Summa Teologica - I-II

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Articolo 2 - Se il timore disponga al consiglio o deliberazione

In Psalm. 26

Pare che il timore non disponga al consiglio o deliberazione.

Infatti:

1. Una stessa cosa non può disporre ed essere di ostacolo al consiglio.

Ma il timore ostacola il consiglio: infatti tutte le passioni turbano la quiete, che è richiesta per il buon uso della ragione.

Quindi il timore non dispone al consiglio.

2. Il consiglio è un atto della ragione che pensa e delibera sul futuro.

Ora certi timori, come dice Cicerone [ Tusc. disp. 4,8 ], « sconvolgono i pensieri e fanno uscire la mente da se stessa ».

Perciò il timore non favorisce, ma piuttosto ostacola il consiglio.

3. Si ricorre ugualmente al consiglio o deliberazione sia per evitare il male che per raggiungere il bene.

Ma come il timore mira a evitare il male, così la speranza mira a raggiungere il bene.

Quindi il timore non dispone alla deliberazione più della speranza.

In contrario:

Il Filosofo [ Reth. 2,5 ] insegna che « il timore dispone al consiglio ».

Dimostrazione:

Uno può essere disposto a deliberare in due modi.

Primo, per il proposito e la preoccupazione di deliberare.

E in questo senso il timore dispone al consiglio.

Poiché, come dice il Filosofo [ Ethic. 3,3 ], « deliberiamo sulle cose importanti, in cui quasi non ci fidiamo di noi stessi ».

Ora, le cose che incutono timore non sono i mali puri e semplici, ma quelli che hanno una certa gravità: sia perché sono appresi come difficili a impedirsi, sia perché vengono considerati imminenti, secondo le spiegazioni date [ q. 42, a. 2 ].

Per cui gli uomini cercano di consigliarsi specialmente quando temono.

Secondo, si dice che uno è disposto a deliberare per l'attitudine a farlo.

E in questo senso né il timore né le altre passioni dispongono alla deliberazione.

Poiché a chi è affetto da qualche passione le cose si presentano più grandi o più piccole di quanto siano in realtà: come a chi ama l'oggetto amato si presenta più buono, e a chi teme le cose temute si presentano più temibili.

E così, per questa mancanza di rettitudine nel giudicare, qualsiasi passione di per sé ostacola la deliberazione.

Analisi delle obiezioni:

1. In questo modo è risolta anche la prima obiezioni.

2. Più una passione è forte e più ostacola chi la subisce.

Perciò quando il timore è forte l'uomo vuole deliberare, ma si turba tanto nei suoi pensieri da non poter giungere a una deliberazione.

Se invece il timore è lieve, tale da suscitare la preoccupazione di deliberare senza però turbare gravemente la ragione, allora può anche favorire la capacità di ben deliberare, con la preoccupazione che produce.

3. Anche la speranza dispone al consiglio o deliberazione: poiché, come dice il Filosofo [ Reth. 2,5 ], « nessuno delibera su cose di cui dispera »; e altrove [ Ethic. 3,3 ] osserva che non si delibera sugli impossibili.

Però il timore dispone al consiglio più della speranza.

Poiché la speranza ha per oggetto il bene possibile a conseguirsi, mentre il timore ha per oggetto il male difficile a impedirsi: e così il timore è legato alla obiezioni più della speranza.

Ora, noi deliberiamo specialmente nelle cose difficili, in cui quasi non ci fidiamo di noi stessi, come si è detto [ nel corpo ].

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