Summa Teologica - I-II

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Articolo 1 - Se l'amore sia nel concupiscibile

In 3 Sent., d. 26, q. 2, a. 1; d. 27, q. 1, a. 2

Pare che l'amore non sia nel concupiscibile.

Infatti:

1. Sta scritto [ Sap 8,2 ]: « Questa ho amato », cioè la sapienza, « e ricercato fin dalla mia giovinezza ».

Ma il concupiscibile, facendo parte dell'appetito sensitivo, non può tendere verso la sapienza, che è superiore al senso.

Quindi l'amore non è nel concupiscibile.

2. L'amore sembra identificarsi con qualsiasi altra passione; scrive infatti S. Agostino [ De civ. Dei 14,7 ]: « L'amore, desiderando possedere ciò che ama, è concupiscenza; possedendolo e godendone, è gioia; fuggendo ciò che lo contraria, è timore; soffrendolo quando capita, è tristezza ».

Ora, non tutte le passioni sono nel concupiscibile: il timore p. es., che è qui ricordato, è nell'irascibile.

Quindi non si può affermare senz'altro che l'amore è nel concupiscibile.

3. Dionigi [ De div. nom. 4 ] parla di un amore naturale.

Ma l'amore naturale sembra appartenere piuttosto alle facoltà naturali, proprie dell'anima vegetativa.

Quindi l'amore, assolutamente parlando, non è nel concupiscibile.

In contrario:

Il Filosofo [ Topic. 2,7 ] afferma che « l'amore è nel concupiscibile ».

Dimostrazione:

L'amore è qualcosa che interessa la facoltà appetitiva: poiché oggetto dell'uno e dell'altra è il bene.

Per cui secondo le differenti tendenze appetitive abbiamo differenti amori.

C'è infatti un appetito che non deriva dalla conoscenza del soggetto appetente, ma da quella di un altro: e questo viene detto appetito naturale.

Infatti gli esseri naturali [ o fisici ] tendono alle cose conformi alla loro natura non mediante la propria conoscenza, ma in forza di quella di colui che ha istituito la natura, come si è spiegato nella Prima Parte [ q. 6, a. 1, ad 2; q. 103, a. 1, ad 1,3 ].

- C'è poi un altro appetito che segue la conoscenza dello stesso soggetto appetente, però la segue per necessità, e non in forza di un libero giudizio.

E tale è l'appetito sensitivo dell'animale; che però nell'uomo partecipa un riflesso di libertà, in quanto obbedisce alla ragione.

- C'è infine un terzo appetito che segue la conoscenza del soggetto appetente dietro un libero giudizio.

E questo è l'appetito razionale o intellettivo, denominato volontà.

Ora, in ciascuno di questi appetiti l'amore sta a indicare il principio del moto tendente al fine amato.

Ma nell'appetito naturale questo principio è la connaturalità del soggetto appetente con la cosa a cui tende, [ connaturalità ] che può essere detta amore naturale: come la connaturalità del corpo grave col centro [ di gravitazione ] è data dalla gravità, e può essere detta amore naturale.

E allo stesso modo l'armonizzarsi dell'appetito sensitivo, o della volontà, con un dato bene, cioè la compiacenza stessa nel bene, viene denominata amore sensitivo, oppure intellettivo o razionale.

Quindi l'amore sensitivo risiede nell'appetito sensitivo, come quello intellettivo nell'appetito intellettivo.

E appartiene al concupiscibile: poiché viene definito in rapporto al bene in assoluto, e non in rapporto al bene arduo, oggetto dell'irascibile.

Analisi delle obiezioni:

1. Quel testo parla dell'amore intellettivo o razionale.

2. Si dice che l'amore è timore, gioia, concupiscenza e tristezza non essenzialmente, ma causalmente.

3. L'amore naturale non è soltanto nelle facoltà dell'anima vegetativa, ma in tutte le potenze dell'anima, e anche in tutte le parti del corpo, e universalmente in tutte le cose: poiché, come insegna Dionigi [ De div. nom. 4 ], « ilbello e il bene sono amabili per tutti gli esseri: poiché ogni cosa ha una connaturalità con tutto ciò che le conviene secondo la sua natura ».

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