Summa Teologica - I-II

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Articolo 6 - Se la scelta dell'uomo sia necessaria o libera

I, q. 83, a. 1; In 2 Sent., d. 25, q. 1, a. 2; De Verit., q. 22, a. 6; q. 24, a. 1; De Malo, q. 6; In 1 Periherm., lect. 14

Pare che la scelta dell'uomo sia necessaria.

Infatti:

1. Aristotele [ Ethic. 7,8 ] dimostra che il fine sta ai mezzi da scegliere come i princìpi alle conclusioni che ne derivano.

Ma le conclusioni seguono per necessità dai princìpi.

Posto quindi il fine, per necessità uno si muove a scegliere.

2. Abbiamo visto [ a. 1, ad 2 ] che la scelta segue il giudizio operativo della ragione.

Ma la ragione, per la necessità delle premesse, fa spesso dei giudizi necessari.

Quindi anche la scelta che ne segue è necessaria.

3. Se ci sono due cose del tutto uguali, uno non può sentirsi spinto verso l'una piuttosto che verso l'altra: come un affamato che avesse del cibo ugualmente appetibile in direzioni opposte e a uguale distanza non si muoverebbe né verso l'una né verso l'altra direzione, secondo quanto dice Platone [ cf. Arist., De caelo 2,13 ] assegnando la ragione dell'immobilità della terra al centro [ dell'universo ].

D'altra parte la scelta di un bene minore è anche meno possibile di quella di un bene uguale.

Se quindi vengono proposte due o più cose tra le quali una appare di maggior valore, è impossibile la scelta delle altre.

Quindi è per necessità che si sceglie la cosa che appare di maggior valore.

Ma ogni scelta ha precisamente per oggetto il mezzo che in qualche modo si presenta migliore.

Quindi ogni scelta è imposta da una necessità.

In contrario:

La scelta è un atto della ragione; e questa, al dire del Filosofo [ Met. 8,2 ], è indifferente di fronte agli opposti.

Dimostrazione:

La scelta dell'uomo non è necessaria.

E questo perché non è mai necessario ciò che può non essere.

Ora, si può dimostrare che è cosa indifferente scegliere o non scegliere partendo dalla duplice facoltà che l'uomo possiede.

Infatti l'uomo ha la facoltà di volere o non volere, di agire o non agire; e ha anche la facoltà di volere e di compiere questa o quell'altra cosa.

E ne abbiamo la riprova nella stessa struttura della ragione umana.

Infatti la volontà può tendere verso quelle cose che la ragione apprende sotto l'aspetto di bene.

Ora, la ragione può apprendere come bene non solo il volere e l'agire, ma anche il non volere e il non agire.

Inoltre in tutti i beni particolari la ragione può osservare l'aspetto buono di una cosa, oppure le sue deficienze di bene, che si presentano come un male; e in base a ciò può apprendere ciascuno di tali beni come degno di scelta o di rifiuto.

Ora soltanto il bene perfetto, cioè la beatitudine, non può essere appreso dalla ragione sotto l'aspetto di male, o come difettoso.

Ed è per questo che l'uomo vuole per necessità la beatitudine, e non può volere l'infelicità o la miseria.

Ma la scelta non ha per oggetto il fine, bensì i mezzi, come si è già spiegato [ a. 3 ]; e non riguarda il bene perfetto, cioè la beatitudine, ma gli altri beni particolari.

Quindi l'uomo non sceglie per necessità, ma liberamente.

Analisi delle obiezioni:

1. La conclusione non sempre segue necessariamente dai princìpi, ma solo quando essa è tale che, se non fosse vera, comprometterebbe la verità dei princìpi stessi.

E così pure non è detto che in vista del fine l'uomo sia costretto a scegliere i mezzi che ad esso conducono: poiché non tutto ciò che è ordinato al fine è indispensabile per il raggiungimento del fine; oppure, anche se è tale, non sempre come tale viene considerato.

2. La decisione, cioè il giudizio pratico della ragione, verte sulle azioni contingenti che sono in nostro potere; e nelle cose contingenti le conclusioni non seguono necessariamente da princìpi necessari di necessità assoluta, ma da princìpi necessari solo ipoteticamente, come nell'esempio: « Se corre, si muove ».

3. Nulla impedisce, quando sono proposte due cose uguali sotto un medesimo aspetto, che si consideri per una di esse qualche condizione più favorevole, e che quindi la volontà si pieghi più verso l'una che verso l'altra.

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