Summa Teologica - I-II

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Articolo 1 - Se un abito possa risiedere nel corpo

In 3 Sent., d. 23, q. 1, a. 1

Pare che nel corpo non possa risiedere alcun abito.

Infatti:

1. Come afferma Averroè [ De anima 3, comm. 18 ], « l'abito è un mezzo col quale uno agisce quando vuole ».

Ma le operazioni materiali, essendo di ordine fisico, non obbediscono alla volontà.

Quindi nel corpo non ci può essere alcun abito.

2. Tutte le disposizioni del corpo sono facili a perdersi.

Invece l'abito è una qualità difficile a perdersi.

Quindi nessuna disposizione del corpo può essere un abito.

3. Tutte le disposizioni corporee sottostanno all'alterazione.

Ma l'alterazione appartiene soltanto alla terza specie della qualità, che esclude gli abiti.

Quindi nessun abito risiede nel corpo.

In contrario:

Il Filosofo nei Predicamenti [ 6 ] afferma che la salute e l'infermità insanabile del corpo sono denominate abiti.

Dimostrazione:

Come si è già spiegato [ q. 49, aa. 2 ss. ], l'abito è la disposizione di un soggetto che è in potenza a qualche forma o a qualche operazione.

Ora, nessun abito, in quanto disposizione all'operare, risiede principalmente nel corpo.

Infatti ogni operazione del corpo deriva o dalle sue qualità fisiche, o dall'anima che lo muove.

Ora, rispetto alle operazioni derivanti dalla natura il corpo non riceve disposizioni mediante gli abiti: poiché le potenze naturali sono determinate a un unico atto, e sopra [ q. 49, a. 4 ] abbiamo detto che la disposizione da parte dell'abito si richiede quando il soggetto è in potenza a più cose.

Tuttavia le operazioni compiute dal corpo sotto la mozione dell'anima appartengono principalmente all'anima stessa, ma secondariamente anche al corpo.

Ora, gli abiti sono proporzionati alle operazioni: quindi « da determinati atti sono causati abiti consimili », come dice Aristotele [ Ethic. 2,1 ].

Perciò le disposizioni a tali atti sono principalmente nell'anima, ma possono risiedere nel corpo in modo secondario: cioè in quanto il corpo stesso viene disposto e abituato a servire prontamente alle operazioni dell'anima.

Se invece parliamo della disposizione del soggetto rispetto alla forma, allora anche nel corpo, che sta all'anima come un soggetto alla sua forma, si possono trovare disposizioni affini all'abito.

E in questo senso si dicono disposizioni abitudinarie la salute, la bellezza e altre cose del genere.

Esse tuttavia non hanno perfettamente il carattere di abiti: poiché le loro cause sono per natura facilmente trasmutabili.

Alessandro [ di Afrodisia ] invece, come riferisce Simplicio [ Comm. praed. 8 ], sosteneva addirittura che l'abito, o disposizione della prima specie, non sarebbe in alcun modo nel corpo; e affermava che la prima specie della qualità è soltanto nell'anima.

Per cui quando Aristotele nei Predicamenti [ 6 ] parla della salute e della malattia non le inserirebbe nella prima specie della qualità, ma se ne servirebbe solo per portare un esempio, così da rendere questa idea: come la malattia e la salute possono essere facilmente o difficilmente amovibili, così possono esserlo le qualità della prima specie, denominate abiti e disposizioni.

- Ma ciò è evidentemente contro l'intenzione di Aristotele [ Praed. 6 ].

Sia perché questi si serve della stessa espressione nel portare l'esempio della salute e della malattia e quello della virtù e della scienza [ l. cit. ].

Sia perché nella Fisica [ 7,3 ] mette espressamente tra gli abiti la bellezza e la salute.

Analisi delle obiezioni:

1. L'argomento vale per gli abiti che sono disposizioni all'operazione e per gli atti del corpo che derivano dalla natura, ma non vale per gli atti che derivano dall'anima, e il cui principio è la volontà.

2. Le disposizioni del corpo per se stesse non sono mai durature, data la mutabilità delle cause materiali.

Tuttavia possono essere durature rispetto a un determinato soggetto, nel senso che non possono essere perdute perdurando quel dato soggetto; oppure in quanto sono strettamente connesse con altre disposizioni.

Invece le qualità dell'anima sono per se stesse durature, data l'immutabilità del soggetto.

Perciò Aristotele [ Praed. 6 ] non dice che la salute durevole è senz'altro un abito, ma che è « come un abito », secondo l'espressione del testo grec [ cf. Praed., l. cit. ].

Invece le qualità dell'anima sono dette semplicemente abiti.

3. Secondo alcuni le disposizioni corporee appartenenti alla prima specie della qualità differiscono da quelle della terza specie per il fatto che le qualità della terza specie sono in moto o in divenire, e perciò sono denominate passioni o qualità passibili.

Quando invece raggiungono la perfezione, e in qualche modo la loro specie, allora rientrano nella prima specie della qualità.

- Ma Simplicio [ l. cit.] respinge questa spiegazione, poiché in tal caso il riscaldamento dovrebbe essere nella terza specie e il calore nella prima; e invece Aristotele mette il calore nella terza.

Perciò Porfirio, come lo stesso Simplicio [ ib. ] riferisce, afferma che nei corpi le passioni, o qualità passibili, differiscono dalla disposizione e dall'abito per la sola intensità.

Cosicché quando una cosa riceve il calore in modo da esserne soltanto riscaldata, ma non da poter riscaldare, allora si produce la sola passione, se è del tutto passeggera, oppure la qualità passibile, se è duratura.

Quando invece si intensifica al punto da poter riscaldare, allora si ha una disposizione; e se si insiste al punto da rendere tale qualità difficile a togliersi, allora si ha un abito.

Quindi la disposizione sarebbe dovuta all'intensificarsi e al perfezionarsi di una passione, o di una qualità passibile, e l'abito all'intensificarsi di una disposizione.

Ma Simplicio disapprova questa spiegazione, poiché tale intensificazione non comporta una diversità dalla parte della forma, derivando soltanto da una diversa partecipazione di essa da parte del soggetto.

Per cui non si arriverebbe a distinguere le varie specie della qualità.

Perciò bisogna rispondere diversamente, e cioè che il solo contemperarsi delle qualità passibili in modo conforme alla natura è già una disposizione, come si è detto [ q. 49, a. 2, ad 1 ]: e quindi l'alterazione delle qualità passibili, cioè del caldo e del freddo, dell'umido e del secco, provoca di riflesso l'alterazione del soggetto secondo la malattia e la salute.

Ma questa alterazione non appartiene primariamente e di per sé agli abiti e alle disposizioni.

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