Summa Teologica - I-II

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Articolo 4 - Se il piacere possa trovarsi nell'appetito intellettivo

Infra, q. 35, a. 1; In 1 Sent., d. 45, q. 1, a. 1; In 4 Sent., d. 49, q. 3, a. 1, sol. 1, 2

Pare che nell'appetito intellettivo sia da escludere il piacere.

Infatti:

1. Il Filosofo [ Reth. 1,11 ] scrive che « il piacere è un moto sensitivo ».

Ma un moto sensitivo non risiede nella parte intellettiva.

Quindi il piacere non può trovarsi nella parte intellettiva.

2. Il piacere è una passione.

Ma tutte le passioni sono nell'appetito sensitivo.

Quindi il piacere non può trovarsi che nell'appetito sensitivo.

3. Il piacere è comune agli uomini e alle bestie.

Quindi esso è soltanto nella parte che è comune a noi e alle bestie.

In contrario:

Sta scritto [ Sal 37,4 ]: « Riponi il tuo piacere nel Signore ».

Ma l'appetito sensitivo non può estendersi fino a Dio.

Quindi il piacere può trovarsi nell'appetito intellettivo.

Dimostrazione:

Come si è già detto [ a. prec. ], c'è un piacere che deriva dalla conoscenza razionale.

Ora, tale conoscenza non commuove soltanto l'appetito sensitivo che si applica a un dato concreto e singolare, ma commuove anche l'appetito intellettivo, ossia la volontà.

Ed è così che in questo appetito, cioè nella volontà, si trova quel piacere che è detto gioia; non però il piacere corporale.

Tuttavia tra il piacere dei due appetiti c'è questa differenza, che il piacere dell'appetito sensitivo è accompagnato da un'alterazione fisiologica, mentre nell'appetito intellettivo non c'è se non il semplice moto della volontà.

E in base a ciò S. Agostino [ De civ. Dei 14,6 ] scrive che « la bramosia e la letizia non sono altro che la volontà che acconsente a ciò che vogliamo ».

Analisi delle obiezioni:

1. In quella definizione del Filosofo l'aggettivo sensitivo sta a indicare genericamente una qualsiasi conoscenza.

Infatti egli stesso altrove [ Ethic. 10,4 ] afferma che « si ha il piacere secondo tutti i sensi; e così pure secondo l'intelletto e la speculazione ».

- Ma si potrebbe anche rispondere che egli qui vuole definire il piacere dell'appetito sensitivo.

2. Propriamente parlando, il piacere è una passione in quanto si produce con una trasmutazione fisiologica.

E in questo senso va escluso dall'appetito intellettivo, dove si trova invece come semplice moto [ dello spirito ]: in questo senso infatti si trova anche in Dio e negli angeli.

Per cui il Filosofo [ Ethic. 7,14 ] afferma che « Dio gode con una sola semplice operazione ».

E Dionigi [ De cael. hier. 15,9 ] scrive che « gli angeli non sono capaci dei nostri piaceri corruttibili, ma godono di Dio con una letizia incorruttibile ».

3. In noi non c'è soltanto il piacere che ci fa simili alle bestie, ma anche quello che ci fa simili agli angeli.

Quindi Dionigi aggiunge che « gli uomini santi sono fatti partecipi delle gioie degli angeli ».

E così non c'è in noi il solo piacere dell'appetito sensitivo, che ci accomuna alle bestie, ma anche quello dell'appetito intellettivo, che si associa agli angeli.

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