Summa Teologica - I

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Articolo 2 - Se nello stato primitivo sarebbero nate anche le donne

In 2 Sent., d. 20, q. 2, a. 1, ad 1, 2

Pare che nello stato primitivo non sarebbero nate anche le donne.

Infatti:

1. Secondo il Filosofo [ De gen. et corr. 2,3 ] « la donna è un maschio mancato », quasi proveniente al di fuori dell'intenzione della natura.

Ma in quello stato non sarebbe accaduto nulla di innaturale nella generazione umana.

Quindi non vi sarebbero state nascite di donne.

2. La causa agente tende a produrre un effetto simile a sé; a meno che non sia impedita o da una deficienza di virtù, o da una indisposizione della materia, come è il caso di un piccolo fuoco incapace di bruciare la legna verde.

Ma nella generazione la virtù attiva risiede nel maschio.

Siccome dunque nello stato di innocenza non vi sarebbe stata alcuna deficienza di virtù nel maschio, e nessuna indisposizione della materia nella femmina, pare che sarebbero nati tutti maschi.

3. Nello stato di innocenza la generazione era ordinata a moltiplicare gli uomini.

Ma questa moltiplicazione poteva essere assicurata sufficientemente dal primo uomo e dalla prima donna, dato che essi dovevano vivere perpetuamente.

Non era quindi necessario che in tale stato nascessero le donne.

In contrario:

La natura sarebbe proceduta nell'opera della generazione secondo il modo stabilito da Dio.

Ma per la natura umana Dio aveva stabilito che ci fossero il maschio e la femmina, come dice la Scrittura [ Gen 1,27; Gen 2,22 ].

Quindi anche allora ci sarebbe stata la generazione di maschi e di femmine.

Dimostrazione:

Nello stato di innocenza non sarebbe mancato nulla di quanto spetta al completamento della natura umana.

Come dunque i diversi gradi degli esseri rientrano nella perfezione dell'universo, così anche la diversità dei sessi rientra nella perfezione della natura umana.

Quindi nello stato di innocenza sarebbe stato generato l'uno e l'altro sesso.

Analisi delle obiezioni:

1. La femmina viene detta « un maschio mancato » perché è estranea all'intenzione di una natura particolare [ cioè del maschio ], ma non è estranea all'intenzione della natura universale, come si è già spiegato [ q. 92, a. 1, ad 1 ].

2. La generazione della femmina non dipende solo da una deficienza della virtù attiva o da un'indisposizione della materia, come vuole l'obiezione.

Poiché talora è causata da qualche contingenza estrinseca: il Filosofo [ De animal. 6,19 ], p. es., asserisce che « il vento di tramontana giova alla generazione dei maschi; quello australe invece alla generazione delle femmine ».

E altre volte può anche dipendere dal pensiero dell'anima, che facilmente si fa sentire sul corpo.

Il che poteva capitare specialmente nello stato di innocenza, quando il corpo era maggiormente soggetto all'anima: e così la distinzione di sesso nella prole sarebbe avvenuta secondo la volontà del generante.

3. La prole generata avrebbe avuto una vita animale, e questa esige la facoltà di generare, come anche quella di nutrirsi.

Era perciò necessario che non solo i progenitori, ma anche tutti gli uomini generassero.

E da ciò si rileva che sarebbero state generate tante femmine quanti erano i maschi

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