Summa Teologica - I-II

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Articolo 5 - Se i piaceri corporali e sensibili siano più forti dei piaceri spirituali e intellettuali

In 4 Sent., d. 49, q. 3, a. 5, sol. 1; In Psalm. 18; In 1 Ethic., lect. 13; In 12 Metaph., lect. 8

Pare che i piaceri corporali e sensibili siano più forti dei piaceri spirituali e intellettuali.

Infatti:

1. Tutti, secondo il Filosofo [ Ethic. 10, cc. 2,4 ], hanno di mira qualche piacere.

Ma i più perseguono i piaceri sensibili e non i piaceri spirituali e intellettuali.

Quindi i piaceri corporali sono più intensi.

2. La grandezza della causa si conosce dagli effetti.

Ora, i piaceri sensibili producono effetti superiori: « infatti trasmutano il corpo, e in alcuni producono la pazzia », come scrive Aristotele [ Ethic. 7,3 ].

Quindi i piaceri del corpo sono superiori.

3. I piaceri del corpo hanno bisogno di essere frenati per la loro virulenza.

Invece i piaceri spirituali non hanno bisogno di freno.

Quindi i piaceri corporali sono maggiori.

In contrario:

Sta scritto nei Salmi [ Sal 119,103 ]: « Quanto sono dolci al mio palato le tue parole, più del miele per la mia bocca ».

E il Filosofo [ Ethic. 10,7 ] afferma che « il piacere più grande è quello che accompagna l'attività della sapienza ».

Dimostrazione:

Come si è già detto [ a. 1 ], il piacere deriva dal raggiungimento di un oggetto conveniente, conosciuto mediante il senso o l'intelletto.

Ora, bisogna considerare che tra le operazioni dell'anima, specialmente di quella sensitiva e intellettiva, alcune sono atti o perfezioni del soggetto operativo, poiché non passano su una materia esterna, come l'intellezione, la sensazione, il volere e simili: infatti le azioni [ transitive ] che passano su una materia esterna sono piuttosto azioni e perfezioni della materia alterata; per cui il moto viene definito da Aristotele [ Phys. 3,3 ]: « atto di un mobile da parte di un motore ».

Così dunque le suddette operazioni dell'anima sensitiva e intellettiva sono direttamente un bene del soggetto operante, e sono inoltre conosciute dal senso, o dall'intelletto.

Per cui il piacere scaturisce anche da esse, e non soltanto dal loro oggetto.

Ora, se confrontiamo i piaceri di ordine spirituale con i piaceri sensibili rispetto al godimento delle azioni medesime, p. es. quello prodotto dalla conoscenza dei sensi con quello dovuto alla conoscenza dell'intelletto, non c'è dubbio che i piaceri di ordine intellettuale sono superiori a quelli del senso.

Infatti la conoscenza intellettiva è più perfetta, e se ne ha maggiore coscienza, poiché l'intelletto riflette sul proprio atto più del senso.

Inoltre la conoscenza intellettiva è più amata: non c'è nessuno infatti, scrive S. Agostino [ De Trin. 14,14.18 ], che non preferirebbe essere privo della luce degli occhi piuttosto che della luce dell'intelletto, come un animale o un pazzo.

Se poi confrontiamo i piaceri di ordine spirituale con i piaceri sensibili e materiali [ in se stessi ], [ anche ] allora di per sé e assolutamente parlando sono maggiori i piaceri spirituali.

E ciò è dimostrabile in rapporto ai tre elementi costitutivi del piacere: cioè al bene raggiunto, al soggetto a cui detto bene inerisce e si unisce, e alla loro unione.

Infatti il bene spirituale è superiore al bene materiale, ed è più amato.

E lo prova il fatto che gli uomini si astengono anche dai più grandi piaceri e voluttà della carne per non perdere l'onore, che è un bene spirituale.

- Inoltre la parte intellettiva è più nobile e più aperta alla conoscenza che non la parte sensitiva.

- Infine l'unione del bene col soggetto è più intima, più perfetta e più durevole.

È più intima, perché il senso si ferma agli accidenti esterni di una cosa, mentre l'intelletto penetra fino alla sua essenza: infatti l'intelletto ha per oggetto l'essenza delle cose.

È più perfetta, perché l'unione dell'oggetto sensibile col senso implica il moto, che è un atto imperfetto: infatti i piaceri sensibili non sono pieni e simultanei, ma in essi c'è qualcosa che è già trascorso e qualcosa di cui si attende il compimento, come è evidente nei piaceri della gola e in quelli venerei.

Invece i beni spirituali trascendono il moto: per cui sono pieni e simultanei.

Ed è anche più duratura: poiché l'oggetto dei piaceri corporei è corruttibile, e presto finisce, mentre i beni spirituali sono incorruttibili.

Tuttavia in rapporto a noi i piaceri materiali sono più virulenti, per tre motivi.

Primo, perché i beni sensibili ci sono più noti di quelli spirituali.

- Secondo, perché i piaceri sensibili, essendo passioni dell'appetito sensitivo, sono accompagnati da un'alterazione fisiologica, il che non avviene nei piaceri spirituali, se non in forza di una certa ridondanza dell'appetito superiore su quello inferiore.

- Terzo, perché i piaceri materiali sono desiderati come medicine contro le deficienze e le molestie del corpo che provocano qualche dolore o tristezza.

Quindi i piaceri del corpo, succedendo a questi stati di tristezza, sono sentiti maggiormente, e quindi sono più accetti dei piaceri spirituali, che non hanno tristezze contrarie, come vedremo [ q. 35, a. 5 ].

Analisi delle obiezioni:

1. I più cercano i piaceri del corpo perché i beni sensibili sono meglio conosciuti dalla maggioranza.

E anche perché sentono il bisogno dei piaceri come medicina contro molteplici dolori e tristezze: per cui essendo la maggior parte degli uomini incapace di raggiungere i piaceri spirituali, riservati alle persone virtuose, ne viene che i più si volgono verso i piaceri corporali.

2. L'alterazione fisiologica è più legata ai piaceri del corpo perché questi ultimi sono passioni dell'appetito sensitivo.

3. I piaceri corporali risiedono nella parte sensitiva, che viene regolata dalla ragione: perciò hanno bisogno di essere temperati e frenati dalla ragione.

Invece i piaceri spirituali risiedono nell'anima, che è la regola stessa: per cui sono in se stessi sobri e moderati.

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