Summa Teologica - I

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Articolo 7 - Se nell'anima una potenza abbia origine dall'altra

In 1 Sent., d. 3, q. 4, a. 3; In 2 Sent., d. 24, q. 1, a. 2; De anima, a. 13, ad 7, 8

Pare che nell'anima una potenza non abbia origine dall'altra.

Infatti:

1. Tra cose che iniziano simultaneamente a esistere l'una non deriva dall'altra.

Ma tutte le potenze dell'anima sono create insieme con l'anima.

Perciò l'una non può avere origine dall'altra.

2. Le potenze dell'anima derivano dall'anima come un accidente deriva dal suo soggetto.

Ma una potenza dell'anima non può essere il soggetto di un'altra, poiché non si dà accidente di un altro accidente.

Quindi una potenza non deriva dall'altra.

3. Cose opposte non provengono l'una dall'altra, ma ogni cosa proviene da un essere della medesima specie.

Ora, le potenze dell'anima si dividono tra loro per contrapposizione, quali specie diverse.

Quindi l'una non procede dall'altra.

In contrario:

Le potenze si conoscono dai loro atti.

Ma l'atto dell'una è causato dall'operazione dell'altra: come l'atto della fantasia è causato dall'operazione dei sensi.

Perciò una potenza dell'anima è causata dall'altra.

Dimostrazione:

Quando più effetti derivano secondo un ordine naturale da un unico principio avviene che, come questo primo è causa di tutti, così il suo effetto più immediato è in qualche modo causa degli effetti più remoti.

Ora, abbiamo visto sopra [ a. 4 ] che fra le potenze dell'anima vi sono molte specie di ordini.

Quindi vi sono delle potenze che derivano dall'essenza dell'anima mediante altre potenze.

Essendo però l'anima causa efficiente e finale nonché principio ricettivo delle facoltà, o separatamente per se stessa o assieme al corpo, ed essendo le causalità efficiente e finale più perfette del principio ricettivo come tale, conseguentemente le potenze dell'anima che hanno una priorità di perfezione e di natura sono princìpi delle altre sia come cause finali, sia come cause efficienti.

Vediamo infatti che i sensi sono ordinati all'intelletto, e non viceversa.

Effettivamente i sensi sono come delle incomplete partecipazioni dell'intelligenza: in base quindi alla loro derivazione naturale essi nascono in qualche modo dall'intelligenza, come ciò che è imperfetto da ciò che è perfetto.

- Se invece consideriamo la ricettività troviamo, al contrario, che le potenze più imperfette hanno una priorità rispetto alle altre: l'anima p. es, in quanto possiede la potenza sensitiva, viene considerata come soggetto e, in un certo modo, come materia rispetto all'intelligenza.

Per questa ragione le potenze più imperfette vengono prima, in ordine genetico: [ nell'essere umano ] infatti prima è generato l'animale e poi l'uomo.

Analisi delle obiezioni:

1. Come le potenze dell'anima scaturiscono dalla sua essenza non mediante trasmutazioni, ma per una certa naturale ridondanza, ricevendo esse l'esistenza insieme con l'anima, così avviene di una potenza rispetto a un'altra.

2. L'accidente non può per se stesso essere il soggetto di un altro accidente, ma un accidente può essere ricevuto nella medesima sostanza prima di un altro, come la quantità prima della qualità.

E sotto questo aspetto si dice che un accidente è il soggetto di un altro, come la superficie, p. es., lo è del colore, in quanto la sostanza riceve un accidente mediante un altro accidente.

E lo stesso si può dire delle potenze dell'anima.

3. L'opposizione esistente tra le varie potenze dell'anima è come quella che si ha tra ciò che è perfetto e ciò che è imperfetto: cioè come quella esistente tra le varie specie dei numeri e delle figure [ geometriche ].

Ora, tale opposizione non impedisce l'origine di un opposto dall'altro: poiché gli esseri imperfetti derivano naturalmente da quelli perfetti.

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