Summa Teologica - I-II

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Articolo 6 - Se una cosa possa essere odiata nella sua universalità

Infra, q. 46, a. 7, ad 3

Pare che non si possa odiare una cosa nella sua universalità.

Infatti:

1. L'odio è una passione dell'appetito sensitivo, derivato dalla conoscenza dei sensi.

Ma i sensi non possono conoscere l'universale.

Quindi non si può odiare una cosa nella sua universalità.

2. L'odio è causato da una discordanza, la quale si oppone all'idea di comunanza.

Ma quest'ultima è implicita nel concetto di universale.

Quindi non si può odiare una cosa nella sua universalità.

3. Oggetto dell'odio è il male.

Ora, come insegna Aristotele [ Met. 6,4 ], « il male è nelle cose, non nella mente ».

Siccome dunque l'universale è soltanto nella mente, che lo astrae dal particolare, sembra che l'odio non possa avere per oggetto un universale.

In contrario:

Il Filosofo [ Reth. 2,4 ] scrive che « l'ira si rivolge sempre ai singolari, l'odio invece investe anche il genere: tutti infatti odiano il ladro e il calunniatore ».

Dimostrazione:

Si può parlare dell'universale in due modi: primo, insistendo sulla stessa intenzione di universalità; secondo, considerando la natura a cui tale intenzione è attribuita: infatti è diversa la considerazione dell'universale uomo e dell'uomo in quanto uomo.

Se quindi prendiamo l'universale nel primo modo, allora nessuna potenza della parte sensitiva, né conoscitiva né appetitiva, può raggiungerlo: poiché l'universale è dovuto all'astrazione dalla materia individuale, nella quale invece è radicata ogni facoltà sensitiva.

[ Prendendo invece l'universale nel secondo modo ], una potenza sensitiva di percezione o di appetizione può avere una predisposizione universale verso un oggetto.

Come diciamo che l'oggetto della vista è il colore in genere, non perché la vista conosca il colore nella sua universalità, ma perché la conoscibilità del colore da parte della vista non gli è dovuta in quanto è questo colore particolare, ma semplicemente in quanto è un colore.

Così dunque anche l'odio della parte sensitiva può avere per oggetto una cosa nella sua universalità: infatti un dato essere può contrapporsi all'animale per la sua natura in genere, come il lupo alla pecora, e non solo in quanto particolare.

Quindi la pecora odia il lupo in generale.

- L'ira invece è sempre causata da qualcosa di particolare: poiché deriva da un atto nocivo, e gli atti appartengono a soggetti particolari.

Quindi il Filosofo [ cf. s.c. ] scrive che « l'ira si rivolge sempre ai singolari, mentre l'odio può riguardare anche la cosa nel suo genere ».

Invece l'odio esistente nella parte intellettiva può raggiungere l'universale nell'uno e nell'altro modo, poiché dipende dalla conoscenza universale dell'intelletto.

Analisi delle obiezioni:

1. Il senso non conosce l'universale in quanto universale, tuttavia può conoscere cose atte a ricevere l'universalità mediante l'astrazione.

2. Non può essere motivo di odio ciò che è comune a tutti.

Ma nulla impedisce che una cosa, pur essendo comune a molti uomini, si trovi tuttavia in dissonanza con altri, e perciò sia odiosa a questi ultimi.

3. La obiezioni è valida per l'universale considerato sotto l'intenzione di universalità: in questo caso infatti esso non è oggetto né della conoscenza né dell'appetito sensitivo.

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