Summa Teologica - I-II

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V - Il peccato originale

12 - La dottrina tomistica sul peccato originale è ormai dottrina comune dei teologi nelle sue grandi linee.

Tutti sanno il peso che ebbero nel Concilio Tridentino [ 1545-1563 ] le chiarificanti parole di S. Tommaso sull'argomento.

Noi ci risparmiamo la fatica di fare un sunto di queste dottrine, perché i nostri lettori sono preoccupati di leggere il testo insostituibile dell' Autore, e non queste note introduttive.

Eppure se in tutto il trattato si deve fare una critica, questa va fatta proprio a proposito del peccato originale.

Si tratta, ben inteso di una critica marginale che riguarda soltanto la trasmissione di codesto peccato; però in teologia come in filosofia la rettifica di un punto di dottrina potrebbe avere delle implicanze abbastanza vaste.

Già nei volumi precedenti ( vedi vol. VI pp. 192 Ss. vol. VII, pp. 14, MO ) abbiamo accennato alla falsa idea che del seme si era formato Aristotele a proposito della generazione umana, e sessuale in genere.

Egli pensava che l'elemento maschile della fecondazione fosse il solo elemento attivo mentre l'elemento femminile sarebbe stato semplicemente passivo.

Ora, questo concetto è contraddetto apertamente dalla genetica sperimentale moderna.

Il seme attivo come lo concepisce Aristotele è l'ovulo fecondato.

Ciò significa che esso è costituito da una cellula germinale in cui i cromosomi delle due parti sono dello stesso numero, e quindi che la donna partecipa attivamente alla generazione non meno dell'uomo.

Cade perciò il motivo su cui si fonda S. Tommaso per affermare che la trasmissione del peccato originale dipende dalla mozione « cattiva» del protoparente Adamo nell'ordine della generazione.

A suo modo di vedere proprio per questo il solo peccato di Eva non avrebbe determinato la catastrofe per tutta l'umanità.

13 - Pur respingendo il motivo suddetto noi non possiamo abbandonare la tesi tradizionale: effettivamente più che il peccato di Eva fu fatale all'umanità il peccato di Adamo.

Egli infatti era il capo del genere umano per un complesso di ragioni, da cui esula del tutto la superiore efficacia dell'uomo nell'ordine della generazione.

Il motivo principale lo troviamo nel fatto che Adamo fu il primo essere umano, primo in ordine assoluto: di tempo e di natura.

Dal racconto della Genesi emerge con chiarezza questa priorità, per cui Adamo si presenta come il prototipo di tutta la specie.

A lui sono stati conferiti tutti i doni di natura e di grazia prima della formazione della donna.

Da questa prima sorgente plasmata dalle sue mani, Dio attinge per formare il resto dell'umanità: Eva stessa venne formata dalla costola di Adamo.

S. Paolo sottolinea questa priorità assoluta dell'uomo: « Non enim vir ex muliere est, sed mulier ex viro » ( 1 Cor 2,8 ).

Anche nell'ordine finalistico l'uomo riveste la medesima preminenza: « Non l'uomo è stato creato per la donna, ma la donna per l'uomo » ( 1 Cor 2,9 ).

Tutto questo non ha niente a che fare con la famosa tesi di quei teologi che vedono in Adamo un capo giuridico.

S. Tommaso stesso conosce e accetta le ragioni da noi invocate, nel commentare il testo paolino: « Caput autem mulieris vir » ( Cfr. In I ad Cor., c. II, 3 ).

Oggi comprendiamo forse con maggior chiarezza che Adamo viene considerato dai libri santi il capostipite del genere umano, e lo è di fatto quale prototipo della specie.

Nella stessa generazione egli ha una preminenza nell'ordine formale; perché ogni nuovo individuo umano è ripetizione più o meno perfetta del modello uscito dalle mani di Dio.

Ora il peccato ha sconvolto e deturpato il modello distruggendo la vita soprannaturale di quest'essere, fatto per presiedere l'universo visibile.

Ma se Adamo è peccatore, evidente in lui sono perdute tutte le prerogative legate alla sua passata amicizia con Dio.

E quindi ogni uomo sarà generato secondo un prototipo vittima di queste menomazioni dolorose.

Ciò non toglie che il peccato si trasmetta in forza della generazione naturale.

Ma in codesta generazione i due generanti purtroppo sul medesimo piano di colpevolezza.

Come si vede la rettifica imposta dalla genetica moderna dottrina di S. Tommaso sul peccato originale non è così come potrebbe sembrare a prima vista.

L'intuito del teologo non è stato eccessivamente frastornato dalle nozioni di scienza naturale che la sua epoca imponeva.

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