Summa Teologica - I-II

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Articolo 4 - Se alcune passioni siano buone o cattive nella loro specie

II-II, q. 158, a. 1; In 4 Sent., d. 15, q. 2, a. 1, sol. 1, ad 4; d. 50, q. 2, a. 4, sol. 3, ad 3; De Malo, q. 10, a. 1

Pare che nessuna passione sia moralmente buona o cattiva nella sua specie.

Infatti:

1. Il bene e il male morale sono propri della ragione.

Ma le passioni sono nell'appetito sensitivo, per cui quanto è di ordine razionale è accidentale per esse.

Siccome dunque quanto è accidentale non appartiene mai alla specie di una cosa, è chiaro che nessuna passione nella sua specie è buona o cattiva.

2. Gli atti e le passioni ricevono la specie dall'oggetto.

Se quindi una passione dovesse essere specificamente buona o cattiva dovremmo considerare specificamente buone le passioni aventi per oggetto il bene, come l'amore, il desiderio, il gaudio, e specificamente cattive le passioni aventi per oggetto il male, come l'odio, il timore, la tristezza.

Ma ciò è evidentemente falso.

Quindi nessuna passione è specificamente buona o cattiva.

3. Non vi è una specie di passioni che non si trovi anche negli altri animali.

Invece il bene morale si trova soltanto nell'uomo.

Quindi non esiste una passione che sia nella sua specie buona o cattiva.

In contrario:

S. Agostino [ De civ. Dei 9,5 ] scrive che « la misericordia va attribuita alla virtù ».

E il Filosofo [ Ethic. 2,7 ] insegna che il pudore è una passione lodevole.

Quindi ci sono delle passioni specificamente buone o cattive.

Dimostrazione:

Dobbiamo ripetere a proposito delle passioni ciò che abbiamo detto a proposito degli atti [ q. 1, a. 3, ad 3; q. 18, aa. 5,6; q. 20, a. 1 ], e cioè che la specie degli atti e delle passioni può essere considerata sotto due aspetti.

Primo, come entità fisica: e in questo caso il bene o il male morale non determinano la specie dell'atto e della passione.

Secondo, come entità di ordine morale, cioè in quanto partecipano la volontarietà e il giudizio della ragione.

E in questo senso il bene e il male morale possono specificare una passione, in quanto questa può avere per oggetto una cosa che di per sé è consona o ripugnante alla ragione: come è evidente per il pudore, che è il timore di cose turpi, e per l'invidia, che è la tristezza per il bene altrui.

Così infatti il bene e il male specificano gli atti esterni.

Analisi delle obiezioni:

1. L'argomento portato vale per le passioni considerate nella loro specie fisica, cioè considerando l'appetito sensitivo in se stesso.

Ma in quanto l'appetito sensitivo obbedisce alla ragione, allora la bontà o la malizia delle passioni secondo l'ordine della ragione non è più accidentale, ma essenziale.

2. Le passioni che tendono al bene, se si tratta del vero bene, sono buone; e così pure quelle che si allontanano dal vero male.

Al contrario invece le passioni che consistono nell'allontanarsi da tale bene, o nell'avvicinarsi a tale male, sono cattive.

3. Negli altri animali l'appetito sensitivo non obbedisce alla ragione.

Tuttavia in quanto è guidato da una certa estimativa naturale sottoposta a una ragione superiore, cioè a quella divina, si trova in essi, quanto alle loro passioni, una certa somiglianza del bene morale.

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