Summa Teologica - I

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Articolo 8 - Se l'anima sia tutta intera in ogni parte del corpo

In 1 Sent., d. 8, q. 5, a. 3; C. G., II, c. 72; De Spir. Creat., a. 4; De anima, a. 10

Pare che l'anima non sia tutta intera in ogni parte del corpo.

Infatti:

1. Dice il Filosofo [ De causa motus animal. 10 ]: « Non è necessario che l'anima sia in ogni parte del corpo ma che, stando in un dato principio di esso, faccia vivere le altre parti: poiché ciascuna di queste è capace per natura di eseguire il movimento suo proprio ».

2. L'anima si trova nel corpo di cui è l'atto.

Ma essa è l'atto di un corpo organico.

Perciò non si trova che nel corpo organico.

Ora, non ogni parte del corpo umano è organica.

Quindi l'anima non è tutta in ciascuna parte del corpo.

3. Scrive Aristotele [ De anima 2,1 ] che tutta l'anima sta a tutto il corpo come una parte dell'anima a una parte del corpo, p. es. come la vista alla pupilla.

Ora, se tutta l'anima si trovasse in ciascuna parte del corpo, ne verrebbe che ognuna di queste sarebbe un animale completo.

4. Tutte le potenze dell'anima non hanno altra radice che l'essenza di essa.

Se quindi tutta l'anima fosse in ciascuna parte del corpo, avremmo che in ciascuna di queste parti vi sarebbero tutte le potenze dell'anima: e così la vista sarebbe nell'orecchio e l'udito nell'occhio.

Cosa questa inammissibile.

5. Se in ogni parte del corpo ci fosse tutta l'anima, ogni parte dipenderebbe immediatamente dall'anima.

Perciò una parte non dipenderebbe dall'altra, né l'una sarebbe più importante dell'altra: cosa evidentemente falsa.

Quindi l'anima non è tutta intera in ciascuna parte del corpo. In contrario: S. Agostino [ De Trin. 6,6.8 ] insegna che « in ogni corpo l'anima si trova tutta intera nel tutto, e tutta intera in ciascuna delle sue parti ».

Dimostrazione:

Come si è già detto più volte, se l'anima si unisse al corpo soltanto come suo motore si potrebbe affermare che l'anima non si trova in ogni parte di esso, ma in una parte soltanto, e che per mezzo di essa muove le altre parti.

- Dato invece che si unisce come forma deve trovarsi nel tutto e in ogni parte del corpo.

Essa infatti non è una forma accidentale del corpo, ma sostanziale.

Ora, la forma sostanziale non è solo perfezione del tutto, ma di ciascuna delle sue parti. Infatti il tutto risulta dall'insieme delle parti, e quindi la forma di un tutto che non conferisse l'essere alle singole parti sarebbe quella specie di forma che viene detta composizione e ordine, come la forma di una casa: e una tale forma è accidentale.

L'anima invece è una forma sostanziale: deve quindi essere forma e atto non solo del tutto, ma di ogni sua parte.

Perciò come al partirsi dell'anima [ il cadavere ] non è più detto animale o uomo se non in senso equivoco, alla pari dell'animale dipinto o scolpito, così avviene, al dire del Filosofo [ De anima 2,1 ], per la mano e per l'occhio, o per le carni e per le ossa.

E il segno lo abbiamo nel fatto che quando l'anima si ritira nessuna parte del corpo conserva la propria attività, mentre se una cosa conserva la propria specie ne conserva anche l'attività.

- Ora, un atto si trova nel soggetto attuato.

L'anima dovrà quindi trovarsi in tutto il corpo e in ciascuna delle sue parti.

E che si trovi tutta in ciascuna parte lo si può chiarire così: essendo il tutto ciò che può dividersi in parti, avremo una triplice totalità secondo una triplice divisione.

C'è un tutto che si divide in parti quantitative, come una linea o un corpo.

Ve n'è un altro che si divide in parti concettuali o essenziali, come l'oggetto definito che si divide nelle parti della definizione, e il composto che si risolve nella materia e nella forma.

Terzo tutto è invece quello potenziale, che si divide nelle parti potenziali.

Ora, il primo modo di totalità non compete alle forme se non in maniera indiretta, e compete a quelle sole forme che possono trovarsi indifferentemente sia nel tutto quantitativo, sia nelle sue parti.

Come la bianchezza, quanto alla sua natura, ha un'eguale disposizione a essere in tutta la superficie come in ogni sua parte.

Se perciò dividiamo la superficie, anche la bianchezza indirettamente resta divisa.

Quella forma invece che esige diversità nelle parti, come l'anima, specialmente negli animali perfetti, non è indifferente al tutto e alle parti: quindi non può essere divisa nemmeno indirettamente con una divisione di quantità.

Quindi la totalità quantitativa non può essere attribuita all'anima né direttamente né indirettamente.

- Compete invece alle forme in senso strettissimo e proprio la seconda totalità, che nasce dal complesso delle parti metafisiche ed essenziali.

E così pure [ compete loro ] la totalità potenziale, essendo la forma il principio delle operazioni.

A chi dunque domandasse riguardo alla bianchezza se sia tutta in tutta la superficie e in ogni sua parte, dovremmo rispondere con una distinzione.

Se ci riferiamo alla totalità quantitativa, che la bianchezza indirettamente ha assunto, diremo che non si trova tutta in ogni parte della superficie.

E lo stesso si dirà della totalità potenziale: la vista infatti ha maggiore potenzialità a essere impressionata dalla bianchezza di tutta una superficie che non dalla bianchezza di una sua particella.

Se invece ci riferiamo alla totalità specifica o essenziale, allora la bianchezza si trova tutta in ogni parte della superficie.

Ora, mancando l'anima della totalità quantitativa, sia direttamente che indirettamente, come si è spiegato, basterà affermare che l'anima è tutta intera in ciascuna parte del corpo secondo la totalità della sua perfezione o essenza, ma non secondo la totalità della sua potenza o virtù.

Infatti non si trova in ciascuna parte del corpo con tutte le sue potenze, ma è nell'occhio con la vista, nell'orecchio con l'udito, e così via.

Si badi però che, richiedendo l'anima una diversità nelle parti, essa non dice lo stesso rapporto al tutto e alle parti: dice infatti rapporto al tutto direttamente ed essenzialmente, trattandosi del soggetto proprio e proporzionato al quale conferisce la sua perfezione, mentre [ dice rapporto ] alle parti in modo secondario, cioè in quanto esse sono ordinate al tutto.

Analisi delle obiezioni:

1. In quel passo il Filosofo non parla dell'anima, bensì della sua facoltà di locomozione.

2. L'anima è l'atto del corpo organico in quanto questo è il soggetto proporzionato, che essa è immediatamente chiamata a informare.

3. È animale quell'essere che si compone dell'anima e di tutto il corpo, il quale è il soggetto proporzionato che essa immediatamente informa.

Ora, non in questo modo l'anima si trova nelle parti del corpo.

Perciò non è necessario che ogni parte dell'animale sia essa pure un animale.

4. Alcune potenze, come l'intelletto e la volontà, si trovano nell'anima in quanto essa trascende tutte le capacità del corpo: perciò si dice che tali potenze non risiedono in nessuna parte del corpo.

Altre potenze invece sono comuni all'anima e al corpo, e per queste non è necessario ammettere che ciascuna sia presente dovunque c'è l'anima, ma solo in quella parte del corpo che è idonea all'operazione di tale potenza.

5. Si dice che una parte del corpo è più importante di un'altra a causa delle diverse facoltà, che hanno come organi le varie parti del corpo. Infatti nel corpo è più importante quella parte che è l'organo di una facoltà più importante, oppure quella che serve più delle altre a una medesima potenza.

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