Summa Teologica - I-II

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Articolo 2 - Se tutta la bontà o la malizia dell'atto esterno dipenda dalla bontà della volizione

In 2 Sent., d. 40, q. 1, a. 2

Pare che tutta la bontà o la malizia dell'atto esterno dipenda dalla volizione.

Infatti:

1. Sta scritto [ Mt 7,18 ]: « Un albero buono non può produrre frutti cattivi, né un albero cattivo produrre frutti buoni ».

Ora, secondo la Glossa [ ord. di Agost. ], qui albero sta per volontà, e frutto sta per operazione.

Quindi è impossibile che la volizione interiore sia buona e l'atto esterno cattivo, o viceversa.

2. S. Agostino [ Retract 1,9 ] insegna che si pecca solo con la volontà.

Se dunque non c'è peccato nella volontà, non ci sarà neppure nell'atto esterno.

E così tutta la bontà o la malizia dell'atto esterno dipende dalla volontà.

3. Il bene e il male di cui ora parliamo sono differenze degli atti morali.

Ora, le differenze suddividono il genere in maniera essenziale, come dice il Filosofo [ Met. 7,12 ].

Essendo dunque gli atti [ umani ] essenzialmente morali per il fatto che sono volontari, sembra che il bene e il male, in questi atti, dipenda solo dalla volontà.

In contrario:

S. Agostino [ Contra Mendacium 7 ] scrive che « ci sono delle azioni che né la bontà del fine, né quella della volontà possono rendere buone ».

Dimostrazione:

Si è già visto [ a. 1 ] che nell'atto esterno si possono considerare due specie di bontà o di malizia: l'una legata alla materia e alle debite circostanze, l'altra in ordine al fine.

Ora, quest'ultima dipende totalmente dalla volontà.

Invece quella che deriva dalla materia e dalle debite circostanze dipende dalla ragione; e da essa dipende anche la bontà del volere, in quanto tende verso di essa.

Ora, dobbiamo ricordare quanto abbiamo detto [ q. 19, a. 6, ad 1 ], che cioè perché un'azione sia cattiva basta un solo difetto, mentre perché sia buona in senso assoluto non basta un particolare aspetto di bene, ma si richiede una bontà integrale.

Se quindi la volontà è buona per il suo oggetto e per il fine, di conseguenza l'atto esterno sarà buono.

Invece la bontà del volere derivato dalla [ sola ] intenzione del fine non basta a rendere buono l'atto esterno: se dunque la volontà è cattiva, o per il fine inteso o per l'azione voluta, di conseguenza l'atto esterno sarà cattivo.

Analisi delle obiezioni:

1. La volontà buona, indicata nell'albero buono, deve la sua bontà all'azione voluta e al fine desiderato.

2. Uno pecca con la volontà non soltanto quando vuole un fine cattivo, ma anche quando vuole un'azione non buona.

3. È volontario non solo l'atto interno della volontà, ma anche l'atto esterno, in quanto procede dalla volontà e dalla ragione.

Quindi la differenza tra bene e male può interessare gli uni e gli altri atti.

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