Summa Teologica - I

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Articolo 8 - Se tra gli angeli possa esserci lotta o discordia

In 2 Sent., d. 11, q. 2, a. 5; In 4 Sent., d. 45, q. 3, a. 3, ad 3

Pare che tra gli angeli non possa esserci lotta o discordia.

Infatti:

1. In Giobbe [ Gb 25,2 ] si parla di « Colui che mette concordia nelle altezze ».

Ma la lotta si oppone alla concordia.

Quindi nelle altezze angeliche non ci può essere lotta.

2. Non ci può essere lotta dove c'è la perfetta carità e un giusto regime.

Ma negli angeli si trova tutto questo.

Quindi tra gli angeli non ci può essere lotta.

3. Ammesso che gli angeli custodi lottino fra di loro a favore dei loro protetti, è necessario che mentre un angelo favorisce una parte l'altro favorisca l'altra.

Ma se una parte sta nella giustizia, l'altra sta certamente nell'ingiustizia.

Quindi seguirebbe che un angelo buono sarebbe fautore dell'ingiustizia, il che è assurdo.

Quindi tra gli angeli buoni non vi è lotta.

In contrario:

La Scrittura pone queste parole sulla bocca di Gabriele [ Dn 10,13 ]: « Il principe del regno di Persia mi si è opposto per ventun giorni ».

Ma questo principe dei Persiani era l'angelo incaricato della custodia del regno dei Persiani.

Quindi un angelo può resistere all'altro, e così c'è lotta fra di loro.

Dimostrazione:

Il presente argomento fu occasionato dalle parole appena citate.

Ora S. Girolamo [ In Dn, l. cit. ], nell'interpretarle, afferma che il principe del regno dei Persiani era un angelo che si oppose alla liberazione del popolo ebreo per il quale Daniele pregava, mentre Gabriele presentava a Dio le sue preghiere.

Ma questa resistenza si sarebbe verificata perché, avendo un principe dei demoni indotto al peccato i Giudei deportati in Persia, tale peccato impediva l'esaudimento delle preghiere di Daniele per il suo popolo.

Secondo S. Gregorio invece [ Mor. 17,12 ] il principe del regno dei Persiani era l'angelo buono incaricato della custodia di quel regno.

Per farci dunque un'idea di come possa verificarsi che un angelo buono resista all'altro, è necessario considerare che i divini giudizi riguardanti i regni e gli uomini vengono attuati per mezzo degli angeli.

Ora gli angeli, nel loro operare, si regolano sui voleri di Dio.

Può però talvolta accadere che nei diversi regni e nei diversi uomini si trovino dei meriti o demeriti contrari, per cui uno è superiore o inferiore all'altro.

Ma gli angeli non possono conoscere che cosa in proposito richieda l'ordine della sapienza divina se non in base a una rivelazione di Dio: quindi gli angeli si trovano nella necessità di consultare la sapienza di Dio in proposito.

Ora, in quanto gli angeli consultano la volontà di Dio su meriti contrari e contrastanti si dice che si fanno mutua resistenza: non perché le loro volontà siano in contrasto, essendo tutti gli angeli d'accordo nel volere attuato il volere divino, ma perché sono in urto tra loro le cose intorno a cui si consultano.

E da ciò appare chiara la risposta alle obiezioni.

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