la parte [ rispetto al tutto ].

Quindi la mano, p. es., potrà essere detta hoc aliquid nel primo modo, ma non nel secondo.

Così dunque, essendo l'anima una parte della specie umana, potrà essere denominata hoc aliquid nel primo modo, essendo dotata di una sua sussistenza, ma non nel secondo.

In questo senso infatti [ solo ] il composto di anima e di corpo viene detto hoc aliquid.

2. Aristotele usa quelle parole per esprimere non il suo parere, ma quello di chi diceva che l'intendere è un moto, come risulta dal contesto.

Oppure si può rispondere che l'operazione appartiene propriamente a ciò che esiste propriamente.

Ora, talvolta si può dire che una cosa esiste propriamente quando, senza essere un accidente o una forma corporea, è tuttavia parte [ di un tutto ].

Si dice però che una cosa è a tutto rigore e propriamente sussistente quando non solo non è inerente a un soggetto nel modo suddetto, ma non è neppure parte [ di un tutto ].

E sotto questo punto di vista né l'occhio né la mano possono essere detti propriamente sussistenti, e per conseguenza nemmeno propriamente operanti.

Per cui anche le operazioni delle parti vengono attribuite al tutto.

Infatti diciamo che è l'uomo che vede mediante l'occhio e palpa mediante la mano, non però come un oggetto caldo riscalda mediante il calore: poiché il calore, propriamente parlando, non riscalda in alcun modo.

Si può quindi affermare che l'anima intende come l'occhio vede; ma in senso rigoroso è meglio dire che è l'uomo a intendere mediante l'anima.

3. Perché l'intelletto agisca si richiede il corpo non come un organo necessario per esercitare una tale azione, ma a motivo dell'oggetto: infatti l'immagine fantastica sta all'intelletto come il colore alla vista.

Ma l'avere bisogno del corpo in questo modo non esclude che l'intelletto sia sussistente: altrimenti anche l'animale non sarebbe un ente sussistente dal momento che ha bisogno delle realtà esteriori sensibili per sentire.

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